L’Italia odia le donne e il 2023 l’ha ampiamente dimostrato

L'Italia ha un problema con le donne e il 2023 l'ha dimostrato chiaramente: la prima donna Premier, se è possibile, ha peggiorato le cose.

Il 2023 sta per concludersi ed è tempo di fare un bilancio, tirare una linea e sommare i fatti politici, di cronaca, di spettacolo che hanno come comune denominatore la donna. Il risultato, ve lo anticipo, non vi piacerà. Anzi, mi auguro che non vi piaccia, perché quello che sta succedendo in Italia è sintomatico di un Paese fortemente maschilista, pericolosamente ancorato a un’idea della donna assai patriarcale, anacronistica e stereotipata.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalla politica: l’Italia, nel 2022, ha eletto la sua prima Presidente del Consiglio donna, pensando, ingenuamente, che tanto bastasse per raggiungere, finalmente, la tanto auspicata parità sociale e salariale. Niente di più lontano dalla realtà: un cattivo presagio, in verità, c’era stato sin dall’inizio, quando Meloni aveva chiesto esplicitamente di essere chiamata “il” e non “la” Presidente.

Poi, però, le cose sono persino peggiorate, perché la nostra Premier ha affossato la proposta di legge per la parità salariale, ha alzato l’iva su assorbenti e pannolini, ha votato contro la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, ha detto che «una donna che mette al mondo almeno due figli offre al Paese un grande contributo» e infine ha difeso il lupo Giambruno dicendo che le ragazze possono evitare la violenza se tengono gli occhi aperti (attribuendo alle vittime, quindi, la corresponsabilità di una violenza). Inoltre, supportata da Eugenia Roccella, ministra per le pari opportunità e la famiglia, è contro l’aborto.

Ma veniamo alla cronaca: sono più di cento, nel 2023, i femminicidi in Italia. E se questo dato è allarmante, c’è un altro fatto che è altrettanto pericoloso: c’è chi nega che, dietro i femminicidi, ci sia un problema culturale. La violenza di genere, in altre parole, è considerata ancora un insieme di fatti isolati e non un fenomeno sistemico che affonda le proprie radici in una cultura patriarcale.

E poi c’è il mondo dello spettacolo, nello specifico quello della musica, che conferma che un problema, in Italia, ci sia eccome: emblematico è il caso di Elodie, che fa quello che tutte le popstar fanno da sempre, ovvero esprimersi attraverso il canto e la performance, che include il corpo e il movimento. Eppure sono mesi, ormai, che è diventata il bersaglio di un’Italia bigotta e retrograda, che tenta di delegittimarla dicendo «Mostra il corpo perché non ha altro da esibire».

Inutile sottolineare che lo stesso trattamento non venga riservato agli uomini, eppure di uomini che puntano (e mostrano indisturbatamente) la propria fisicità ce ne sono tanti.

Insomma, in Italia, nel 2023, essere donna è quasi uno svantaggio, una condizione sfavorevole di cui ci si occupa solo quando si è nei paraggi di un femminicidio, allora lì sì che tutti si accorgono che un problema, di fatto, c’è. Ma è necessario che una donna muoia perché si parli delle donne.

Il 2024 è alle porte e la violenza che le donne sono costrette a subire è preoccupante, e – no – non parlo solo di quelle uccise, ma di quelle che ogni giorno devono giustificarsi, faticare il doppio, lottare, manifestare per fare ciò che gli uomini fanno di diritto. Quindi, ahinoi, parlo di tutte le donne.

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