Perché ci piace rivedere un film più e più volte? Cogliere tutti i particolari, alla prima vista, è impossibile. Rivedere più volte qualcosa vuol dire essere disposti a prestare più attenzione.
Perché ci piace rivedere un film più e più volte?
Ci sono opere e paesaggi che meritano davvero di essere visti. E poi rivisti, visti nuovamente, osservati bene e guardati ancora. Alcuni quadri, monumenti, luoghi sono così ricchi di significati che una sola visione non basta.
Ci sono anche esseri umani così intensi, belli, pieni di sapori, che rimirarli diventa un piacere da riprovare, perché un’unica occhiata non riesce a soddisfare i sensi.
Cogliere tutti i particolari, alla prima vista, è impossibile. È come pensare di aver compreso una situazione dopo averne ascoltato pochi dettagli. Certo, non tutto ciò che viene definito opera d’arte è degno di attenzione reiterata. Ci sono cose che già vedere una volta è uno spreco di tempo. Dipende da quello che incontra il nostro gusto. Ma, se una cosa/persona/opera ci piace, la voglia di rivederla è grande.
Molti amano rivedere i film prediletti, o rileggere i libri che li hanno maggiormente toccati. Alcuni rivedono le stesse immagini così tante volte da imparare a memoria intere scene di film. Perché il piacere dato dalla visione di un film, che si conosce a memoria, non scaturisce dalla novità della trama o dalla sorpresa.
No. L’essere umano, come già aveva scoperto Freud con la coazione a ripetere, trae godimento dal reiterarsi di un’esperienza, perché il ripetersi di un’identica situazione produce un’emozione rassicurante. Lo assicura Cristel Russel, docente di marketing presso l’Università di Washington, che ha studiato il meccanismo della “fruizione ripetuta”.
Il meccanismo della fruizione ripetuta
Ostinarsi a vedere lo stesso film non è da pazzi nevrotici, ma è un comportamento tipico della specie umana, che sembra tranquillizzarsi quando può prevedere la conseguenza di un’azione. Contrariamente all’idea che il brivido e la ricerca di stimoli siano una delle chiavi del comportamento umano, questa ricerca conferma la tesi secondo cui l’abitudine e la poco propensione al rischiare siano le linee guida dell’agire.
Questa pratica, presente fin dalla più tenera età, ci tiene compagnia per tutta la vita. Rendendo i pavidi ancor meno coraggiosi e impedendo, di fatto, che grandi e belle scoperte giungano a compimento.
Ma rivedere più volte qualcosa vuol anche dire essere disposti a prestare più attenzione. Vuol dire prendersi il tempo per studiare a fondo ciò che si sta guardando e assaporare il piacere di notare, ogni volta, qualcosa di nuovo. È una facoltà tipica dei registi e dei poeti, che usano la contemplazione e l’acutezza della loro capacità visiva per trasformare uno stimolo in una nuova opera d’arte. Per farlo, però, c’è bisogno di tempo e silenzio interiore. Per questo sono nate le muse, creature che, con la loro sola presenza, sono in grado di suscitare sensazioni inedite ad ogni sguardo. Che va nutrito con tante apparizioni, reiterazioni, immagini e poi ripetuto, ripetuto, ripetuto…
La prossima volta che vi viene voglia di rivedere per la quarantesima volta il vostro film preferito, perché c’è una scena/un attore/un’attrice che vi fanno impazzire, o che volete rimirare il video che vi fa destare gli ormoni e perdere il sonno, e tutti, intorno a voi, invocano pietà, perché cominciate a sembrare dei quindicenni in calore, difendetevi dicendo che vi state prendendo il tempo necessario a contemplare in modo degno l’opera, perché avete intenzione di creare qualcosa di meraviglioso e utile per il genere umano. Poi chiudetevi nella vostra stanza, soli, e sentitevi liberi di guardare e riguardare, fino alla nausea. Quella degli altri…