Roma Pride 2023 patrocinio revocato dalla Regione Lazio, cosa significa e cosa comporta? Si farà lo stesso?

Pride Roma 2023, la Regione Lazio revoca il patrocinio: cosa vuole dire, viene annullato? Motivi, significato, cosa succede adesso

Il Pride di Roma, la più importante manifestazione annuale a sostegno dei diritti delle persone Lgbtqia+ e simbolo della lotta contro le discriminazioni, previsto per sabato 10 giugno 2023, non gode più del patrocinio della Regione Lazio. L’ennesimo schiaffo ai diritti e alla legittima manifestazione che sembra arrivare direttamente da un prequel di The Handmaid’s Tale. 

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La scusa utilizzata e fatta diventare motivo della controversia è una frase relativa alla gestazione per altri, una pratica attualmente illegale in Italia, ma che un disegno di legge presentato dal centrodestra mira a rendere un reato universale. Ma cosa c’entra tutto questo con il patrocinio prima accordato e poi revocato? E cosa comporta praticamente per il Pride? Scopriamolo insieme.

La revoca del patrocinio

La decisione di revocare il patrocinio al Roma Pride 2023 è stata presa dalla giunta della Regione Lazio, che ha espresso il proprio impegno per i diritti civili ma ha dichiarato che la firma istituzionale non può essere utilizzata a sostegno di manifestazioni che promuovono comportamenti illegali, in particolare facendo riferimento alla pratica dell’ ”utero in affitto” (e smettiamola con sta roba, che nessuno affitta niente).

La revoca è stata motivata anche dalle affermazioni, toni e propositi contenuti nel manifesto dell’evento intitolato “Queeresistenza” (geniale). Secondo la giunta, tali affermazioni violano le condizioni esplicitamente richieste per il patrocinio precedentemente accordato in ”buona fede” dalla Regione Lazio.

La prima critica è arrivata da Jacopo Coghe, portavoce di quella follia chiamata Pro Vita e Famiglia onlus, che ha evidenziato l’apparente contraddizione tra la proposta del centrodestra di rendere l’utero in affitto un reato universale e il patrocinio concesso dal presidente del Lazio al Pride, che promuove la legalizzazione della maternità surrogata.

Cosa significa e cosa succede adesso? Il Pride si farà lo stesso o viene annullato?

Quando una regione revoca il patrocinio a una manifestazione, significa che l’ente regionale ritira ufficialmente il proprio supporto e riconoscimento all’evento in questione. Il patrocinio può assumere diverse forme, ma in generale indica un sostegno istituzionale e una sponsorizzazione da parte dell’ente regionale.

La revoca del patrocinio può avere diverse conseguenze per l’evento interessato. Ad esempio, potrebbe comportare la perdita di finanziamenti o risorse fornite dall’ente regionale, nonché una diminuzione del riconoscimento ufficiale e della visibilità. Tuttavia, l’evento può continuare a  svolgersi e ricevere il supporto di altre organizzazioni o enti, a seconda delle circostanze.

È importante notare che la revoca del patrocinio non implica necessariamente la proibizione dell’evento o la sua cancellazione. L’organizzazione responsabile può decidere di procedere comunque con l’evento, magari cercando alternative per ottenere il sostegno finanziario o istituzionale da altre fonti.

Quindi la revoca del patrocinio da parte della Regione Lazio al Pride di Roma comporta la cessazione ufficiale del suo supporto istituzionale ma non può impedirne lo svolgimento. 

La reazione del Roma Pride

Il portavoce del Roma Pride 2023, Nicola Colamarino, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, aveva espresso soddisfazione per la decisione della Regione di continuare (inizialmente) a sostenere la manifestazione e le sue rivendicazioni. Ecco le parole che hanno acceso la discussione:

«Siamo soddisfatti che la Regione abbia deciso di continuare a sostenere la nostra manifestazione e le nostre rivendicazioni e apprezziamo che abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici. Apprezziamo il fatto che la Regione si sia sottratta alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze da quanti in Parlamento vorrebbero rendere la nascita dei nostri figli e delle nostre figlie reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all’estero».

Colamarino ha reagito alla revoca del patrocinio definendola una vergogna e accusando la politica di eseguire gli ordini di Pro Vita. Ha inoltre dichiarato che il logo istituzionale della Regione Lazio non sarà rimosso dalla comunicazione dell’evento, sottolineando che la Regione appartiene a tutti i cittadini e non solo a un gruppo di individui con determinate convinzioni religiose.

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha confermato l’impegno del Comune nel sostenere il Pride, definendolo un evento di grande importanza che dà voce alla comunità Lgbtqia+ e alla lotta contro le discriminazioni. Ha annunciato la sua partecipazione alla manifestazione, insieme all’ex governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.

Tutte le reazioni, chi è contro e chi è a favore? Da Salvini a Zan

Reazioni e opinioni divergenti hanno spaccato perfettamente a metà l’opinione dei protagonisti della politica sulla revoca del patrocinio al Pride di Roma. Di seguito tutte le dichiarazioni.

  • La capogruppo della Lista civica Calenda a Roma, Flavia De Gregorio, ha criticato la decisione della Regione definendola oscurantista e un attacco ai diritti civili.
  • L’associazione Pro Vita e famiglia ha accolto con favore il ritiro del patrocinio della Regione Lazio al Pride, sottolineando che sostenere tali eventi significherebbe appoggiare la legalizzazione della GPA, del matrimonio egualitario, delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e altre questioni legate ai diritti Lgbt+.
  • Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso il suo dissenso rispetto alla propaganda sulla GPA, mentre il partito Fratelli d’Italia ha appoggiato la decisione della Regione.
  • Alessandro Zan, responsabile dei diritti del Partito Democratico, ha commentato che la maternità surrogata, chiamata più correttamente “gravidanza per altri”, è attualmente vietata in Italia e non esistono provvedimenti per regolamentarla. Ha sostenuto che il Pride difende i diritti dei bambini delle famiglie arcobaleno che già esistono e non dovrebbero perdere i loro diritti fondamentali.

Il Pride è un momento fondamentale per manifestare nello spazio pubblico diritti e libertà tutt’oggi negate e sminuite. Utilizzare la ”scusa” della GPA per delegittimare e ostacolare il diritto al dissenso e alla manifestazione non può lasciarci indifferenti. Ci vediamo sabato al Pride, non mancate. Specialmente adesso.

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