«Ci sono almeno due calciatori gay nella Nazionale», perché sarebbe importante sapere chi sono

«Nella Nazionale di calcio ci sono almeno due calciatore gay non dichiarati», ecco chi lo ha detto e perché il coming out sarebbe importante

Marrazzo ha dichiarato che nella Nazionale italiana, attualmente impegnata agli Europei 2024, ci sarebbero almeno due calciatori gay non dichiarati. Questa affermazione ha acceso un dibattito sull’importanza del coming out nello sport e le difficoltà che i calciatori affrontano.

L’omosessualità nel mondo del calcio rimane un tema delicato e spesso tabù, nonostante i progressi nella lotta per i diritti LGBT+ in molti settori della società. Fabrizio Marrazzo, segretario e leader del Partito dei Gay, ha recentemente sollevato la questione in un’intervista a La Zanzara, la trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio 24.

Le parole di Fabrizio Marrazzo sui calciatori della Nazionale «Almeno due gay non dichiarati»

Fabrizio Marrazzo ha lanciato una provocazione che ha immediatamente catturato l’attenzione: «Nella Nazionale italiana ci sono uno o due calciatori gay non dichiarati. Dovrebbero fare dichiarazioni pubbliche, sarebbe importante in quell’ambiente». Questa rivelazione fa eco a quelle di Alessandro Cecchi Paone nel 2012, che avevano suscitato reazioni controverse, tra cui la famosa replica di Antonio Cassano: «Fr*ci in Nazionale? Speriamo non ci siano, problemi loro…».

Marrazzo ha spiegato che in Italia, attualmente, solo Jakub Jankto, che milita nel Cagliari, ha fatto coming out, e questo dopo che si è trasferito dall’estero. Anche Thomas Hitzlsperger, ex giocatore della Lazio, aveva fatto coming out solo dopo aver lasciato l’Italia.

Entrambi hanno dichiarato che dichiararsi LGBT nel mondo del calcio può portare a significativi svantaggi professionali. «Sicuramente ce n’è uno, sull’altro stiamo facendo verifiche. Stiamo cercando di capire se le informazioni che abbiamo sono corrette», ha aggiunto Marrazzo, sottolineando che l’omosessualità, nel contesto calcistico italiano, è ancora vista come un ostacolo per la carriera di un giocatore.

Il coming out sarebbe importante, ma resta una scelta privata

Marrazzo ha sottolineato l’importanza del coming out, non solo per la visibilità e l’accettazione degli atleti LGBT+, ma anche per il cambiamento culturale che ne deriverebbe. «Se si sentissero di fare coming out sarebbe meglio, ma è una scelta privata», ha affermato, riconoscendo il diritto dei calciatori a mantenere la loro vita privata al sicuro dalle pressioni pubbliche. Tuttavia, la visibilità è fondamentale per combattere i pregiudizi e favorire un ambiente più inclusivo e accogliente.

La reticenza a dichiararsi apertamente è legata a diversi fattori, tra cui il timore delle reazioni negative dei tifosi e delle ripercussioni sulla carriera. Marrazzo ha ricordato che l’unico calciatore in Italia ad aver fatto coming out, Jankto, ha affrontato critiche anche da parte di figure istituzionali, come il ministro dello Sport Andrea Abodi. Questo scenario scoraggia molti atleti dal dichiarare la propria identità, per paura di compromettere la loro posizione professionale e la loro sicurezza personale.

L’importanza del coming out nello sport va oltre la semplice dichiarazione di identità sessuale; rappresenta un passo verso l’uguaglianza e l’inclusione. Tuttavia, la scelta di fare coming out deve essere rispettata come una decisione profondamente personale. La speranza è che, con il tempo, l’accettazione e il supporto per gli atleti LGBT+ aumentino, creando un ambiente dove non sarà più necessario nascondere chi si è davvero.

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