Andrea Delogu ha rivelato di andare in analisi da dieci anni, ma il tema della salute mentale, in Italia, è ancora un tabù.
I fatti: Andrea Delogu, di recente, su Twitter, ha parlato del suo percorso di analisi, che porta avanti da dieci anni. Il suo post, com’era prevedibile, ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, che ha portato alla luce tutta l’ignoranza, la superficialità e il pressappochismo che esistono (ancora) intorno al tema della salute mentale.
Su tutti, a colpirmi è stato il commento di un utente che le ha scritto quanto segue: «Io mi domando a cosa serve l’analisi a persone che sono belle, famose, realizzate, star della TV, che partecipano a party esclusivi e che non hanno problemi di soldi. È una cosa che non concepisco! Prova la vita “normale” poi ne riparliamo!».
Io mi domando a cosa serve l'analisi a persone che sono belle, famose, realizzate, star della TV, che partecipano a party esclusivi e che non hanno problemi di soldi. In sostanza sono ViP. È una cosa che non concepisco! Prova la vita "normale" poi ne riparliamo!
— Fil971 (@Fil9711) July 18, 2023
Poche righe che confermano che abbiamo un problema serio, pericoloso, che provoca un danno a tutti, dal momento che nessuno ne è immune: le malattie mentali non sono considerate malattie; conseguentemente, alla salute mentale non viene attribuita la stessa dignità di quella fisica. Si pensa, erroneamente e sbrigativamente, che le malattie mentali siano stati d’animo, quindi qualcosa di transitorio, momentaneo. Ma c’è addirittura chi pensa che si tratti di capricci, di problemi di cui si cura solo chi non fa una «vita normale».
Andrea Delogu parla di salute mentale, ma l’Italia non è (ancora) pronta
A conferma di quello che dico, vi pongo una domanda: qualcuno avrebbe avuto da ridire, se Andrea Delogu, anziché parlare di psicologia, avesse detto che è in cura per un problema fisico? Qualcuno le avrebbe detto che «i problemi veri sono altri», se avesse parlato di un disturbo di tipo fisico? Qualcuno l’avrebbe invitata a provare «la vita normale», se avesse detto di soffrire di un qualsiasi altro problema di salute? La risposta la conosciamo tutti: è no.
Il problema è sempre lo stesso: quello della salute mentale è un tema ancora tabù. All’evidente disinformazione, poi, si aggiunge anche il fatto che molti vogliano convincersi che la psicoterapia sia un vezzo per persone ricche, qualcosa a cui si interessano solo quelli che vivono un’esistenza sconnessa dalla «vita vera» (quale sia la vita vera, tuttavia, non è dato saperlo).
Purtroppo, si fa ancora una gran fatica a parlare di malattie mentali, a farsi ascoltare e farsi prendere sul serio. Si fa fatica persino a far comprendere la cosa più importante: riguardano tutti, nessuno ne è escluso, non c’è un’età in cui si è più predisposti alla malattia. Prima ne saremo consapevoli, prima impareremo a intervenire per tempo.
Bisogna curare le malattie mentali come si fa con tutte le altre, perché non sono «un momento che poi passa». Un braccio rotto non si aggiusta se fai finta che funzioni, allo stesso modo una mente non torna sana se non viene curata. E non si rimanda la cura perché «i problemi veri sono altri», perché le malattie mentali sono pericolose e mettono a rischio la vita, esattamente come tutte le altre malattie.