Innocent Oseghale è l'unico indagato e arrestato per il brutale omicidio di Pamela Mastropietro, avvenuto nel gennaio del 2018.
Innocent Oseghale è l’unico indagato e arrestato per il brutale omicidio di Pamela Mastropietro, avvenuto nel gennaio del 2018. Ma cosa sappiamo di lui? Cosa ha fatto alla sventurata ragazza?
Chi è Innocent Oseghale
Innocent Oseghale è l’unico accusato dell’omicidio di Pamela Mastropietro; il 29enne nigeriano ha incontrato la ragazza nei giardinetti di Via Diaz, ma quello che è successo dopo ha davvero dell’incredibile e – purtroppo – non nella sua accezione positiva. Lo spacciatore risiede in Italia dal 2015, ma senza permesso di soggiorno; non ha mai voluto trovare un lavoro ordinario e non cercava sostegno negli operatori della GUS (Gruppo Umana Solidarietà) la ONG che si occupa di accoglienza. Paolo Bernabucci e Giovanni Lattanzi – Presidente e Coordinatore Nazionale Gus – ne hanno parlato nella loro intervista a Il Resto del Carlino:
Da quando è arrivato qui lo abbiamo seguito sin dalla preparazione per la commissione territoriale che deve decidere sulla richiesta di asilo. Quando succede noi non abbandoniamo i ragazzi, cerchiamo soluzioni . Innocent, tuttavia, non si era integrato, perciò siamo stati costretti a metterlo fuori dal nostro progetto, poi è emerso che lui si era buttato nello spaccio di droga, quindi lo abbiamo dovuto segnalare alle forze dell’ordine.
Cosa è successo a Pamela Mastropietro?
Pamela Mastropietro è una ragazza di 18 anni, di Roma, ma vive a Corridonia (Macerata) in una comunità per tossicodipendenti dove è ospite da tre mesi; il 29 gennaio del 2018 Pamela decide di allontanarsi dalla struttura portando con sé solamente due valigie, una rossa e una blu. La ragazza si allontana dalla comunità e si perdono le sue tracce. Sono passati due giorni da quando Pamela Mastropietro è letteralmente scomparsa nel nulla: mamma Alessandra e papà Stefano sono a pezzi, ma qualcosa cambia il 31 gennaio del 2018. Un uomo, passando per caso in Via dell’Industria – fra Casette Verdini e Pollenza – scruta poco distante da una villetta due valigie, una rossa e una blu, abbandonate in un piccolo fossato. Dentro ci sono i resti del corpo di una giovane donna, fatta a pezzi. La Polizia giunge immediatamente sul posto e facendo gli esami di rito, scopre che il DNA combacia con quello di Pamela Mastropietro.
Scattano immediatamente le indagini per ricostruire le ultime ore della ragazza uccisa e fatta a pezzi, ma queste durano – per fortuna – poche ore. La mattina del 1 febbraio 2018, un 29enne nigeriano – Innocent Oseghale – viene fermato in relazione all’omicidio di Pamela. Il ragazzo è stato identificato grazie alle videocamere di sorveglianza che lo hanno ripreso vicino a una farmacia, mentre seguiva la vittima la notte della sua scomparsa. Il 1 febbraio del 2018, però, viene fermato con l’accusa di omicidio. Il suo stato di fermo fa piombare l’Italia nello sconforto.
Riti voodoo
Durante le indagini emergono dettagli agghiaccianti per ciò che riguarda l’uccisione di Pamela Mastropietro. Innanzi tutto il nome di Innocent Oseghale viene affiancato a quelli di Desmond Lucky e Lucky Awelima, inizialmente sospettati per concorso in omicidio, ma poi usciti di scena con la sola accusa di spaccio di stupefacenti.
Per Oseghale, invece, la situazione è molto più grave: lui continua a professarsi innocente, ma è evidente che non lo sia. Le prime indagini fanno emergere un quadro davvero brutale: Pamela potrebbe essere stata uccisa per agevolare dei riti voodoo e il suo corpo potrebbe anche esser stato parzialmente mangiato. C’è chi parla invece di Mafia Nigeriana, ma cosa è successo davvero alla Mastropietro?
Le ultime ore della giovane uccisa
Pamela Mastropietro avrebbe incontrato Innocent Oseghale il giorno dopo la sua fuga dalla comunità, nei giardinetti di Via Diaz a Macerata. La ragazza si era fatta accompagnare proprio lì, andando a colpo sicuro, per poter comprare della droga. Ma come ci è arrivata? Da Corridonia, la giovane si è fatta accompagnare alla stazione di Piediripa da un uomo di Mogliano e ha poi passato la notte in compagnia di un tassista, arrivando – il giorno dopo – proprio in Via Diaz. I due uomini vengono accusati di violenza sessuale per essersi approfittati di una ragazza in evidente stato di difficoltà.
