Cosa è successo all'orsa Amarena? L'animale è stato ucciso da Andrea Leombruni, ma perché? I dettagli a seguire nell'articolo
È morta l’orsa Amarena, mascotte dell’Abruzzo: l’animale è stato ucciso da Andrea Leombruni, un 56enne che ha sparato con un fucile proprio in direzione della bestia. Dopo il fatto ha cercato di giustificarsi, ma in che modo?
L’orsa Amarena è stata uccisa ieri nella periferia di San Benedetto dei Marsi, proprio fuorib dal parco dell’Area Contigua; la notizia è stata poi riportata dal Parco Nazionale sui social, accompagnata dalla foto dell’animale ormai morto. Sul posto, dopo l’uccisione, sono accorse le Guardie del Parco: l’orsa era scesa con i suoi cuccioli. Il veterinario del Parco è intervenuto solamente per accertare il decesso dell’orsa, ferita gravemente.
Andrea Leombruni – l’uomo che ha ucciso Amarena – è stato identificato dai Guardiaparco e immediatamente sottoposto alle indagini dei Carabinieri locali. Il 56enne, giustificandosi, ha dichiarato: “Sono sceso sulla mia tenuta perché pensavo fossero i ladri. Ho avuto paura e ho sparato”. Il Pnalm – Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise, ha invece dichiarato quanto segue: “L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco”.
E poi ancora: “Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo”. L’orsa Amarena è stata ferita a morte alla schiena; non ci sarebbe stata, dunque, alcuna aggressione.
Chi è Andrea Leombruni?
Come abbiamo detto, Andrea Leombruni è il 56enne conosciuto in tutta Italia per aver ucciso a fucilate l’orsa Amarena, da sempre simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo. L’animale era sceso insieme ai suoi cuccioli; come specificano i Guardiaparco, la bestia era confidente e non ha mai destato alcuna preoccupazione per l’essere umano. L’orsa, infatti, non ha mai mostrato aggressività; dopo lo sparo è rimasta agonizzante in terra sotto lo sguardo sgomento di decine e decine di persone arrivate sul posto.
I suoi cuccioli, con lei al momento degli spari, sono scappati via e non si sono mai potuti riavvicinare alla loro mamma. Al momento, comunque, possiamo apprendere che l’arma usata da Andrea Leombruni è stata confiscata, insieme al bossolo espulso e ad altre tre armi della stessa persona; la Procura di Avezzano – sotto il PM Maurizio Maria Cerrato – ha aperto un fascicolo nei confronti del 56enne per il reato 544 bis del codice penale, creato ad hoc per chiunque procuri crudeltà o morte di animali senza necessità.
Cosa rischia chi ha ucciso l’orsa Amarena?
Andrea Leombruni, per aver ucciso l’orsa Amarena rischia dai 4 ai 2 anni di carcere. Nel frattempo, comunque, gli inquirenti si stanno accertando se fosse legittimato a detenere le armi da fuoco che possedeva. L’uomo, ribadiamo, ha spiegato di aver sparato perché spaventato dai rumori nella sua proprietà, convinto che fossero ladri.
Nel momento in cui si è trovato l’orsa davanti, poi, avendola vista alzarsi su due zampe, avrebbe caricato il fuoco sentendosi in pericolo. Ora bisognerà capire se le dichiarazioni di Leombruni corrispondono realmente a verità. Nel frattempo, comunque, il Presidente della Regione, Marco Marsilio, ha voluto spendere due parole su quanto accaduto ad Amarena.
Ecco la sua dichiarazione: “La notizia dell’uccisione a colpi di fucile dell’orsa Amarena rappresenta un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione che lascia dolore e rabbia per un gesto incomprensibile. In tutti questi anni le comunità fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di saper convivere con gli orsi senza mai interferire con le loro abitudini. Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione. Confidiamo nelle indagini che sono state avviate dalle forze dell’ordine e dai vertici del parco, che hanno già individuato il responsabile, affinché la giustizia faccia il suo corso. Sono pronto a costituire la Regione come parte civile contro questo delinquente per tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra gente. Invito le comunità locali e tutti i turisti a continuare ad osservare tutte le norme prescritte affinché gli animali presenti sul territorio possano vivere indisturbati nel loro habitat”.