Nel riempirici la bocca del politicamente corretto, conosciamo il suo significato e perchè la destra italiana lo usa come arma?
Il Politicamente corretto perché viene usato come arma dalla destra italiana? Nel report che segue scopriamo tutti i dettagli!
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Nel dopoguerra, negli anni Cinquanta e Sessanta, il pensiero progressista della sinistra era rivolto essenzialmente al superamento delle differenze tra le diverse classi sociali, manifestato con l’impegno di consentire a tutti i cittadini l’accesso ai diritti fondamentali, senza nessuna distinzione. Questa era una sorta di carta d’identità del politicamente corretto dove, in pratica, l’interesse ideologico comune aveva come primario obiettivo salute, istruzione, lavoro, casa alla portata di tutti e non soltanto di una parte della cittadinanza.
Gli studi sociologici, politologici e filosofici degli ultimi decenni hanno evidenziato un mutamento del pensiero progressista, attribuendo al politicamente corretto una connotazione prettamente riferita puramente a temi di natura ideologico-intellettuale. Ed ecco che il fenomeno del politicamente corretto assume un significato squisitamente ambientalista, con una sensibilità di tipo animalista. Non solo. Iniziano e vanno avanti le battaglie del gender e del movimento LGBTQIA+, così incisive e precise, capaci di manifestarsi sia nelle sedi istituzionali sia in quelle pubbliche.
Perché, allora, la destra italiana utilizza il linguaggio politicamente corretto come arma? Di seguito sveliamo i retroscena!
Cosa vuol dire politicamente corretto?
Come abbiamo detto, il linguaggio cosiddetto politicamente corretto non è soltanto una forma di espressione ma, in effetti, rappresenta una vera e propria ideologia.
Quotidianamente vengono utilizzati termini come nero o negro in maniera spontanea, senza fermarsi a riflettere se rivolgersi con uno o l’altro possa essere un’offesa. In effetti si tratta soltanto di convenzioni di linguaggio e, se veramente si desidera comportarsi con rispetto verso l’altro, è più onesto esercitare e attuare concretamente la “parità dei diritti e dei doveri per tutte le persone”. Questo senza distinguere il colore della pelle, della religione, dell’orientamento sessuale, l’identità di genere, le origini etniche o le disabilità.
Perché il politicamente corretto viene usato come arma dalla destra italiana?
Per spiegare come la destra italiana utilizza il politicamente corretto, faremo un esempio. Usare senza misura parole come “tette”, “culo”, “migno**a” vuol dire essere volgare. Vuol dire rivolgersi all’altro in maniera poco rispettosa ma non politicamente scorretto.
“Dire sindaca, invece di sindaco, ministra invece di ministro, avvocata invece di avvocato, non significa rispettare di più quella funzione se è esercitata da una donna” . Non significa nemmeno sottolineare un maggiore contenuto etico. Vuol dire soltanto soffermarsi sulla desinenza della parola stessa, senza a evidenziare il contenuto dell’attività svolta, della professione, dell’esercizio delle funzioni.
Eppure c’è chi combatte intere battaglie, invece che andare a dedicarsi alla “sostanza dei fatti e delle scelte”.
Chi porta avanti oggi il politicamente corretto, potrebbe essere definito come un massificatore, nel vero senso della parola. Dove massificare vuol dire affermare un pensiero unico, dove non c’è spazio per il confronto e la dialettica. Si tratta di una linea molto sottile, in cui il progresso, scientifico e sociale, potrebbe essere visto dalla destra come negazionismo.
In qualche modo la destra italiana tende a rifugiarsi nel politicamente corretto, tendendo a mimetizzare la sua posizione dietro un falso conformismo, molto vicino al modernismo. In effetti, questo pseudo progressismo è un modo come un altro per manifestare un pensiero unico e “perbene”. E chi si dissocia, o vorrebbe prendere le distanze, da quel modo di mostrarsi perbenista, potrebbe rischiare di venire emarginato dal contesto sociale.