La morte
Innocent Oseghale ha ricostruito i fatti: secondo le sue parole, Pamela Mastropietro sarebbe morta a causa di un’overdose di eroina. L’accusa, invece, dichiara che la ragazza sia stata attirata appositamente nella casa del nigeriano in Via Spalato e, dopo aver ottenuto la dose di cui era alla ricerca, sarebbe stata trattenuta contro la sua volontà. A questo punto, sempre per l’accusa, Innocent Oseghale si sarebbe approfittato di lei, abusandone e colpendola con una coltellata ritenuta poi fatale. L’autopsia conferma che dopo la morte causata da un fendente, il corpo di Pamela Mastropietro sarebbe stato smembrato e successivamente lavato con la candeggina per eliminare ogni residuo organico. Nonostante l’acido usato, però, il DNA di Innocent Oseghale è rimasto sulle mani e sotto le unghie della povera ragazza uccisa.
Le parole di Innocent Oseghale su Pamela Mastropietro
Innocent Oseghale ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali con Pamela Mastropietro e di averla vista viva per ultimo, ma la sua versione dei fatti è ben diversa da quella dell’accusa. In aula, il nigeriano ha dichiarato quanto segue:
Non ho ucciso Pamela, voglio dirlo ai famigliari. Era venuta a casa mia, aveva detto che si voleva riposare ed è andata nella stanza degli ospiti, poi ho sentito un tonfo. Era a terra ma viva, e le ho dato dell’acqua. Sembrava essersi ripresa e sono uscito, quando sono tornato non si muoveva più ed era gelida. L’ho fatta a pezzi perché non entrava nei trolley.
E ancora Innocent ha aggiunto:
Ho già detto cosa è successo sulla morte di Pamela e ho anche parlato ai suoi famigliari. Era il 30 gennaio 2018 è un mio amico, Jarra, mi ha chiesto di andare ai Giardini Diaz perché voleva comprare marijuana. Mentre aspettavo si è avvicinata una ragazza che mi ha chiesto un accendino e mi ha offerto una sigaretta e l’abbiamo accesa. Poi mi ha chiesto se avevo della roba, ho detto di avere marijuana ma lei voleva l’eroina. Quando è arrivato Jarra gli ho dato marijuana. Pamela mi ha implorato di dargli eroina e mi ha seguito. Mi ha implorato di aiutarla e mi ha offerto una prestazione sessuale in cambio di aiuto per trovare eroina. Così siamo andati al parco di Fontescodella e abbiamo consumato un rapporto sessuale, senza protezione. Dopo ho chiamato Lucky Awelima per avere l’eroina e mi ha detto di telefonare a Desmond Lucky. Ci siamo incontrati con Desmond, lui ha dato eroina a Pamela e lei gli ha consegnato 30 euro. Poi Pamela mi ha chiesto di venire con me perché aveva un problema perché doveva prendere un treno alle 14 per Roma, ma non sa perché chiese di andare con me. Questo verso le 12». Oseghale poi ha detto che con Pamela si è incamminato verso la sua casa di via Spalato 124. Lungo la strada «Ci siamo fermati ad un supermercato perché non avevo latte e brioches. Lei voleva fare da mangiare qualcosa e abbiamo preso anche della pasta. Poi mentre andavamo a casa mi ha chiesto se avevo una siringa, ho detto no e ci siamo fermati in farmacia.
Innocent Oseghale, poi, ha continuato a parlare della giornata passata con Pamela Mastropietro dicendo:
Usciti dalla farmacia mi ha chiamato un amico, Anthony (Anyanwu, ndr), per dirmi se andavo ai Giardini Diaz. Ho detto che non potevo perché stavo con una ragazza. Io e Pamela, usciti dalla farmacia, siamo andati a casa mia. Appena entrato ha visto una foto della mia famiglia ed è stata contenta di sapere che ero papà, poi sono andato in cucina per preparare il latte, lei mi ha chiesto dove fosse un bagno. Poi mi ha chiesto se avevo un cucchiaio, si è seduta e ha iniziato a preparare l’eroina nel cucchiaio. Io intanto ho fatto il latte e gliel’ho offerto, lei ha detto che lo prendeva più tardi. Assunta eroina la ragazza ha detto che voleva rilassarsi un po’ e dormire. Le ho risposto che prima mi aveva detto avrebbe preparato della pasta e perché ora si comportava così. Lei mi disse che prima voleva rilassarsi e dopo avrebbe fatto la pasta. Le ho detto di andare nella stanza degli ospiti. Io sono andato nella mia camera, ho preso un pc portatile e messo della musica come mi aveva chiesto Pamela. Mentre facevo questo ho sentito un tonfo e sono andato a vedere nell’altra stanza. La ragazza era a terra. Dalla bocca le fuoriusciva qualcosa. L’ho messa sul letto. Ho chiamato Anthony per chiedere consiglio su cosa fare. Lui mi suggerì di prendere acqua per vedere se si riprendeva. E ho fatto così. Pamela respirava, si muoveva. Poco dopo mi ha chiamato un amico che mi chiedeva della marijuana. Dato che sembrava che Pamela stesse meglio ho deciso di uscire per consegnare la marijuana. Una volta rientrato però la ragazza non si muoveva più, era gelida. Io mi ero attardato nella consegna di marijuana e nel frattempo era successo qualcosa. Allora ho chiamato Anthony e ho detto che la ragazza non respirava.
