Ma che ne sappiamo noi della scelta della mamma di Enea, il bimbo ''abbandonato'' a Milano il giorno di Pasqua? Ecco perché è tutto sbagliato
Enea è un bimbo fortunato. In pochi associano l’aggettivo ”abbandonato” alla fortuna, ma solo perché si è abituati a incanalare lo sguardo e l’opinione in un’unica serratura e sotto un unico riflettore. Un neonato viene lasciato al sicuro, dopo i tutti i controlli del caso davanti un ospedale, da una donna cosciente e coscienziosa. Il piccolo sta bene, è in salute e trova velocemente una famiglia adottiva. E cosa succede? Parte una caccia alle streghe mascherata da benevolenza, da processione per la salvezza di una madre in difficoltà.
Uomini che fanno appelli ad una donna che ha fatto una scelta. Sofferta, non sofferta, dipesa dai soldi o dallo stato mentale, dalla vita o dalla sua storia. Comunque una scelta di cui a nessuno tocca definire i connotati. Eppure arrivano in tanti al banchetto dell’aiuto non richiesto: «Non ti preoccupare, ti aiutiamo noi. Sei tu che da sola non ce la stai facendo». Senza chiedere i perché e i per come. Senza lasciare neanche il sottinteso diritto di aver potuto scegliere in maniera autonoma e ragionata. L’automatismo del ”si tratta di problemi di soldi”, come se al mondo non ci fossero altri motivi per cui una donna non sente di voler essere una madre.
Ezio Greggio cosa ha detto? Il silenzio è gratis, ma in pochi sanno approfittarne
Dopo la notizia della famiglia adottiva che si è resa disponibile ad accogliere il piccolo Enea, il conduttore Ezio Greggio ha fatto un appello video alla mamma del bimbo. Le sue parole sono un pugno allo stomaco di molte donne e delle famiglie adottive tutte. Il discorso dell’uomo evidenzia l’incapacità di molti di valutare e ancor meno cogliere l’insieme che racchiude le scelte e i diritti di una donna. Ecco uno degli stralci più significativi:
Riprendi il tuo bambino, merita di avere la sua mamma vera, non una che dovrà occuparsene e che non è la mamma vera. Ci conto tanto
Inizia con «Riprendi il tuo bambino», perché Ezio onnisciente sa cosa vuole una donna, specialmente una madre. E qui non entriamo nel dettaglio della storia e della scelta di questa donna, di cui sappiamo tanto quanto ne sa Greggio. Ma del principio per il quale (secondo lui) è andata certamente così, perché è impossibile credere che una donna non voglia assolvere al suo ruolo di madre. Poi l’insulto ”indiretto” alle madri adottive (casualmente non ai padri): «Merita una mamma vera». Perché chi non partorisce non è una madre: è una donna difettosa fatta di plastica, mancate opportunità e poca natura.
Ma non solo, dopo le prime ovvie e necessarie critiche ricevute. Greggio peggiora la situazione con la replica:
La mamma di Enea ha lasciato nella “culla per la vita” della Mangiagalli non solo il bimbo ma anche una lettera struggente e piena d’amore, in cui una mamma in difficoltà abbandona il suo bambino tanto amato, sperando che la sua vita sia meglio di quella che le può offrire lei.
Quindi l’appello non era volto a far ripensare alla scelta di una madre che non voleva il proprio figlio, ma a una madre che probabilmente con l’aiuto di qualcuno che la aiutasse a superare le difficoltà economiche, o personali o familiari, non sentendosi più sola, potrebbe ripensare alla sua scelta e tenere il proprio bambino.
(…) Se ami il tuo bimbo e il tuo desiderio è tenere il tuo bimbo siamo in tanti pronti ad aiutarti, sei ancora in tempo a ripensarci. Un saluto a tutti voi che avete letto questo appello anche a coloro che non ne avevano capito il senso. W Enea ❤️
Lo ammetto, è facile cadere nella tentazione del ”Non ha detto niente di male”, ma solo perché le storie di tutti affondano le proprie radici nell’inconsapevolezza. Ma siamo dotati di una capacità di ragionamento ed empatia che potrebbe salvare il mondo. E lo siamo tutti, anche se non si direbbe.
Greggio continua dicendo «Se ami il tuo bambino», quindi se non sei un mostro di donna che non ama il frutto del proprio grembo. E soprattutto da notare che tutto l’appello è rivolto a una madre, l’aiuto da dare a una madre, la scelta di una madre sola. Insomma qui l’importante è parlare per e alla mamma di Enea. Non si parla mai più di una donna, non più di una persona. L’attenzione è solo rivolta a chi dovrebbe essere diventata dal parto in avanti (e temo qualcuno direbbe ”dal concepimento”).
Ma Greggio e il suo video da Abu Dhabi non solo gli unici protagonisti non richiesti di questa storia. Inopportuno arriva anche l’appello del direttore di Neonatologia del Policlino di Milano, l’uomo che avrebbe dovuto mantenere il riserbo sulla situazione. Ma, in fondo, è solo un uomo che tende una mano verso una donna in difficoltà. Loro sanno cosa servirà a questa donna che ama suo figlio e che, quindi, certamente vorrà essere una madre. Diversamente, sarà solo una donna incapace che, nonostante gli aiuti, non ha voluto essere chi doveva essere.
Ti chiedo scusa
Io non conosco la storia di questa donna e le chiedo scusa in partenza per aver scelto il termine ”mamma” per appellarla e descriverla nel titolo di questo articolo. Ma lo scopo di chi ci prova è arrivare anche a chi non sa cosa dovrebbe sapere, farsi largo nella massa e tentare la risposta giusta anche per la domanda sbagliata. Non conosco la tua storia, ma conosco la mia e quanta fatica richieda avere una voce che non venga sommersa da altre voci o presunte tali. La tua scelta non è una notizia e non doveva diventarlo, è la tua vita.
La notizia, purtroppo, resta l’ignoranza e la mancata empatia. Vogliamo dargli il nome che nessuno sopporta? Sì, diciamolo insieme, è patriarcato.