Chi era Giovanni Falcone? Riassunto di tutta la storia

Giovanni Falcone è un magistrato che tutti gli italiani ricordano per la sua lotta alle mafie, ucciso per mano di Cosa Nostra in maniera tragica e violenta

Giovanni Falcone è un magistrato che tutti gli italiani, nessuno escluso, ricordano per la sua lotta alle mafie. Un uomo ucciso per mano di Cosa Nostra in maniera tragica e fortemente violenta. Un uomo da non dimenticare mai. A trent’anni da quella che è diventata una pagina nera della storia d’Italia, vogliamo ripercorrere la sua storia.

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Magistrato siciliano da sempre impegnato nella lotta alle mafie, Giovanni Falcone ha perso la vita a causa di un agguato di Cosa Nostra il 23 maggio 1992, nella strada che dall’aeroporto di Punta Raisi porta alla città di Palermo. Un evento tragico e doloroso che ha scosso l’Italia intera, ricordato come la strage Capaci.

Giovanni Falcone / Foto: Fondazione Falcone

Giovanni Falcone / Foto: Fondazione Falcone

Quanti anni aveva Giovanni Falcone il giorno della sua morte?

Giovanni Falcone aveva 53 anni quando è stato ucciso. Era nato a Palermo il 18 maggio 1939, è morto a Palermo il 23 maggio 1992.

Nome completo

Era Giovanni Salvatore Augusto Falcone il nome completo del giudice ucciso dagli uomini di Cosa Nostra.

Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, sua moglie / Foto: la Repubblica

Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, sua moglie / Foto: la Repubblica

Biografia

Ha studiato alla Scuola Media Statale Convitto Nazionale di Palermo e poi al Liceo Classico Umberto I. Dopo il servizio militare all’Accademia Navale di Livorno, si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo, dove si è laureato nel 1961.

Giovanni Falcone all'Accademia militare di Livorno / Foto: Focus.it

Giovanni Falcone all’Accademia navale di Livorno / Foto: Focus.it

Vincitore di concorso in Magistratura nel 1964, per un breve periodo è stato pretore a Lentini e poi sostituto procuratore a Trapani. È ritornato a Palermo nel luglio 1978, dopo l’omicidio del giudice Cesare Terranova, per lavorare sotto la guida di Rocco Chinnici.

Cosa ha fatto?

Nel maggio 1980 Chinnici affida a Falcone le indagini su Rosario Spatola, un costruttore edile palermitano senza precedenti penali, ma con una grande capacità di fare affari con la droga, persino in America. Un lavoro che coinvolge anche criminali negli Stati Uniti ma che è ostacolato da altri magistrati. Falcone intuisce che deve iniziare le sue investigazioni dal patrimonio bancario delle associazioni mafiose, ripercorrendo tutto il percorso del denaro, in modo da avere una visione completa. Seguire i soldi, per arrivare a cogliere le dinamiche criminali è il metodo Falcone, quello che lo porterà a ricostruire, col tempo, struttura e organizzazione di Cosa Nostra.

Giovanni Falcone / Foto: Corriere dell’Umbria

Falcone trova, così, prove che smascherano molti personaggi controversi degli anni Ottanta. Traccia percorsi che arrivano a scoperchiare i contatti della dalla mafia siculo-americana. Collabora con l’FBI andando direttamente a New York. Smaschera Michele Sindona e il suo finto sequestro.

Giovanni Falcone / Foto: La Repubblica

Foto: La Repubblica

Anni tumultuosi

In quegli anni i Corleonesi impongono il proprio feudo criminale, insanguinando le strade di Palermo e della Sicilia a colpi di omicidi. Cadono sotto i proiettili mafiosi, uno dopo l’altro, parecchi valorosi servitori dello Stato: Pio La Torre, principale artefice della legge Rognoni-La Torre che introduceva nel codice penale il reato di associazione mafiosa, Rosario Livatino, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici.

