Morgan devolverà metà dei soldi del suo cachet di X Factor in beneficenza: perché non basta e perché non può più salvarsi
Morgan ci prova a uscire fuori dall’ennesima trappola che si è creato da solo. Dopo i fatti, ma soprattutto le parole, del concerto di Selinunte e la conseguente ondata di critiche, il cantautore tenta di riemergere dalla sua stessa poltiglia con un atto di beneficenza: devolverà metà del suo cachet come giudice di X Factor a favore di una struttura di accoglienza per ragazzi rifiutati dalle famiglie di origine per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o perché hanno avviato un percorso di transizione.
L’annuncio fatto è pressoché impeccabile. Morgan, quando non è preso da se stesso, sa bene come si usano le parole. Al concerto tributo per Franco Battiato, però, ha dimenticato come e quali non si usano. Ora chiede scusa, si auto-mette alla gogna, non chiede che il suo errore venga cancellato ma utilizzato per far del bene. Conclude alludendo al paradosso di essere diventato lui un oppresso, in cerca di aiuto e comprensione.
Le frasi al posto giusto, le parole scelte con il microscopio, il pathos, la difesa personale e l’autocritica, più una manciata di soldi in beneficenza. Oseremmo dire che Morgan più che un cantautore si stia trasformando in un politico o in un influencer. L’atteggiamento è lo stesso di quando questi ultimi vengono beccati con le mani nella marmellata. Ecco di seguito il suo annuncio:
https://www.instagram.com/p/CwpTusDsCc3/?img_index=1
Perché la beneficenza non basta
Onestamente, non ce la sentiamo di condividere il pensiero del: ‘‘poteva andare peggio, poteva non scusarsi”. Beh. Ci mancava anche. Eh sì, ha fatto qualcosa. Ma era necessario per lui farlo. Quando al MAXII è andato in scena quell’ abominevole teatrino sessista in cui lui e Sgarbi erano protagonisti, il musicista è passato indenne all’analisi dei commentatori. La maggior parte dell’opinione pubblica ha additato principalmente il critico d’arte in quanto portavoce di quelle esternazioni. Ma Morgan, in quel caso, non aveva un lavoro da perdere. Quindi non sono stati necessarie prese di posizione. Né soldi in beneficenza ad un ente femminista.
E allora cosa può fare? Niente, non può fare niente. Può educarsi. Continuare a dare soldi in beneficenza (quelli non bastano mai). Può praticare del sano silenzio e curarsi la rabbia e l’ignoranza. Quel che è detto resta. E lui lo sa bene quanto le parole siano importanti e quanto non possano e non debbano essere cancellate.
Ha commesso un errore e deve essere punito per sempre? Non per sempre se mostrerà di meglio, ma neanche per il momento considerato che in Italia non c’è pena per le frasi omofobe. Ma la condanna resta e deve restare: non si dimentica. E non basta un assegno per pulirsi la coscienza. Forse basta per mantenere una sedia da giudice. Ma non una tra gli artisti.