Coming out e outing che differenza c’è? Sono sinonimi? Qual è la definizione e perché l’outing è sbagliato?

Che differenza c'è fra coming out e outing? In questo articolo vi spieghiamo cosa suppongo le due affermazioni.

Ultimamente si sente parlare sempre più spesso di coming out e outing, spesso confondendo le due cose. Queste due espressioni vengono confuse, accomunandole come se fossero della stessa matrice, ma la realtà è ben diversa. Che differenza c’è fra le due parole?

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La psicologa Laura Massari – tramite il suo sito web – ha voluto elencare in modo semplice e sintetico i punti fondamentali di queste due espressioni.

Che differenza c’è fra coming out e outing?

Non si tratta solamente di una differenza linguistica, ma di un vero e proprio significato intrinseco differente: fare outing e fare coming out sono due azioni molto diverse fra loro e hanno diverse conseguenze anche sul piano pratico. Fare coming out, infatti, significa essere consapevoli della propria identità sessuale, abbastanza da volerla svelare agli altri. Ovviamente, in questo caso, stiamo parlando di un percorso spesso difficile e tortuoso da attraversare, ma che porta – infine – alla libertà di mostrarsi per ciò che si è.

Fare outing (a terze persone) è invece ben diverso: in questo caso chi compie l’atto non è una persona appartenente alla comunità LGBT e – dunque – si manifesta l’intenzione di qualcun altro rivelando l’orientamento sessuale di qualcuno senza che questo abbia dato il suo consenso. A fare outing per conto di qualcun altro non sono solamente persone etero, ma anche chi fa parte della comunità LGBT. 

Perché fare outing è sbagliato?

Fare outing a terze persone è sbagliato per un semplice motivo: nessuno ce lo ha chiesto. Questa esternazione può avvenire per diversi motivi e molti senza l’intenzione di voler offendere o fare del male: si può, infatti, dichiarare la presunta (o conclamata) omosessualità di qualcuno per leggerezza o proprio per via della poca conoscenza in merito alla differenza fra outing e coming out. Un esempio di questa circostanza lo troviamo potenzialmente in una situazione in cui un personaggio pubblico dichiara di essere gay o la stessa in cui la persona interessata taccia di omosessualità un altro personaggio conosciuto.

In questi ultimi giorni, in Italia, abbiamo assistito all’outing di Francesco Borgonovo da parte di Massimiliano Parente. Cosa è successo? Tutto è iniziato da un tweet di Parente, noto scrittore, che su Twitter ha tirato in ballo il giornalista di La Verità dicendo che sia gay

Nel tweet, lo scrittore fa riferimento a una vecchia amicizia con Francesco Borgonovo, il quale – molti anni fa – avrebbe confessato a Parente di essere gay e di sentirsi “la moglie” del suo – forse ex – compagno. Il cinguettio ha sorpreso gli utenti del social che si sono divisi nettamente; da una parte chi difende il giornalista dalla diffamazione del suo ex collega e dall’altra chi invece dà manforte a quest’ultimo. In ogni caso, comunque, il diretto interessato ha fatto sapere di non voler confermare o smentire le parole di Massimiliano Parente; così – in una nota pubblica all’AdnKronos – ha detto: “Le mie opinioni, in ogni caso, restano sempre le stesse, non vedo perché dovrebbero cambiare o venire inficiate. E non sono né razziste né naziste né omofobe: chiunque si prenda il disturbo di esaminarle può facilmente constatarlo. Questo è quanto“.

Nel caso realmente Francesco Borgonovo fosse gay, comunque, si tratterebbe di un outing improvviso e non richiesto; la libertà di dichiarare o meno i propri gusti sessuali rimane insindacabile e in questo caso il colpo di Parente risulta solamente molto basso e infimo.

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