Angelica Schiatti non è solo vittima di Morgan: ecco una riflessione sul caso della cantautrice, che ha denunciato Castoldi quattro anni fa.
Quella di Angelica Schiatti, vittima di stalking, revenge porn e diffamazione da parte di Morgan, non è solo la storia di Angelica Schiatti, purtroppo. È, semmai, la storia della maggior parte delle donne che denuncia una violenza da parte di un uomo. E l’esito, troppo spesso, è quello di non ottenere mai giustizia perché, prima della fine del processo, arriva la morte per mano del proprio carnefice.
È successo, succede e continua a succedere. La storia di Schiatti, tuttavia, ha – se così si può definire – un punto a suo favore, che – nel tempo – è stato pure un enorme svantaggio. Mi spiego meglio: la fama di Angelica Schiatti, cantautrice indie, del suo attuale compagno, Calcutta, e del suo persecutore, Morgan, ha fatto sì che la sua vicenda finisse sulle prime pagine dei giornali. Prima con l’approfondimento di Selvaggia Lucarelli su Il Fatto Quotidiano, poi con tutti i media che hanno riportato la notizia, è venuto a galla che la sua non è solo una storia di violenza, ma anche di cattiva giustizia (la persecuzione è andata avanti anche dopo la denuncia, perché – nonostante sia stato attivato il codice rosso – non è stato disposto alcun divieto di avvicinamento; inoltre, tra rinvii e lungaggini, il processo è iniziato da pochi mesi dopo quattro anni dalla prima denuncia; infine, il giudice ha accolto la richiesta della difesa di tentare un accordo tra Schiatti e Morgan).
Tuttavia, per questa stessa ragione, Schiatti è stata vittima più volte: non solo quando ha subito gli atti persecutori da parte di Morgan, ma anche quando il cantante le ha mandato dei messaggi attraverso il mezzo televisivo e quando, come accennavo, il giudice ha accolto la richiesta della difesa di tentare un accordo tra le parti.
Angelica Schiatti vittima non solo di Morgan
Ma andiamo con ordine: nonostante ci fosse una denuncia e un un processo in atto, di cui tutti erano a conoscenza, in questi anni la tv, la politica e l’ambiente discografico non hanno preso le distanze da Morgan, anzi. Ha firmato un contratto con la Warner Music, ha presenziato a eventi legati proprio alla violenza contro le donne, è stato scritturato per un programma in Rai (improvvisamente cancellato dai palinsesti della prossima stagione) e, tra le tante altre cose, è stato uno dei concorrenti di Ballando con le stelle.
Proprio nella trasmissione di Milly Carlucci, Morgan ha fatto un monologo sulla violenza del ghosting (che consiste nel chiudere una relazione senza dare spiegazioni), facendo passare Angelica Schiatti per carnefice. Come ha spiegato l’avvocata di Schiatti «Ciò che Morgan pretendeva dalla mia assistita con toni violentissimi era quel famigerato “ultimo appuntamento” a cui si consiglia sempre fermamente di non andare, per ovvi motivi». La Rai, dunque, si è fatta portatrice di un messaggio totalmente sbagliato, fuorviante e pericoloso. Solo la criminologa Roberta Bruzzone, presente nel programma, è intervenuta con queste parole: «La sofferenza per essere stati lasciati non legittima la persecuzione di chi ha deciso di non voler avere più nulla a che fare con voi/noi».
E poi, come dicevo, nel momento in cui il giudice ha accolto la richiesta della difesa di tentare un accordo tra Schiatti e Morgan, Angelica ha subito la cosiddetta vittimizzazione secondaria, che di fatto è quel fenomeno per cui la vittima diventa responsabile (o corresponsabile) di ciò che ha subito, viene scoraggiata a parlare apertamente della propria situazione o persino a denunciare l’accaduto (in questo caso, di fronte alla richiesta di trovare un accordo, la posizione di Schiatti e Morgan viene parificata e la responsabilità di chiudere il processo è nelle mani della vittima).
In definitiva…
Quattro anni, insomma, in cui la vittima è diventata ancora più vittima. Sta succedendo ad Angelica Schiatti, succede ogni giorno a migliaia di donne e ciò che fa più riflettere, per quanto è terrificante, è il fatto che Angelica possa ancora lottare, dopo anni, per un semplice motivo: non è morta ammazzata dal suo carnefice. Tutto ciò fa male solo a scriverlo, non posso nemmeno immaginare cosa significhi viverlo.