Ruggero Vio, chi è il papà di Bebe Vio? Ecco tutto quello che c'è da sapere sul padre della giovane e talentuosa campionessa.
Bebe Vio abbiamo imparato a conoscerla bene, ma cosa sappiamo di Ruggero Vio, suo padre?
Bebe Vio è di nuovo oro nella finale del fioretto individuale, categoria B, alle Paralimpiadi di Tokyo. Si tratta di un altro grandissimo trionfo per l’atleta nata a Venezia il 7 marzo del 1997 e colpita da una meningite fulminante a soli undici anni. Se di lei, volto notissimo dello sport e della tv, sappiamo tutto, decisamente meno sotto ai riflettori è invece la sua famiglia. Per esempio, cosa si sa del padre di Bebe, Ruggero Vio? Scopriamolo insieme!
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Ruggero Vio, chi è il papà di Bebe? Età e lavoro
Il papà di Bebe Vio, Ruggero, è una persona molto riservata. Ha rilasciato interviste parlando della storia e dei successi della figlia ma non si è mai lasciato sfuggire informazioni sulla propria vita privata. Infatti non ci sono notizie sul lavoro che svolge attualmente, sappiamo soltanto che è nato il 28 novembre 1967 e oggi ha 54 anni.
Ruggero Vio, il papà di Bebe Vio, non è presente su Instagram ma ha un profilo Facebook che aggiorna costantemente postando i successi della figlia campionessa. Appare molto orgoglioso della sua Bebe e, del resto, come potrebbe non esserlo? QUI il suo profilo Facebook.
Ruggero Vio, chi è il papà di Bebe? Curiosità
Bebe Vio, neo-campionessa paralimpica a Tokyo 2021 nel fioretto individuale di categoria B, è molto legata a suo papà Ruggero. Nelle interviste che rilascia in tv come alla stampa, non perde occasione per parlare del loro bellissimo rapporto che è emerso chiaramente anche se non soprattutto nei momenti più bui, quelli della malattia che l’ha colpita (una meningite fulminante che le ha devastato gli arti a soli undici anni). Ecco le parole della giovane campionessa a Che Tempo Che Fa quando raccontò un aneddoto incredibile:
Dopo l’amputazione, volevo suicidarmi. Mio papà mi ha chiesto ‘E come avresti intenzione di suicidarti?’ e io ‘Ora mi butto giù dal letto’. Ammetto di avere un letto americano, quindi è molto alto, ma ovviamente non abbastanza. Faccio per buttarmi giù, lui non ci credeva, mi ha preso al volo e mi ha rilanciata su e poi mi fa: ‘Bebe scusami, buttandoti giù dal letto non ti suicidi ma ti fai ancora più male e poi vieni a me a rompere le palle. Se vuoi me lo dici, siamo al secondo piano e ti porto alla finestra. Se ti butti da lì è sicuro’. “Io rimasi così: avevo 11 anni, volevo suicidarmi e mio padre mi diceva ‘Guarda, il letto non funziona, se vuoi ti porto alla finestra’. A quel punto mi disse: ‘Bebe, ma non rompere le palle che la vita è una figata!’. E io sono rimasta lì a pensare che la parte dura era finita e a quel punto era tutto relativamente in discesa. È stata questa frase a illuminarci.