Miss Italia non permetterà alle donne transgender di parteciparvi: Mirigliani ha spiegato il perché appellandosi a un regolamento vetusto.
Patrizia Mirigliani, figlia dello storico patron di Miss Italia Enzo Mirigliani, ha fatto sapere che il suo concorso non ha alcuna intenzione di aprirsi alle donne transgender. In Italia, in buona sostanza, non capiterà quello che è successo in Olanda, dove Rikkie Valerie Kollé, modella e attrice transgender, ha vinto la fascia di Miss.
Partiamo da un fatto incontestabile: il concorso di Miss Italia è di Patrizia Mirigliani e lei è libera di non modificarne il regolamento, che – come da lei sottolineato – «sin da quando è nato, prevede la precisazione secondo la quale bisogna essere donna sin dalla nascita».
A me, in tutta onestà, fa sorridere che ci si appelli a un regolamento di ben settantasette anni fa (Miss Italia nasce nel 1946) per giustificare il fatto di non comprendere che l’autodeterminazione sia la chiave di una società civile, inclusiva, non discriminatoria. E mi fa sorridere, ma è un sorriso amaro, che si utilizzi un regolamento inevitabilmente vetusto per giustificare un atteggiamento discriminante. Perché, diciamocelo senza girarci intorno, le regole di Miss Italia, che è un concorso ormai in declino, finito per essere trasmesso in streaming tra l’indifferenza generale, possono anche essere modificate.
La società si evolve, perché cambiano le consapevolezze delle persone, e non prenderne atto significa vivere in una realtà finta, cristallizzata, immobile. Una realtà che, lo si voglia o no, non esiste. Il «si è sempre fatto così», a mio avviso, è un disvalore, non un pregio, e rivela chiusura, intransigenza e anche una certa ignoranza.
Per Patrizia Mirigliani le donne transgender rappresentano una «strategia assurda»
Ma non è questo il fatto che reputo più grave. Ciò che mi ha colpito (negativamente) è un’altra affermazione fatta da Mirigliani, ovvero la seguente: «Ultimamente i concorsi di bellezza cercano di fare notizia usando anche delle strategie che secondo me sono un po’ assurde». Quindi, a suo parere, la partecipazione di una donna transgender a un concorso di bellezza non è un atto giusto, dovuto, perché ogni persona, a prescindere da come sia nata, ha il diritto di avere le stesse opportunità di chiunque altro, ma una «strategia assurda».
Mi permetto di dire che tale affermazione non definisce il concorso olandese (né qualsiasi altro concorso di bellezza femminile che si apre alle donne transgender), ma chi la fa. Perché il sottinteso è che una donna transgender sia l’oggetto di una strategia, un fenomeno da usare per calamitare l’attenzione della gente. Un’affermazione così offende le donne transgender, le rende invisibili, perché non ne ammette l’esistenza, se non come mezzi “assurdi” da utilizzare come esche.
Miss Italia: non sarebbe il momento di chiudere il concorso per sempre?
Infine, vorrei sorvolare su un punto, ma non ci riesco: Miss Italia è un programma anacronistico, vecchio, superato, che accende i riflettori su una donna bella e muta, come fosse un oggetto d’arredamento. Una trasmissione così, oggigiorno, non dovrebbe trovare spazio in nessun canale tv né web, perché mortifica, sminuisce, denigra le donne e le riduce a uno stereotipo.
Non è solo il regolamento di Miss Italia a essere vecchio, ma l’intera trasmissione. E la cosa più saggia, ora, sarebbe chiudere i battenti, non chiudere le porte alle donne che – in quanto tali – scelgono di partecipare al concorso.