Aldo Moro è stato ucciso nel 1978 per mano delle Brigate Rosse. A distanza di quasi mezzo secolo la vicenda è ancora misteriosa
Aldo Moro è stato uno dei più grandi politici e statisti dell’Italia repubblicana, Presidente della Democrazia Cristiana, ucciso nel 1978 per mano delle Brigate Rosse. A distanza di quasi mezzo secolo la sua è una storia drammatica, ancora infittita da misteri di Stato mai rivelati. Cerchiamo di fare chiarezza nella vicenda.
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Aldo Moro morte: cosa volevano le Brigate Rosse?
Il rapimento di Aldo Moro è una delle pagine più tristi della storia della Repubblica. Sequestrato e ucciso per mano delle Brigate Rosse, queste chiedevano allo Stato il rilascio di alcuni terroristi detenuti. Nei cinquantacinque giorni della prigionia dello statista, l’Italia ha assistito prima al al no alla trattativa e poi all’ordine della sua esecuzione.
Aldo Moro, mentre era prigioniero, ha scritto molte lettere: al governo, alla sua famiglia e persino al Papa. Supplicava principalmente lo Stato verso un’apertura di dialogo con i brigatisti, anche a costo di accettarne le rivendicazioni. In una delle missive, scritta il 19 aprile a Benigno Zaaccagnini, l’allora segretario della Democrazia Cristiana, ha lasciato presagire quello che poi è accaduto:
Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul paese…
Tutta la storia della morte di Aldo Moro
La storia della morte di Aldo Moro ha inizio, e nello stesso tempo la fine, con il suo rapimento in via Mario Fani, la mattina del 16 marzo 1978. In effetti il caso Moro è la storia d’Italia, un periodo di circa Sessantanni nel quale è tracciata storia di un uomo, di un partito, di una Repubblica di una società.
Da premettere che del caso Moro se ne ne sono occupati otto processi, quattro commissioni terrorismo e stragi, due commissioni Moro, una commissione P2, per cui riassumere l’intera vicenda è un compito piuttosto arduo.
Nella mattina in cui Aldo Moro è stato rapito, dalle indagini, intercettazioni, rivelazioni di ex brigatisti hanno evidenziato parecchie incongruenze. La versione ufficiale racconta che la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione, nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma, alla Camera dei Deputati, è stata intercettata da un commando delle Brigate Rosse, all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa.
Durante il conflitto sono stati sparati novantasei colpi di arma da fuoco e, secondo quanto è stato reso noto, sembra che gli uomini delle Brigate Rosse uccisero i cinque uomini della scorta Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. La stranezza è che Aldo Moro non venne in alcun modo ferito ma lasciato indenne per essere sequestrato. Si tratta di una delle tante verità nascoste e mai rivelate che contribuiscono a infittire tutta la storia della morte dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana.
Come hanno rapito Aldo Moro?
Come ogni mattina, quel 16 marzo 1978, Aldo Moro ha lasciato il suo appartamento per salire sull’automobile con gli uomini della sua scorta. Dopo essersi recato in chiesa per la messa quotidiana, si è trovato in via Mario Fani. Pur essendo una strada tranquilla di un quartiere residenziale di Roma, non faceva però parte del percorso consueto. Non si scoprirà mai perché il corteo passò da lì e perché si fermò. L’unica certezza è data dal fatto che un commando, composto anche dalle Brigate Rosse si affiancò alle auto e aprì il fuoco. Cinque militari, due carabinieri e tre poliziotti, vennero uccisi.
Aldo Moro, unico sopravvissuto alla strage, è stato sequestrato. Poche ore dopo, contemporaneamente a Roma, Milano e Torino, è stato comunicato dalle Brigate Rosse che l’ex Premier italiano e Presidente della Democrazia Cristiana era nelle loro mani.
Perché è stato ucciso Aldo Moro e cosa ha fatto?
