Dopo le riprovevoli parole contro Davide Misiano, Riki ha chiesto scusa, ma - come spesso accade - la pezza è peggio del buco: che vergogna.
Dopo gli insulti riprovevoli di Riki a un giornalista che aveva criticato, con ironia e leggerezza, il suo testo di Sanremo, il cantante ha chiesto scusa. Si fa per dire, perché – come spesso accade – la pezza si è rivelata peggio del buco. Ecco le sue parole su Instagram.
Riki ci ha provato, ma…
Ripercorriamo brevemente i fatti: Riki, dopo aver letto il commento di Davide Misiano a proposito del testo della sua Lo sappiamo entrambi, lo ha attaccato duramente con insulti ignobili. Ecco le parole volgari con cui ha apostrofato l’autore di All Music Italia:
Sai cosa? Sono bello e intelligente. Andate in crisi voi brutti e ‘intellettuali’. Tu sei pure checca e le checche per definizione sono frustrati. Si vede dal tuo sguardo in quella foto.
Travolto dalle critiche, il cantante dapprima ha eliminato il commento e poi ha chiesto scusa. A suo modo. Ecco cosa ha scritto su Instagram:
Viviamo nel paese delle contraddizioni. Dopo il video di Gossip (Cap. 4) ho passato una settimana a sentirmi dire “che schifo il video che hai fatto, baci i maschi”. Ho messo dei poster che invitavano a scriverci sopra e mi hanno disegnato sopra piselli e chiamato “frocio” (Cap. 2). Ho passato dei periodi recenti in cui l’insulto più utilizzato era “bimbominchia” e “finocchio”. Ho creato un billboard gigante (Cap. 5) con quel titolo proprio per far riflettere sul odio che si scatena nel web. Ho passato dei periodi a scuola in cui alcuni ragazzini mi chiamavano ricchione e mi picchiavano. Ho fatto design allo IED di Milano, tantissimi compagni erano omosessuali. Ho aperto tre start up e in una di queste uno dei miei soci è gay. Ho lavorato e lavoro tuttora con colleghi omosessuali. Nessuno mi ha mai pensato omofobo. Il successo di un artista viene determinato anche dalla RESISTENZA e dalla PAZIENZA, però ricevere critiche e insulti oggettivamente ingiusti non è corretto. Ho sbagliato, “checca isterica” se viene detto a me va bene e nessuno può lamentarsi, se lo dico io a chicchessia succede il putiferio. Ieri sicuramente sono caduto nella provocazione: capita di sentirselo dire da amici, di dirlo, di usarlo con altri significati ma sui social ha un altro suono, un altro peso e capisco che può offendere. Se qualcuno si è sentito offeso mi scuso, io non sono omofobo, ma credo che intorno a questo argomento ci sia tanta ipocrisia.
Caro Riki, abbiamo qualcosa da dirti…
Dunque, caro Riki, abbiamo alcune cose da dirti:
Primo punto: la giustificazione «Conosco tanti omosessuali, lavoro con loro e mi trovo bene» è la più patetica che potessi utilizzare; il fatto che tu conosca e addirittura lavori con degli omosessuali dovrebbe assolverti dalle tue colpe?
Secondo punto: dici che anche a te sono stati rivolti insulti omofobi; con che leggerezza, dunque, riesci a offendere qualcuno con la stessa violenza che dici di aver subito?
Terzo punto: dici «Se vengo insultato io, va bene e nessuno può lamentarsi»; perché non ti sei lamentato quando sei stato insultato, anziché utilizzare l’arma del vittimismo adesso che sei in torto marcio?
Quarto punto: dici «capita di sentirselo dire da amici, di dirlo, di usarlo con altri significati»; non sappiamo che amici tu abbia, che linguaggio utilizziate, ma “checca frustrata” ha un solo significato ed è sempre riprovevole.
Quinto e ultimo punto: hai concluso con «Se qualcuno si è sentito offeso mi scuso»; chiariamo, nel caso ce ne fosse bisogno, che il “se” è fuori luogo, perché, sì, una persona è stata offesa pesantemente e, insieme a Misiano, tante altre che ogni giorno vengono umiliate e denigrate per il loro orientamento sessuale (vero o presunto).
Caro Riki, le tue scuse non hanno alcun valore. Ritenta, sarai più fortunato.