Funerali del giudice Rosario Livatino / Foto: Palermo Today

Funerali del giudice Rosario Livatino – Giovanni Falcone e il senatore Pietro Grasso / Foto: Palermo Today

Entra, quindi, nel pool antimafia con a capo Antonino Caponnetto, per occuparsi a tempo pieno dei processi di mafia. Il pool serve per condividere le informazioni tra tutti i componenti, rendendo minimi i rischi personali. Ne fa parte anche Paolo Borsellino, sempre al fianco di Falcone. La validità del nuovo sistema investigativo messo in atto dai magistrati del pool è ineccepibile e sarà fondamentale per ogni successiva indagine.

Tommaso Buscetta

Con l’arresto del boss Tommaso Buscetta e della sua decisione di collaborare con la giustizia, c’è una vera e propria svolta epocale nella lotta alla mafia. È Giovanni Falcone a interrogarlo: le sue rivelazioni sono fondamentali per avere una profonda chiave di lettura di tutta l’organizzazione mafiosa. Viene quindi costituito il primo grande processo contro la mafia.

Arresto di Tommaso Buscetta / Foto: La Repubblica

Arresto di Tommaso Buscetta / Foto: La Repubblica

Come previsto, le reazioni di Cosa Nostra non si fanno aspettare. Nell’estate 1985 vengono uccisi Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, collaboratori di Falcone e Borsellino. Si comincia a temere per l’incolumità anche dei due magistrati, al punto che, per motivi di sicurezza, vanno a soggiornare qualche tempo con le famiglie presso il carcere dell’Asinara, dove, incredibilmente, dovranno pagarsi le spese di soggiorno e il consumo bevande.

Isola dell'Asinara - 1985 Falcone e Borsellino prepararono l'istruttoria del Maxiprocesso / Foto: Cagliari - Vistanet

Isola dell’Asinara – 1985 Falcone e Borsellino prepararono l’istruttoria del Maxiprocesso / Foto: Cagliari – Vistanet

Lì gettano le basi dell’istruttoria che porta al maxiprocesso, da cui, il 16 novembre 1987 vengono emesse 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavoro svolto da tutto il pool antimafia.

Un magistrato scomodo

Anche se, grazie al lavoro di Falcone e Borsellino lo Stato aveva raggiunto una vittoria memorabile, accadono degli eventi inspiegabili. Caponnetto lascia l’incarico per raggiunti limiti di età. Al suo posto, nel settembre 1987, il Consiglio Superiore della Magistratura nomina Antonino Meli, invece di Falcone. Il nuovo capo del pool si insedia nel gennaio 1988 e smantella immediatamente il metodo investigativo intrapreso, riportandolo indietro di un decennio. Da quel momento in poi Falcone e i suoi troveranno un numero elevato di ostacoli alla loro attività, fino a quando Meli scioglie ufficialmente il pool antimafia.

Falcone, però, prosegue ancora una volta il suo straordinario lavoro realizzando un’importante operazione antidroga, in collaborazione con Rudolph Giuliani, allora procuratore distrettuale di New York.

Stati Uniti - Giovanni Falcone con Rudolph Giuliani / Foto: minima&moralia

Stati Uniti – Giovanni Falcone con Rudolph Giuliani / Foto: minima&moralia

Il primo attentato a Giovanni Falcone

Il 21 giugno 1989, Falcone diviene obiettivo di un attentato presso una villa al mare affittata per le vacanze. Dell’attentato dell’Addaura, ancora oggi non c’è molta chiarezza. Quello certo è che i sicari di Totò Riina piazzano un borsone con cinquantotto candelotti di tritolo in mezzo agli scogli, a pochi metri dalla villa affittata dal giudice, con il piano di assassinare il giudice. L’attentato fallisce.

Paolo Borsellino, Giuseppe Aiala e Giovannni Falcone / Foto: ArchivioAntimafia

Paolo Borsellino, Giuseppe Ayala e Giovannni Falcone / Foto: ArchivioAntimafia

Una settimana dopo il fallito attentato, il Consiglio Superiore della Magistratura decide di nominare Falcone come procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica. Nel gennaio 1990 Falcone coordina un’altra importante inchiesta che porta all’arresto di trafficanti di droga colombiani e siciliani.

Un morto che cammina

Nel periodo tra il 1991 alla sua morte, Falcone è molto attivo e si prodiga con professionalità nel preparare leggi che il Parlamento avrebbe successivamente approvato, in particolare sulla Procura Nazionale Antimafia.
Il 15 ottobre 1991, però, è costretto a difendersi davanti al Consiglio Superiore della Magistratura dall’esposto presentato da Leoluca Orlando contro di lui e commenta il clima di sospetto a Palermo, affermando che:

non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del khomeinismo.