Moro ha percorso i tempi in anticipo, con un pensiero da statista oggi più che mai attuale e lungimirante. Oltre a quello che ha fatto, ciò che poteva essere scomodo, senza dubbio erano le cose che avrebbe fatto e che possiamo riassumere nel suo ultimo messaggio politico. Si tratta dell’ultima intervista da lui rilasciata a Eugenio Scalfari, pubblicata postuma sulla Republica nell’ottobre 1978. Ecco le sue parole:
Non è affatto un bene che il mio partito sia il pilastro essenziale di sostegno della democrazia italiana. Noi governiamo da trent’anni questo Paese. Lo governiamo in stato di necessità, perché non c’è mai stata la possibilità reale di ricambio che non sconvolgesse gli assetti istituzionali ed internazionali. Quando noi parliamo di “spirito di servizio” so bene che molti dei nostri avversari non ci prendono sul serio. Pensano che sia una scusa comoda per non cedere nemmeno un grammo di potere che abbiamo. So anche che per molti del mio partito questo stato di necessità è diventato un alibi alla pigrizia e qualche volta all’uso personale del potere. Sono fenomeni gravi ma marginali. Resta il fatto che la nostra democrazia è zoppa fino a quando lo stato di necessità durerà. Fino a quando la democrazia cristiana sarà inchiodata al suo ruolo di unico partito di governo.
Queste dichiarazioni furono la sua condanna. Vi lasciamo di seguito una bella immagine dello statista, dove appare solare e accogliente, da Presidente della Democrazia Cristiana, verso Enrico Berlinguer, leader del Partito Comunista Italiano. In questa immagine c’è l’essenza della figura di Aldo Moro.
Che fine ha fatto la Renault 4?
Testimone muta di uno degli episodi più drammatici dell’Italia repubblicana, la Renault 4 dove è stato trovato il corpo dell’Onorevole Aldo Moro è stata sottoposta a un restauro conservativo. Attualmente è esposta al Museo Storico delle auto della Polizia di Stato a Roma. Nel 2018, in occasione dei 40 anni dall’omicidio Moro, la Renault 4 è tornata in via Caetani per una celebrazione.
Dove è stato trovato il corpo?
A seguito una prigionia di cinquantacinque giorni nel covo romano di via Camillo Montalcini 8, e il processo sommario a cui è stato sottoposto, sembrerebbe le Brigate Rosse abbiano deciso di concludere il sequestro uccidendo Moro. Dopo averlo fatto salire dentro il portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa rubata, gli hanno ordinato di coricarsi e coprirsi con una coperta. Secondo le ricostruzioni, la motivazione era che volevano trasportarlo in automobile per poi essere trasferito in un altro luogo.
Il corpo di Aldo Moro, tutto rannicchiato e con dodici proiettili, fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani. Quella via è vicina a due luoghi emblematici, sia alla sede nazionale della Democrazia Cristiana a Piazza del Gesù sia a quella del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure. Aldo Moro aveva 61 anni.
Chi ha sparato?
Una risposta che nessuno attualmente può darla! Indagini, intercettazioni, rivelazioni di ex brigatisti hanno evidenziato parecchie incongruenze. A quarant’anni dalla morte di Aldo Moro sappiamo che la sua uccisione è avvenuta per mano delle Brigate Rosse. Sappiamo anche che è stata voluta da altri personaggi della politica del tempo, da Giulio Andreotti in primis. Le motivazioni? Parte tutto dal pensiero dell’uomo lungimirante che era Moro, aperto verso l’unione europea, convinto che insieme alle correnti politiche avversarie si può governare e meglio. Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore sia del sequestro sia sulla sua uccisione ha detto, con fermezza, alcune parole di cui vale la pena leggere:
Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia.
Oltre a Andreotti, il magistrato, si rivolge a Francesco Cossiga (al tempo Ministro dell’Interno) e al sottosegretario Nicola Lettieri, e continua:
Quei politici sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio. Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti.
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