Filippo Addamo oggi è un uomo libero anche se all'età di 20 anni si è reso colpevole di uno dei delitti più disumani che si possano pensare!
Filippo Addamo oggi è un uomo libero anche se all’età di 20 anni si è reso colpevole di uno dei delitti più disumani che si possano pensare: quello contro la persona che l’ha partorito, sua mamma. Scopriamo cosa è accaduto quella tremenda mattina di marzo 2020.
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Chi è Filippo Addamo protagonista di una delle Storie maledette?
Filippo Addamo oggi è un uomo libero e forse non si getterà mai alle spalle la tragedia voluta non soltanto da lui ma anche di una sottocultura popolare. Lui è il figlio rabbioso che si è scagliato contro una madre colpevole di aver scelto una vita diversa da quella che gli altri avevano scelto per lei, famiglia compresa. Lui è il figlio che, oltre a nutrire dentro sé la rabbia per essere stato abbandonato dalla madre, è vittima lui stesso dei pregiudizi e del falso onore.
Ha sparato contro la mamma che lo ha partorito, in un mondo egoista e per nulla incline a darle la libertà di essere umano. Ha ucciso una madre e una donna, macchiando la sua vita del delitto più atroce e temendo che la mano dell’uomo possa mai compiere, contro lo stesso sangue che l’ha generato.
Una condanna a 17 anni di carcere per omicidio volontario, in Appello, confermata in Cassazione. Dal giugno 2019 Filippo Addamo è tornato in libertà. A Storie Maledette, alla stessa Franca Leosini, disse che la famiglia lo aveva perdonato, ma precisando:
A dire il vero, non so se lo hanno fatto per me, perché mi vogliono bene o se lo hanno fatto per perdonare in questo modo anche se stessi.
Età oggi
Oggi Filippo Addamo ha 41 anni. All’epoca del tremendo fatto ne aveva soltanto 20.
Tutta la vicenda dell’omicidio di Rosa Montalto
Una storia che termina il 27 marzo del 2000. Rosa Montalto viveva in una casa poco distante da quella dove viveva il marito con tre dei suoi quattro figli. Rimasta incinta a 15 anni, si era sposata con il classico matrimonio riparatore, ancora in uso nonostante i tempi contemporanei. A 35 anni era già diventata nonna, viveva per la famiglia, il marito e quattro figli. Lavorava come addetta alle pulizie per una cooperativa.
A 35 anni Rosa Montalto non ce la faceva più di condurre una vita con troppe regole e una mentalità priva di strumenti culturali, frutto di un retaggio familiare imposto, per certi versi, dalla società. E così aveva lasciato la famiglia, il marito e quattro figli, per andare a vivere con Benedetto, un amico ventiquattrenne del figlio Filippo.
Per lei abbandonare la famiglia non è stato per niente facile ma voleva vivere e assaporare la vita, finalmente libera. La storia tra Rosa e Benedetto durò appena venti giorni, giusto il tempo per far assaporare alla donna cosa voleva dire respirare la libertà dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera. Nel frattempo era stata messa sotto accusa da tutta la famiglia. Nonostante questo aveva comunque deciso di tornare dai figli ma non dal marito: andò a vivere in un’altra casa, con tre dei suoi quattro figli. L’altro, quello rimasto a vivere con il padre, era proprio Filippo.
La vita prosegue ma non dura molto. Rosa Montalto aveva scelto di cominciare una nuova vita. Frequentava altri uomini. Il 20enne non lo sopportava: sospettava perfino che la madre si prostituisse. All’alba del 27 marzo del 2000 l’aveva quindi aspettata sotto casa. La donna era salita sulla sua 126 gialla, stava per mettere in moto quando Filippo le si era parato davanti. La discussione, l’ultimo litigio. Un colpo solo, alla nuca. Una vera e propria esecuzione. Rosa Montalto aveva 38 anni. Filippo invece ne aveva 20.
Quale era la colpa della donna e mamma, se così vogliamo chiamarla? Era quella di vivere una vita libera, con altri uomini, dopo la separazione dal marito.
Filippo subito dopo quel tragico e inconcepibile gesto andò al lavoro. Fu lì che lo trovarono gli investigatori, ai quali confessò:
Sono stato io, ero geloso.
Come accolse il resto della famiglia la drammatica fine della loro mamma?
La figlia della vittima, cui venne chiesto se sarebbe andata a trovare la mamma al cimitero, rispose:
Cosa dovrei andare a fare? A sputare sulla tomba di mia madre?
Il marito non andò al funerale della moglie.
Filippo Addamo è stato condannato a 17 anni di reclusione per omicidio volontario, oggi è un uomo libero. È tornato in libertà dal giugno 2019.
Intervista di Franca Leosini
Franca Leonsini intervista Filippo Adamo, già incontrato nel 2004 nel penitenziario Bicocca di Catania, dove era recluso. L’uomo è libero dal 2019, dopo essere rimasto in carcere 17 anni.
La giornalista tornerà a raccontare la vita di Addamo anni dopo la puntata speciale di Storie Maledette, nel suo nuovo programma Che fine ha fatto Baby Jane? questa volta su Rai2 e in prima serata. Una nuova trasmissione che vuol raccontare il secondo atto delle storia:
Capire come queste persone, responsabili di un gesto tragico spesso lontano dalla loro realtà umana, oggi libere o in regime di articolo 21 (il lavoro all’esterno del carcere, ndr), vivano il rapporto con la loro vicenda drammatica e con la società.
Franca Leosini ricostruisce ora il destino di alcuni di quei protagonisti, provando a scoprire in che misura, dopo aver scontato la pena, siano riusciti a riprendersi la loro vita, quell’esistenza spezzata, insieme ad altre, dall’antica colpa.
Nel nuovo studio televisivo la giornalista napoletana ripercorre la vicenda umana e giudiziaria del protagonista della puntata, il cui volto è svelato soltanto quando lo spettatore viene riportato al presente. La prima puntata è dedicata a Filippo Addamo, che Leosini incontrò per la prima volta 17 anni fa, nel penitenziario Bicocca di Catania: aveva 23 anni, nel marzo del 2000 aveva ucciso la madre Rosa con un colpo di pistola alla nuca. Da giugno 2019, dopo aver scontato per intero la sua pena, l’uomo è tornato in libertà:
Alle 5 di quel tragico mattino Filippo andò dalla madre, che amava profondamente, per affrontarla dopo aver scoperto che era l’amante di un suo amico di 25 anni… Voleva compiere un gesto di intimidazione? Ci andò però con la pistola carica. Oggi si è rifatto una vita, si è costruito una famiglia, ha un bambino piccolo, ma non ha superato la colpa, non è libero nell’anima: ci sono conti che non si chiudono.
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