La maternità surrogata reato universale è l'ennesima azione omofoba del governo Meloni contro gli omosessuali: che vergogna.
Il disegno di legge per rendere la gestazione per altri reato universale nasce con un intento preciso, che nulla ha a che fare con la «mercificazione del corpo femminile e dei bambini», come ha detto Giorgia Meloni QUI. Si tratta, piuttosto, di una legge contro gli omosessuali, con il preciso scopo di sterilizzarli. Non c’è da stupirsi, del resto l’Italia è un Paese sempre più oscurantista, ma c’è da aver paura, perché uno Stato che fa di tutto per rendere inesistente una parte dei suoi cittadini, soffocandone la voce, i desideri e, di fatto, la libertà di esistere, è molto pericoloso.
Il disegno di legge Varchi, che era già stato approvato alla Camera e che ieri ha ottenuto il via libera anche al Senato, dimostra – nel caso servisse – che l’Italia è un Paese profondamente omofobo.
La maternità surrogata reato universale è una legge contro i gay
Andiamo con ordine: in Italia, non c’è il matrimonio egualitario per le coppie omosessuali, ma soltanto l’unione civile; questo, in altre parole, vuol dire che i gay non possono accedere all’adozione. Il percorso della GPA, che di per sé viene scelto per il 90% dalle coppie eterosessuali, nel momento in cui è reato universale, impedisce ancora una volta alle coppie gay di avere figli (ma non alle coppie etero, e più avanti vi spiego il perché). Morale della storia: gli omosessuali, in Italia, non possono diventare genitori. Ed è questo, nel caso ancora qualcuno non l’avesse compreso, ciò che il governo Meloni voleva: annientare, indebolire, oscurare la comunità LGBTQIA+. Sterilizzarla, in altre parole.
Come dicevo, le coppie eterosessuali che non possono avere figli hanno accesso all’adozione (nonostante le tante lungaggini e difficoltà), alla fecondazione assistita e alla GPA. Perché, sì, è vero che è reato universale per tutte le coppie, ma in che modo si può verificare che una coppia etero abbia fatto ricorso alla gestazione per altri all’estero? E sottolineo “all’estero”, perché in Italia è vietata dal 2004.
Al contrario, è molto facile venire a sapere che una coppia gay (formata da due uomini o due donne) abbia fatto ricorso alla GPA. Conseguentemente, sarà facile rendere impossibile la vita delle famiglie omogenitoriali e, soprattutto, dei loro figli, gli stessi figli che Giorgia Meloni e i suoi dicono di voler proteggere. Quindi, le famiglie gay dovranno far fronte a lunghi processi in tribunale, correndo il rischio di perdere i figli che hanno messo al mondo.
La maternità surrogata reato universale crea un clima intimidatorio
Ma, nel caso non fosse chiaro, qui il punto non è l’esito del processo, perché la legge Varchi, la cui applicabilità è ancora fumosa e incerta, vuole scoraggiare gli omosessuali prima di intraprendere il percorso della GPA. Lo scopo, in altre parole, è di creare un clima intimidatorio, di paura, di incertezza e di precarietà: chi vorrebbe intraprendere la GPA, sapendo di rischiare il carcere o multe da migliaia di euro? Nessuno. Ed è questo l’obiettivo di Giorgia Meloni: fare in modo che la comunità LGBTQIA+ se ne stia in un angolo, in disperare e in silenzio, senza avanzare pretese. Ai gay, in Italia, è concesso di esistere, ma solo se diventano trasparenti. Non si devono vedere.
Insomma, la GPA – che è considerata alla stregua di crimini di guerra o genocidi – è l’ennesima crudeltà dell’Italia contro la comunità LGBTQIA+. È un’inaccettabile violenza di Stato. È un’inaccettabile omofobia di Stato.