Urso e Gabbani, la classifica di Sanremo non conta se non vendi dischi

Francesco Gabbani e Alberto Urso hanno raggiunto l'apice della classifica di Sanremo, ma in quella di vendita faticano: perché?

Partiamo da alcuni dati: Francesco Gabbani, che ha partecipato all’ultimo Festival di Sanremo con il brano Viceversa, nella classifica finale (che è la somma dei voti della sala stampa, della giuria demoscopica, dell’orchestra e del televoto) si è posizionato secondo; per il pubblico da casa, però, era primo. Alberto Urso, classificatosi quattordicesimo, per il pubblico da casa, invece, era secondo. Risultati importanti, dunque, che male si conciliano con quelli della classifica di vendita.

Urso, Gabbani, primi a Sanremo, ma poi?

 

Francesco Gabbani primo e Alberto Urso secondo, questo avrebbe voluto il cosiddetto pubblico sovrano. I risultati, però, sono stati sovvertiti dalle altre giurie, dunque Gabbani si è dovuto “accontentare” del secondo posto e Urso, suo malgrado, del quattordicesimo. Le cose, però, stanno in maniera sensibilmente diversa: lo stesso pubblico che avrebbe voluto vedere i due artisti ai vertici della classifica di Sanremo non li supporta (o non li ha supportati) nella ben più importante classifica di vendita.

Andiamo con ordine: qualche mese fa, esattamente sul finire della primavera 2019, Gabbani si è proposto al pubblico con un nuovo singolo, È un’altra cosa, passato quasi del tutto inosservato. Il brano non ha avuto fortuna in radio e ha venduto un numero di copie davvero irrisorio. In autunno, il cantante toscano ha proposto il brano Duemiladiciannove, che ha ricevuto – ancora una volta – un’accoglienza piuttosto tiepida.

Veniamo ad Alberto Urso: dopo averlo supportato a Sanremo e avergli permesso di raggiungere la seconda posizione, il suo pubblico sembra avergli voltato le spalle. Sì, perché il brano Il Sole ad Est ha debuttato alla posizione numero 71 nella classifica di vendita Fimi. Non solo: l’album omonimo, ripubblicato dopo la partecipazione al Festival, si è classificato solo ventunesimo. Il disco, uscito durante lo scorso autunno, aveva avuto vita breve in classifica e Sanremo rappresentava un ottimo mezzo per riproporlo al pubblico più ampio e nazionalpopolare di Sanremo (che si è sempre mostrato sensibile al belcanto).

Il pubblico dei talent che uccide la musica

 

La domanda, dunque, sorge spontanea: com’è possibile che Gabbani e Urso abbiano raggiunto l’apice della classifica di Sanremo, ma facciano così tanta fatica nelle classifiche che contano? La classifica del Festival è puramente simbolica, quella di vendita – invece – determina il destino di un cantante. Sì, è vero che i tempi sono cambiati, che la musica rappresenta appieno la velocità con cui tutto si trasforma e il modo di fruirne e di decretarne il successo (o l’insuccesso) è diverso. Oggi la musica è liquida, si ascolta online, si consuma in una manciata di click e non si vende (solo) nel modo canonico.

È altrettanto vero, però, che i risultati ottenuti a Sanremo dai due artisti stridono fortemente con i risultati in classifica. Il problema, mi permetto di dire, è il pubblico. Anzi, per la precisione, il pubblico forgiato dai talent show, dove la musica è mero contorno, perché quello che conta è il personaggio, anzi, la sfida tra personaggi, dunque il televoto. Non il contenuto, ma il contenitore. Un pubblico superficiale, diseducato all’arte, al suo valore e al suo prezzo, che spende 0,50 centesimi per supportare un artista tramite il televoto, ma si guarda bene dallo spendere 0,99 centesimi per acquistare la sua canzone.

A cosa serve, dunque, ottenere il secondo posto a Sanremo se, di fatto, il brano non interessa a nessuno? L’arte, in questo caso la musica, è un lavoro, non un hobby, ma la gente fatica a capirlo. E a pagarne le spese, ovviamente, sono gli artisti.

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