Andrea Purgatori, le cause della morte non tornano «Il tumore era scomparso»

Andrea Purgatori come è morto: indagati 4 medici tra cui il cardiologo: «Non c'erano più metastasi al cercello»

La morte di Andrea Purgatori è momentaneamente avvolta nel mistero. Il giornalista aveva iniziato delle cure per delle presunte metastasi al cervello, che dopo il decesso e la conseguente autopsia non sono più state ”ritrovate”, sollevando interrogativi e legittimi dubbi.

Quattro medici sono attualmente sotto indagine: l’incidente probatorio, fissato per il 21 marzo, si propone di chiarire le circostanze che hanno portato al suo decesso, avvenuto il 19 luglio. Il giornalista, ufficialmente, è scomparso in seguito a quanto sembrava essere un tumore. Tuttavia, la sua famiglia ha immediatamente presentato denuncia per verificare se ci fosse stata una diagnosi errata o eventuali errori nelle cure che potrebbero aver contribuito alla sua morte.

Il tumore c’era davvero?

L’incidente probatorio in programma ha lo scopo di fare luce sulla vera causa della morte di Andrea Purgatori e di individuare eventuali negligenze mediche che potrebbero aver contribuito al suo decesso. La domanda che ci si pone è se la morte del giornalista possa essere considerata un caso di malasanità, ossia se ci siano stati degli errori o delle omissioni da parte del personale medico che abbiano compromesso la sua salute e la sua vita.

L’autopsia ha stabilito che non c’erano metastasi e, quindi, le domande nascono spontaneamente: non c’erano mai state o la terapia aveva semplicemente fatto effetto? Se la diagnosi del tumore era errata, le cure, ipoteticamente non necessarie, potrebbero aver indebolito il giornalista causandone la morte?

Andrea Purgatori come è morto? La vera causa della morte

Secondo l’autopsia la morte effettiva del giornalista sarebbe stata causata da un’infezione cardiaca. Questa nuova informazione solleva interrogativi cruciali sulla gestione dei suoi problemi cardiaci e sull’efficacia delle procedure diagnostiche che sono state eseguite.

L’incidente probatorio, previsto per il 21 marzo, avrà il compito di approfondire se ci siano stati ritardi o errori nella cura dei problemi cardiaci di Andrea Purgatori. Sarà anche fondamentale valutare se la Tac (Tomografia Assiale Computerizzata, ndr) è stata eseguita correttamente e se ha fornito informazioni precise e utili per la diagnosi e il trattamento del paziente.

Queste nuove informazioni aggiungono un ulteriore livello di complessità all’inchiesta in corso, poiché si cerca di capire se la morte del giornalista possa essere stata evitata con un trattamento più tempestivo e accurato dei suoi problemi cardiaci. La famiglia di Purgatori e l’opinione pubblica attendono con ansia i risultati di questo incidente probatorio, sperando che porti a una maggiore chiarezza e responsabilità nella gestione dei casi di salute e nell’erogazione delle cure mediche.

Chi sono i 4 medici indagati?

Come riportato da Vanity Fair, da tempo sono sotto indagine il radiologo Gianfranco Gualdi e il suo assistente Claudio Di Biasi, che hanno eseguito la Tac presso la clinica Pio XI, dove il giornalista è stato trattato. Anche la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, che faceva parte della stessa equipe medica, e il cardiologo Guido Laudani, che era responsabile delle cure del giornalista, sono stati iscritti nel registro degli indagati.

I quattro medici sono stati iscritti nel registro degli indagati per responsabilità colposa nella morte del paziente, poiché si ritiene che possano aver commesso errori o ritardi che hanno contribuito al decesso del giornalista.

Tra i quattro periti incaricati di valutare la situazione, come riportato da Repubblica, ci sono il neuro radiologo Alberto Beltramello, il medico legale Adriano Tagliabracci, il cardiologo Pasquale Perrone Filardi e lo specialista di malattie infettive Pierluigi Viale. È importante notare che questi periti non hanno collegamenti con il territorio né con gli indagati, garantendo così una valutazione imparziale della situazione.

La loro expertise sarà fondamentale nel determinare eventuali negligenze mediche o errori diagnostici che potrebbero aver contribuito alla morte del giornalista, contribuendo così alla giustizia e alla chiarezza nell’ambito di questo caso delicato.

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