Beatrice Venezi neofascista, perché in Francia non vogliono la direttrice d'orchestra «Dio, patria e famiglia» è un manifesto fascista
In Francia, è emersa una controversia riguardo alla partecipazione della direttrice d’orchestra Beatrice Venezi a un concerto programmato per il Capodanno presso l’Opera di Nizza: la ministra per la musica in Italia è considerata neofascista a seguito delle sue esternazioni pubbliche degli ultimi anni: scopriamo cosa sta succedendo e le sue dichiarazioni. La Francia ha, probabilmente, più memoria di noi. O forse più consapevolezza.
Leggi anche: Sanremo 2021, chi è Beatrice Venezi?
Un collettivo chiamato “Touscitoyens06”, composto da diverse associazioni, ha espresso la propria opposizione alla partecipazione di Beatrice Venezi, definendola “neofascista”. Nel comunicato diffuso, il collettivo ha chiesto al sindaco Christian Estrosi, membro della maggioranza macroniana, e al direttore generale dell’Opera, Bertrand Rossi, di annullare l’evento. In Francia, bisogna dirlo, sanno come e contro cosa fare la rivoluzione.
Beatrice Venezi in Francia: cosa sta succedendo?
Le associazioni, riunite nel collettivo Touscitoyens06, hanno definito Beatrice Venezi come “neofascista” e hanno richiesto l’annullamento dell’invito rivolto alla direttrice d’orchestra per dirigere l’Orchestra filarmonica locale durante il tradizionale balletto di Natale e il Concerto di Capodanno. Queste proteste si sono già verificate in precedenza, quando Venezi è stata coinvolta in un evento all’Opera di Limoges, nel centro della Francia. Ecco il comunicato ufficiale:
«In un contesto di banalizzazione dell’estrema destra e del fascismo, l’invito rivolto alla signora Venezi a Nizza costituisce un gesto politico che contestiamo e denunciamo con forza. L’evidenziazione mediatica della sua condizione di donna per giustificare la sua programmazione nella stagione dell’Opera di Nizza è incomprensibile, in quanto riguarda l’appoggio del governo italiano, che pretende di limitare i diritti delle donne e mostra valori come ‘Dio, famiglia, patria‘, ereditati dall’ideologia di Mussolini. Da anni a Nizza i balletti di Natale e il “Concerto di Capodanno”, che rientrano nel periodo privilegiato delle feste di fine anno, si svolgono in uno spirito di scambio e condivisione. Il Comune di Nizza non deve, sotto la copertura di un evento artistico e sfruttando l’Opéra de Nice, dare un assegno in bianco al neofascismo italiano»
Cosa ha detto e cosa ha fatto? Dio, patria e famiglia è un manifesto fascista e su questo non ci piove
L’Italia forse ha la memoria troppo corta, ma in Francia a quanto pare le parole hanno un peso e non vengono dimenticate facilmente. Era agosto 2022 quando Beatrice Venezi ha deciso di rispolverare il vecchio motto fascista ”Dio, patria e famiglia”, già preso in prestito dall’attuale premier Giorgia Meloni e coniato dall’ex segretario del Partito Nazionale Fascista, Giovanni Giurati.
«Dio, patria e famiglia sono i miei valori». Questa l’esternazione di Beatrice Venezi. La giustificazione? Nessuna. Anzi la direttrice d’orchestra ha deciso di ribadire il concetto, durante un’intervista a Fanpage:
«Non è uno slogan, sono valori alla base di tutte le società che hanno un indirizzo conservatore, non vedo niente di fascista nel dire che amo la mia patria, che amo visceralmente l’Italia (…). Non mi vergogno di dire che la famiglia – indipendentemente dal tipo di famiglia da quello che uno intende per famiglia – è la base di qualsiasi società. E poi Dio: io sono credente, per me è un valore, se poi questo non è condiviso… Tra l’altro il cattolicesimo è una delle religioni più accoglienti da questo punto di vista, prende in considerazione tante posizioni diverse ed è dialogante nei confronti di posizioni, culture e posizioni diverse, quindi questi per me sono valori, non sono slogan».
