Giovanbattista Cutolo, chi era? Perché è stato ucciso e come è morto?

Cosa è successo a Giovanbattista Cutolo? Il ragazzo è morto giovanissimo: chi lo ha ucciso a Napoli? I dettagli a seguire

Giovanbattista Cutolo è tristemente noto per esser stato ucciso a soli 24 anni da un colpo di pistola il 31 agosto del 2023.

Ma cosa è successo? La notizia della morte del ragazzo ha sconvolto Napoli e l’Italia tutta: il giovane è stato raggiunto dai colpi di arma da fuoco in Piazza Municipio, nel pieno centro della città. Giovanbattista Cutolo era conosciuto soprattutto nell’ambiente musicale per essere uno fra i più talentuosi suonatori di corno nell’Orchestra Scarlatti Camera Young.

La sua morte ha rappresentato un vero e proprio shock per chiunque: Giovanbattista Cutolo non faceva parte in alcun modo di baby gang e al contempo non aveva alcun legame con la criminalità organizzata. Suo padre – il regista teatrale Franco Cutolo – è stato il fondatore della Compagnia “Li Febi Armonici”.

Perché è stato ucciso Giovanbattista Cutolo?

Giovanbattista Cutolo era uno studente al Conservatorio di San Pietro a Majella: nel 2020 aveva partecipato alla rassegna Musica sotto le stelle a Villa Piagnatelli insieme ad altri ragazzi di Scarlatti Winds, un laboratorio musicale di alta formazione dell’Orchestra Scarlatti. Ancora, poi, aveva preso parte alla manifestazione Napoli suona ancora.

Il cadavere del giovane è stato rinvenuto all’alba del giorno seguente alla sua morte, in Piazza Municipio, incrocio Via Cristoforo Colombo. Giovanbattista è stato ucciso con un solo colpo di pistola e sul caso i primi a indagare sono stati i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli, sotto il comando di Alfredo Fabbrocini.

Dalle prime indagini è subito emerso che Giovanbattista Cutolo sia morto a seguito di una banale lite per il parcheggio di un motorino. Il ragazzo avrebbe avuto un diverbio con un’altra persona: stiamo parlando di un 17enne che – subito dopo il fatto – è stato individuato e portato in Questura. Il ragazzino è stato condannato a 20 anni di carcere, come stabilito dal Gup del Tribunale dei Minorenni di Napoli Umberto Lucarelli.

Età alla morte

Come abbiamo accennato, Giovanbattista Cutolo è morto a soli 24 anni.

Genitori

Come abbiamo detto, il padre di Giovanbattista è noto per esser una personalità artistica molto conosciuta nella zona; sua madre, invece, è diventata ormai un volto pubblico poiché spesso si è battuta per la memoria del figlio. Dopo la morte del ragazzo, la donna ha raccontato di esser stata chiamata da Giorgia Meloni in persona.

Ecco le sue parole: “Mi ha chiamato dal suo numero privato. Ho risposto, ci ho messo un po’ a capire che era davvero la Meloni. È stata una conversazione tra due madri, sincera ed accorata, mi è sembrato di conoscerla da sempre. Le ho chiesto se potevo chiamarla Giorgia, mi ha risposto “Certo che devi chiamarmi Giorgia””.

E ancora: “Poi mi ha fatto una domanda: “Che cosa posso fare per te”. Non ho avuto neanche un attimo di esitazione, voglio incontrati, ho risposto, devi aiutarmi a fare in modo che altre madri non vivano più drammi come questo. La criminalità non può averla vinta, dobbiamo proteggere i nostri ragazzi, la parte sana del Paese, il futuro che vorremmo”.

Chi l’ha ucciso?

A quanto pare, il 17enne responsabile della morte di Giovanbattista Cutolo si è detto da subito pentito e sotto shock, come ha riferito il suo legale Davide Piccirillo. Ecco le sue parole: “È difficile parlare di quello che è successo. È una tragedia per tutti. Il ragazzo è pentito. Ha chiesto scusa ai suoi genitori e valuteremo la possibilità di scuse alla famiglia del musicista. Ha metabolizzato il suo gesto ed è molto provato e risentito per quello che ha commesso”.

L’assassino di Giovanbattista ha avuto una vita molto difficile e una fedina penale già sporca in tenera età; il ragazzo ha vissuto gran parte della sua adolescenza nei Quartieri Spagnoli di Napoli e ha avuto qualche condanna precedente per tentato omicidio. A soli 13 anni. Sempre il suo avvocato, infatti, ricorda quanto segue: “Ha avuto un episodio quando aveva 13 anni e la sua non imputabilità ha indotto i magistrati a fargli intraprendere un percorso di tre anni che lui ha superato, tanto è vero che ha risolto il vecchio problema”.

Anche il padre del minore, all’epoca dei fatti, si dichiarava sconvolto e ben propenso ad accettare la pena per suo figlio, qualsiasi essa fosse decisa dal Tribunale. L’uomo, disperato, si era lasciato sfuggire queste parole in una dichiarazione pubblica subito dopo il fatto: “Chiedo perdono, mio figlio deve pagare”.

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