Un noto attore non ha potuto lavorare in Rai per via del suo essere gay: di chi stiamo parlando? Il nome vi lascerà senza parole...
Un noto attore gay ha rivelato di non aver potuto lavorare in Rai proprio per via del suo orientamento sessuale: di chi stiamo parlando?
A raccontare il triste episodio è Leo Gullotta nella sua ultima intervista al Corriere della Sera; l’attore siciliano ha ripercorso la sua carriera, prendendo in esempio anche gli anni in cui ha deciso di dire al mondo che fosse gay. A quanto pare, il periodo successivo alla rivelazione è stato per lui molto difficile…
A causa della scelta di fare coming out, infatti, l’attore è stato messo al bando dalla Rai e non ha potuto più lavorarvi. Gullotta disse al mondo di essere gay nel 1995: “Ero alla conferenza stampa di presentazione del film di Christian De Sica ‘Uomini, uomini, uomini’, storia di quattro omosessuali borghesi. A un certo punto un giornalista mi chiese se ero omosessuale. Risposi: Sì. Perché? Mi dica. Rimase zitto. Ma tutto questo fece molto scalpore. Oggi abbiamo fatto qualche passo avanti per fortuna”.
All’epoca l’attore gay aveva 50 anni e da ormai 20 viveva le sue storie d’amore al riparo dai riflettori per non svelare al mondo il suo orientamento sessuale: “Fino ai 30 anni ho vissuto una vita eterosessuale, poi ho capito che la cioccolata non mi piaceva più: desideravo la crema, e così ho fatto”. Nel 2019 – a 70 anni – ha sposato Fabio Grossi, il suo compagno da ormai ben 44 anni.
Noto attore gay allontanato dalla Rai per il suo orientamento sessuale
Leo Gullotta decise di dire a tutti che è gay e questo gli costò un allontanamento dalla Rai, in particolare dalla fiction su Padre Pino Puglisi, nel 2012. Ecco le sue parole al Corriere: “In quel momento Puglisi era in odore di beatificazione e un funzionario Rai ebbe paura che lo mandassero via perché un personaggio del genere non poteva essere interpretato secondo lui da un omosessuale. Alla Chiesa però non interessa assolutamente nulla di tutto questo, ho fatto tanti personaggi in abito talare e la Chiesa non mi ha mai detto nulla”.
E poi conclude così: “In un Paese democratico come l’Italia mi sono sentito dire: no guarda, tu non lavori con noi perché sei omosessuale, Quell’episodio mi fece molto male. Durò un pomeriggio, cominciai a protestare, ad alzare il ditino: era sbagliato, volevo che me lo dicesse in faccia chi lo aveva deciso. Ma la mia domanda veniva sempre elusa: la colpa era sempre di qualcun altro. I diritti sono arrivati, ma moltissimo si deve ancora fare, non solo per gli omosessuali”.