Ok Beatrice Venezi, ma non è così. Le parole hanno enorme potere simbolico e giriamola come vogliamo ma nel contesto italiano “Dio, patria, famiglia” è un manifesto fascista. E stop, chiuso il discorso. Non è fascista parlare di Dio, non lo è parlare dello Stato Italiano e non lo è parlare di famiglia. La lingua italiana è ricca di sinonimi e parole. E per commentare Beatrice Venezi dimostra di saperne anche usare molte. Lo sforzo di trovare nuove parole che non facciano riferimento ad uno slogan fascista non sarebbe complicato, se lo si volesse.
Non lo dice la sinistra, non lo dice la Francia e non lo diciamo noi, lo dice la storia: l’utilizzo di questo slogan, durante il regime fascista, era connesso alle politiche fasciste che promuovevano l’identità nazionale, la supremazia della razza e la centralità della famiglia tradizionale.
A quanto pare, però, lo ricordano più in Francia che in Italia. O forse alcuni lo ricordano fin troppo bene.
Beatrice Venezi e il patriarcato: perché è importante chiamarla Direttrice e non Direttore
Ma quali sono le altre dichiarazioni di Beatrice Venezi che hanno fatto clamore fino ad oggi? Una tra tutte, imbevuta tossicamente di patriarcato e maschilismo, riguarda la richiesta di essere definita Direttore e non Direttrice d’Orchestra. Ma perché è così importante riconquistare il genere femminile nei ruoli di leadership?
Negli ultimi decenni, molte donne hanno sfidato le convenzioni di genere e hanno conquistato ruoli professionali che un tempo erano preclusi loro. Una di queste donne è sicuramente Beatrice Venezi, talentuosa direttrice d’orchestra che ha raggiunto fama internazionale nel suo campo. Tuttavia, la decisione di Venezi di farsi chiamare “direttore” anziché “direttrice d’orchestra” solleva alcune questioni e mette in luce l’importanza del genere femminile nei mestieri che tradizionalmente non erano previsti per le donne.
È innegabile che il linguaggio e i titoli professionali abbiano un impatto sulla nostra percezione sociale e sulla rappresentazione delle donne all’interno della società. Utilizzare il termine “direttore” al posto di “direttrice d’orchestra” potrebbe sembrare un piccolo cambiamento, ma ha un significato simbolico molto potente.
Promuovere l’uso di termini neutri dal punto di vista di genere, come “direttore”, può sembrare un passo verso l’uguaglianza, ma in realtà perpetua l’idea che il genere maschile sia la norma. Invece, è importante riconoscere e celebrare le donne che si sono fatte strada in professioni che un tempo erano dominio esclusivo degli uomini. Utilizzare il termine “direttrice d’orchestra” non solo onora la specificità del ruolo e delle conquiste delle donne in questo campo. Ma invia un messaggio potente alle generazioni future, dimostrando che le donne possono eccellere in qualsiasi ambito lavorativo.
L’importanza di includere il genere femminile nei titoli professionali va oltre la semplice questione di equità e rappresentanza. Le donne che si dedicano a professioni che prima non erano considerate per loro sfidano gli stereotipi di genere e aprono la strada per una maggiore diversità e inclusione nella società. Il loro successo dimostra che il talento e le competenze non devono essere influenzate dal genere, ma dalla passione, dall’impegno e dal talento individuale.
Beatrice Venezi, essendo una figura di spicco nel suo campo, potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell’aprire la strada a nuove generazioni di donne direttrici d’orchestra. Ma di patriarcato sono malate molte donne, tanto quanto gli uomini. Rifiutare l’uso del termine al femminile sminuisce l’importanza delle donne in ruoli tradizionalmente e culturalmente definiti maschili.
E ricordiamo che non è questione di grammatica: non è solito usare il femminile perché certi mestieri un tempo erano riservati esclusivamente agli uomini. Utilizzare termini specifici al femminile, oggi, onora il ruolo e le conquiste delle donne in questi ambiti e promuove un’immagine di uguaglianza e inclusione.
Insomma, in Francia fanno la rivoluzione per non far dirigere Beatrice Venezi durante il concerto di Capodanno. In Italia diventa consigliere alla cultura. Che dire… Ps. che sia brava, è l’unico caso in cui non è importante.