Alda Merini, tutta la storia vera: biografia e perché è stata in manicomio

Tutta la storia vera di Alda Merini, la poetessa dei Navigli che ha segnato la stroia della poesia del Ventesimo secolo!

Alda Merini è la poetessa dei Navigli, grande personaggio della letteratura italiana del XX secolo. Di seguito tutta la sua storia vera: dal manicomio alle sue intense poesie!

Leggi anche: Margherita Hack chi è e cosa ha scoperto? Il Nobel per cosa l’ha vinto?

Poetessa italiana tra le più importanti del Ventesimo secolo, Alda Merini ha vissuto un’esistenza segnata da momenti di grande creatività e periodi di profonda sofferenza. Con le sue poesie, passionali e intense, è riuscita a toccare tematiche importanti come l’amore, la morte, la follia e la fede, segnando indelebilmente la letteratura italiana.

Ancora oggi la sua figura, tormentata e forte, continua a essere fonte di ispirazione. Sicuri di conoscere Alda Merini? Di seguito conosciamo la sua vita!

Biografia

Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931, il primo giorno di primavera. La sua è una famiglia di condizioni modeste, con il padre Nemo Merini, primogenito di otto figli di un conte comasco ma diseredato per aver sposato una contadina. Nemo, quindi, diventa impiegato presso un’assicurazione, mentre la madre, Emilia Painelli, si occupa della casa. Alda è secondogenita di tre figli, tra Anna, nata il 26 novembre 1926, ed Ezio, nato il 23 gennaio 1943.

Dell’infanzia della Merini conosciamo tutto ciò che lei stessa ha scritto in brevi note autobiografiche, in occasione della seconda edizione dell’Antologia dello Spagnoletti: “Ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo studio fu sempre una mia parte vitale”.

Mentre il padre di Alda è uomo colto e dolce che a cinque anni le regala un vocabolario, sua madre è severa, distante e altera, le impedisce di leggere i libri della biblioteca paterna poiché per lei vede un futuro di moglie e madre. Negli anni della scuola elementare, Alda ha avuto una crisi mistica, episodio che porta incomprensioni tra madre e figlia, al punto che Alda si vendica e, per dispetto, si veste da mendicante con stracci, come se fosse di famiglia povera, dicendo di essere orfana. La madre la punisce con percosse.

Intanto la famiglia Merini, nel corso di un bombardamento, perde la casa. Il padre di Alda rimane a Milano con Anna, la figlia maggiore, mentre Alda con il fratello minore Ezio e sua madre si trasferiscono a Vercelli, sistemandosi per tre anni in un cascinale. Dopo tre anni la famiglia riesce a ricongiungersi, trovando la residenza in un piccolo monolocale.

Carriera di Alda Merini

Dopo aver frequentato i tre anni di avviamento al lavoro presso l’Istituto Professionale Femminile Mantegazza, in via Ariberto, Alda Merini cerca di essere ammessa al Liceo Manzoni di Milano: non ci riesce per non aver superato la prova di italiano. Nello stesso periodo si dedica allo studio del pianoforte, strumento musicale che ha sempre amato.

Come autrice Alda Merini debutta a soli quindici anni, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea dal 1909 al 1949. Quando torna a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti, emozionata per mostrarla al padre, lui la straccia in mille pezzi dicendo alla figlia: “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane”.

Figlie e marito

Il 9 agosto 1953 Alda Merini ha sposato Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano. Con lui la poetessa ha avuto un rapporto tormentato e burrascoso, durante il quale sono nate le sue quattro figlie: Emanuela, Barbara, Flavia e Simona.

Dopo la morte del marito nel 1981, Alda Merini è rimasta sola. In quel periodo sembrava anche essere ignorata dal mondo letterario, per cui ha una crisi molto profonda, nel tentativo, spesso inutile, di diffondere i suoi versi.

Secondo marito

Affrontando grosse difficoltà economiche, Alda Merini è costretta ad affittare una stanza del proprio appartamento a un pittore. Intanto nasce una comunicazione telefonica con l’anziano poeta Michele Pierri, che ha sposato nell’ottobre del 1983, trasferendosi a Taranto.

Purtroppo le sue condizioni di salute sono sempre traballanti. Anche se la poetessa ha ritrovato la serenità con il secondo marito, nel luglio del 1986 la Merini è ricoverata nuovamente in ospedale psichiatrico, dove vive ancora una volta il dramma della sua malattia.

Morte di Alda Merini

Nel 2004 Alda Merini è molto malata a causa di una neoplasia tumorale. Ricoverata presso l’ospedale San Paolo di Milano, lì muore il 1° novembre 2009, all’età di 78 anni.

Per lei viene allestita la camera ardente, aperta il 2 e il 3 del mese, mentre i funerali di Stato sono stati celebrati nel pomeriggio del 4 novembre nel Duomo di Milano. Oggi Alda Merini è tumulata al Cimitero Monumentale di Milano, nella Cripta del Famedio, accanto alla tomba di Giorgio Gaber.

Perché Alda Merini è stata in manicomio?

Internata nel 1947 per un mese nella clinica psichiatrica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare, Alda Merini incontra così “le prime ombre della sua mente”.

Dopo alcuni amori capaci di farla disperare ma non distruggere e le quattro maternità, non semplici per un’anima come la sua, arriva per la Merini una crisi depressiva molto forte. La poetessa dei Navigli trascorre così dieci lunghi e dolorosi anni in diversi istituti psichiatrici, dove subisce pesanti cure, spesso inumane, tra cui l’elettroshock.

Nonostante le oggettive difficoltà, Alda Merini non smette mai di scrivere. Grazie alla sua poesia riesce a esprimere la sua sofferenza, nella ricerca di comprendere anche la sua malattia. Altra ancora di salvezza per lei è il rapporto con lo psichiatra che la cura, il dottor Enzo Gabrici, che la spinge a “riprendere in mano la penna e attraversare il dolore con la potenza della parola”.

Poesie

Diventata celebre per la sua poesia intensa e profonda, Alda Merini ha saputo toccare le corde più intime dell’animo umano, forte delle sue toccanti esperienze di vita. La sua fama è cresciuta negli anni Ottanta e Novanta, quando ha pubblicato alcune delle sue opere più importanti, come La Terra Santa e La presenza di Orfeo, entrambi del 1984, Vuoto d’amore (1991) e Superba è la notte (2000).

Tra le tante sue opere, ricordiamo in particolare la poesia Sono nata il ventuno a primavera, contenuta nella raccolta Vuoto d’amore (Einaudi, 1991). Qui la poetessa celebra la propria data di nascita ma non solo. Nel breve componimento di appena nove versi, la Merini riassume tutto il significato della sua vita, donandoci il suo autoritratto più complesso e variegato:

“Sono nata il ventuno a primavera

ma non sapevo che nascere folle 

aprire le zolle 

potesse scatenar tempesta. 

Così Proserpina lieve 

vede piovere sulle erbe, 

sui grossi frumenti gentili 

e piange sempre la sera. 

Forse è la sua preghiera”.

Nel 1996 è stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura da parte del Pen Club Italiano. Nel 2009, l’anno della sua morte, è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Italiana, ma ha rifiutato l’incarico per motivi di salute.

(Clicca su una delle 2 foto)
Seguici su Instagram