Causa morte

Nel marzo 1992 viene assassinato Salvo Lima e, con questo omicidio, la mafia rompe gli equilibri consolidati alzando il tiro verso lo Stato, per ridefinire alleanze e possibili collusioni. Falcone sta lavorando al ruolo di Superprocuratore, che gli avrebbe consentito di avere un grosso potere di contrasto alle organizzazioni mafiose. Ma, ancora prima di essere formalmente indicato come Superprocuratore, si aprono forti polemiche sul timore di una riduzione dell’autonomia della Magistratura, pensandola subordinata al potere politico.

Giovanni Falcone / Foto: Palermo live

Giovanni Falcone / Foto: Palermo live

Falcone risponde sempre con lucidità di analisi contro qualsiasi polemica, intravedendo che la sua esperienza professionale avrebbe definito nuovi e più efficaci strumenti al servizio dello Stato. Eppure, nonostante la sua determinazione, é sempre più solo all’interno delle istituzioni. Una tremenda e terribile condizione che lo porterà dritto verso la sua fine.

Quasi come un’allegoria, Falcone ottiene la nomina a Superprocuratore il giorno prima della sua morte.
In una delle sue ultime interivste, rilasciate a Marcelle Padovani per Cose di Cosa Nostra, Falcone profetizza:

Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.

La morte di Giovanni Falcone

Giovanni Falcone muore nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Stava tornando da Roma, come tutti i fine settimana. Durante il percorso dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, alle ore 17.58, presso il chilometro 5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo viene azionata dal telecomando di Giovanni Brusca. La malefica bomba era posizionata in un tunnel scavato sotto la sede stradale allo svincolo di Capaci-Isola delle Femmine. Il sicario è stato mandato da Totò Riina.

Strage di Capaci (23 maggio 1992) - attentato e morte di Giovanni Falcone / Foto: La Repubblica

Strage di Capaci (23 maggio 1992) – attentato e morte di Giovanni Falcone / Foto: La Repubblica

Oltre al giudice anti-mafia hanno perso la vita altre quattro persone: la moglie di Falcone, Giovanna Morvillo, e tre agenti della sua scorta, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Di Cillo.

Paolo Borsellino

Paolo Borsellino morì a Palermo la domenica mattina del 19 luglio 1992, mentre l’Italia ancora stava piangendo la scomparsa di Giovanni Falcone, avvenuta cinquantasette giorni prima. Quel giorno stava percorrendo via D’Amelio per andare a trovare la madre Maria Pia Lepanto, com’era sua abitudine ogni domenica.

Paolo Borsellino e Giovanni Falcone / Foto: Mafia, Celebrità, Uomini

Paolo Borsellino e Giovanni Falcone / Foto: Mafia, Celebrità, Uomini

All’altezza del civico 21, però, una Fiat 126 rubata e imbottita di esplosivo è saltata in aria trasformando quella strada in un inferno di sangue. Le immagini della strage hanno sconvolto l’Italia intera. Insieme a Borsellino quella domenica mattina persero la vita anche i suoi agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, prima donna della Polizia a morire in servizio, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

In memoria di Giovanni Falcone

Giovanni Falcone è insignito della Medaglia d’Oro al valor civile con le seguenti motivazioni:

Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro quale componente del “pool” antimafia, dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Proseguiva poi tale opera lucida, attenta e decisa come Direttore degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio delle Istituzioni.

 Giovanni Falcone: frasi celebri e aforismi per ricordare la Strage di Capaci / Foto: InfoOggi

Al magistrato, in Sicilia e nel resto d’Italia sono state dedicate molte scuole e strade. Un albero situato di fronte l’ingresso del suo appartamento, in via Emanuele Notarbartolo a Palermo, raccoglie messaggi, regali e fiori dedicati al giudice: è l’albero Falcone.

Palermo - L'albero di Giovanni Falcone / Foto: Wikipedia

Palermo – L’albero di Giovanni Falcone / Foto: Wikipedia

 

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