Lo smembramento del corpo
Innocent Oseghale ha ammesso di aver smembrato il corpo di Pamela; ecco le sue parole nella ricostruzione in aula:
Lui mi ha detto che non erano cose di cui si poteva parlare al telefono. Allora ci siamo incontrati all’Eurobet. E gli ho detto che la ragazza non respirava, era fredda e io ero nei guai. Anthony disse che non poteva aiutarmi, disse di tornare a casa, provare ancora con acqua o chiamare un’ambulanza. A quel punto ho iniziato a spaventarmi seriamente. Ho cercato di farla riprendere. Ho pensato di andare al negozio cinese a comprare una valigia per mettere dentro il corpo della ragazza. Ma non ci entrava. Nel frattempo la mia compagna mi chiamava di continuo e ho iniziato ad agitarmi. Visto che il corpo non entrava nella valigia e ho pensato di farlo a pezzi. Così sono andato in cucina per vedere se trovavo qualcosa. Non avevo un’auto e ho fatto il depezzamento in casa perché non potevo uscire. Mentre facevo il depezzamento il corpo iniziava a emanare cattivo odore. Ho chiamato un taxista che conoscevo e quando è arrivato sono sceso per portare le valigie. Nel frattempo ho lavato il pavimento con del sapone perché era sporco di sangue. Poi il corpo l’ho messo in due valigie e da queste usciva sangue quando le ho portate fuori casa. Il taxista mi ha chiesto dove volevo andare, e gli ho risposto: a Sforzacosta.
Infine, Oseghale ha concluso così:
Nel frattempo la mia compagna continuava a chiamarmi. Le dicevo di chiamare più tardi, che avevo da fare. Mentre ero al telefono il taxista ha proseguito oltre Sforzacosta. Quando me ne sono accorto gli ho detto di fermarsi al primo posto utile. Lo ha fatto, a Pollenza, e ho appoggiato le valigie a terra e poi il taxista mi ha riportato a Macerata e sono sceso di fronte al bar Nino. Ho dato 20 euro al taxista e sono andato a casa. Intanto continuava a squillare il telefono. La mia compagna continuava a chiamarmi. Per tranquillizzarla le ho mandato un video per mostrare che camminavo verso casa. Lei diceva che stavo con una prostituta ma io dicevo che invece ero impegnato con il mio lavoro. Una volta arrivato a casa ho provveduto a mettere in lavatrice le lenzuola della camera da letto degli ospiti dove Pamela era stata appoggiata. Dopo averli lavati li ho stesi nel corridoio. Intanto mi ha chiamato ancora la mia compagna e io le ho detto che ci vedevamo domani e andavo da lei. Io non ho ucciso Pamela. È morta a casa mia ma non l’ho uccisa, ci tengo a dirlo ai famigliari. Voglio pagare per quel che ho fatto ma non per quello che non ho fatto.
Le polemiche
La figura di Innocent Oseghale, il suo atteggiamento e l’aiuto da parte della Chiesa non hanno aiutato la famiglia di Pamela Mastropietro a vivere – per quanto possibile – “serenamente” il processo. Proprio in merito a questa situazione, l’avvocato dei genitori della giovane uccisa, nonché zio della ragazza – ha dichiarato:
A quanto pare, una parrocchia di Macerata ha pagato per tre mesi l’appartamento abbastanza lussuoso dove viveva Innocent Oseghale, imputato per la morte di Pamela: si trattava di 450 euro al mese. Ecco spiegato, forse, l’atteggiamento davvero tiepido del vescovo di Macerata e il silenzio della chiesa su questa vicenda orribile. Sulle indagini, ci sono state, indubbiamente, forti pressioni: mi ricordo che dopo la scoperta dell’orribile omicidio lo stesso Ministro Orlando fece visita alla Procura di Macerata. Avevo chiesto, recentemente, di accedere all’appartamento degli orrori con i miei consulenti: mi è stato negato. Perché? Gli inquirenti hanno accertato che Pamela non è morta di overdose. Ma per almeno due coltellate al fegato. E un collaboratore di giustizia, il cui nome è segreto, ha dichiarato che Oseghale gli ha confidato di essere un membro della mafia nigeriana. Macerata è risultata essere stata divisa in tre zone di spaccio: non credo sia un caso che essa si trovi a metà strada tra Padova e Castel Volturno, due centri proprio della mafia nigeriana.
Condanna
Per Innocent Oseghale è stato richiesto l’ergastolo e diciotto mesi di isolamento. Fra lui e il fine pena mai, però, oggi c’è ancora la Cassazione.
Seguici su Instagram cliccando QUI!