Sharenting, condividere e genitori. Tre termini strettamente collegati che si intersecano tra loro senza il consenso dei propri figli!
Sharenting è il fenomeno del momento, nato in sordina nei primi anni del Duemila e oggi diffuso in maniera plateale. Qual è il suo significato? Di seguito parliamo dei rischi, della proposta di legge e delle news a riguardo in Italia!
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Neologismo creato negli Stati Uniti d’America, il termine Sharenting si è diffuso a macchia d’olio da circa un ventennio, diventando un vero e proprio fenomeno internazionale.
Rivolto principalmente alla relazione tra genitori e figli, fare Sharenting oggi è una manifestazione diffusissima sui social media, dove appaiono fotografie di bambini a qualsiasi età, intenti a vivere la loro vita e ignari che, nello stesso tempo, ci sono milioni di persone che li guardano. Non solo. Le loro foto, simpatiche e originali, rimarranno nel web per tempi indelebili.
In quanti sappiamo con precisione cosa è in effetti lo Sharenting e quali effetti – devastanti – potrebbe generare? In Italia come è regolamentata questa pratica? Nel report che segue troverete la risposta a questo e altro ancora!
Sharenting cos’è e qual è il suo significato?
La parola Sharenting deriva dai termini inglesi share (condividere) e parenting (genitorialità). Nella società contemporanea lo sharenting si traduce, quindi, come la condivisione di immagini sui social media dei propri figli, tra Instagram, Facebook, TikTok e le rispettive storie.
Sono parecchi i genitori, infatti, che hanno l’abitudine di condividere le fotografie dei propri bimbi, pubblicando ogni piccolo progresso, dai momenti intimi alle prime emozioni, tra ecografie, video e altro ancora. Quello che potrebbe apparire come una pratica gradevole nel documentare ricordi indelebili, in effetti, offusca molto la realtà, nascondendo anche diversi rischi.
Rischi
È chiaro che Shatering coincida con una sproporzionata e assidua sovraesposizione online di bambine e bambini. Il grande guaio si presenta perché tale esibizione è priva del loro consenso, sia perché troppo piccoli e ancora incapaci da comprenderne le implicazioni sia perché generalmente non viene loro richiesta l’autorizzazione.
Le bambine e i bambini, fin dai loro primi istanti di vita, sviluppano in tal modo la loro impronta digitale che rimarrà come un tatuaggio nella loro vita futura. In altre parole, quei piccoli inconsapevoli protagonisti della foto dei primi passi, di un tuffo in piscina o di un momenti simpatico e imbarazzante, da grandi potrebbero vedere danneggiata la loro immagine, anche professionale.
Un eventuale datore di lavoro potrebbe trovare inappropriati alcuni post condivisi in età infantile, influenzandone l’assunzione. Come anche durante l’adolescenza gli stessi sarebbero fonte di scherno da parte di coetanei poco empatici. Essendo un archivio digitale, inoltre, lo Sharenting ripetuto e costante, nonché pubblico, va a violare la privacy, rendendo del tutto vulnerabile la bambina o il bambino.
Non solo. Il rischio più grave è quello riferito ai malintenzionati del web, a tutte quelle persone cioè che vanno alla costante ricerca di materiale pedopornografico per fini non del tutto illeciti!
Con il dilagare degli influencer, sono tanti i minori che finiscono, loro malgrado, nel web. A far parte di storie condivise sui social non sono soltanto i figli dei comuni mortali, ma anche e soprattutto quelli dei personaggi “famosi” che, tra un post e l’altro, vanno a implementare le loro finanze.
Primi tra tutti gli ex Chiara Ferragni e Fedez che dei loro Leone e Vittoria hanno pubblicato tutto e di tutto, fin dal primo loro vagito.
Proposta di legge sullo Sharenting
Firmata dagli onorevoli Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti e Nicola Fratoianni, esponenti di Alleanza Verdi-Sinistra, è stata depositata alla Camera dei Deputati è una proposta di legge intitolata “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”. Il testo della PdL dovrebbe tutelare i minori sul web poiché fa riferimento a tutti i pericoli dello sharenting: dallo sfruttamento commerciale alla pedopornografia.
La proposta di legge è composta da tre articoli che non vietano l’esposizione mediatica dei minori ma la limitano. Viene introdotta, infatti, l’obbligatorietà di informare l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) con una dichiarazione sottoscritta da entrambi i genitori.
Per ridurre il rischio dello sfruttamento dell’esposizione delle bambine e dei bambini per fini commerciali, la PdL chiede di vincolare i genitori al deposito di eventuali guadagni in un conto bancario intestato al loro figlio, al quale potra accedere soltanto lui una volta compiuti i diciotto anni.
Inoltre, cosa forse più importante, la PdL richiede che, al compimento del quattordicesimo anno, il minore possa acquisire l’oblio digitale, cioè chiedere la rimozione dal web di tutti i contenuti che lo vedono protagonista.
Ultime notizie in Italia in fatto di Sharenting
A oggi in Italia non esiste nessuna legge che possa vietare ai genitori di condividere selvaggiamente ogni contenuto dei propri figli nel web.
Se approvata, la proposta di legge di cui abbiamo parlato sopra, andrà a limitare sensibilmente tutti i genitori, tra papà e mamme influencer, la pubblicazione di immagini, fotografie e video dei propri figli. Infine, ma non per ultimo, gli influencer nostrani non avranno più la possibilità di guadagnarci sopra. Potrebbe essere un buon sistema per rendere più consapevole la condivisione delle immagini, ponendo una sorta di filtro legale alla pratica dello sharenting.
Nel mondo contemporaneo, dove i social media hanno cambiato le modalità di vita, lo sharenting è un campanello d’allarme che ci chiede di trovare un equilibrio nuovo, per apprezzare pienamente la condivisione ma non perdere di vista la privacy.
Ben venga, quindi, la proposta di legge che mira a fermare lo sfruttamento commerciale dei minori da parte dei genitori influencer.