Le dichiarazioni di Alfonso Signorini sul delicato tema delle molestie sessuali rivelano quanto siamo ancora irrimediabilmente indietro.
Ieri sera, al Grande Fratello, è avvenuto un fatto molto grave. Vi prego di non soffermarvi su dove sia avvenuto l’episodio in questione, quanto sull’episodio in sé, che non racconta quasi nulla del reality, ma dice molto sulla totale incoscienza che si ha su un tema delicato e di grande attualità come quello delle molestie sessuali.
Riassumo brevemente i fatti: una concorrente del reality, Zeudi Di Palma, ha accusato un altro concorrente del programma, Emanuele Fiori, di essere entrato nel suo letto e di averla toccata senza il suo consenso. Durante la diretta di ieri sera, Fiori si è scusato con la coinquilina, spiegando che il suo intento era assolutamente giocoso e che non aveva alcuna intenzione di mancarle di rispetto.
Alfonso Signorini rivela che sappiamo troppo poco sul tema delle molestie sessuali
L’intervento di Signorini, poi, ha rivelato tutta la sua inadeguatezza, ignoranza e superficialità rispetto al tema delle molestie. Il conduttore, infatti, ha detto: «Emanuele non aveva nessun tipo di intenzione di molestarti a livello sessuale. Però, esistono tanti tipi di molestie. Ciò che per una persona non è molesto, per l’altra persona può esserlo. (…) La sensibilità del singolo deve essere rispettata, senza se e senza ma. Ci vuole rispetto. Anche il fatto che tu non te ne sia accorto, questa cosa infastidisce. Nessuno dubita che tu sia un molestatore, ma da uomo dovevi essere più sensibile».
È tutto profondamente e pericolosamente sbagliato. Innanzitutto, l’intenzione del molestatore non è la prima cosa su cui vanno puntati i riflettori: la non intenzionalità non rende meno grave una molestia e non toglie la responsabilità della colpa a chi l’ha commessa. Poi: una molestia, così come una violenza, non è tale perché così la percepisce la vittima, ma è tale a prescindere. Insomma, non è la percezione della vittima a trasformare un gesto in violenza: toccare un corpo di una persona senza il suo consenso è una molestia a prescindere dalla reazione di chi subisce. Perché una reazione potrebbe non esserci affatto (per paura, per incoscienza, per cultura) e questo di certo non cambierebbe lo stato delle cose.
Per tanto tempo, molte vittime non hanno riconosciuto quello che hanno subito perché non c’era la consapevolezza che si trattasse di violenza: certe avances erano viste come una lusinga e non come un abuso; certe mani allungate sul corpo delle donne erano considerate un fatto normale, quasi inevitabile. Insomma, una certa cultura maschilista era talmente radicata da non rendere visibile la violenza nemmeno alle donne stesse.
Alfonso Signorini non ne ha azzeccata una: serve consapevolezza, non sensibilità
Dunque, chi denuncia una molestia non è perché è eccessivamente sensibile, ma perché è consapevole. E non è vero nemmeno il fatto che infastidisca che il carnefice non si sia accorto del proprio gesto (visto che era mosso da intenzioni giocose), semmai preoccupa: com’è possibile pensare che sia lecito allungare le mani sul corpo di un’altra persona, senza che ci abbia dato il permesso di farlo? Ma questo Signorini non può saperlo, visto che – evidentemente – lui stesso non ha riconosciuto la molestia in questione.
No, non è vero che “da uomini” bisogna essere più sensibili, perché è troppo comodo, fuorviante e insidioso ridurre una molestia a una mancanza di sensibilità dell’uomo di fronte a una (eccessiva) sensibilità della donna: è il solito cliché che descrive il genere femminile come più attento alle sottigliezze e quello maschile decisamente più distratto e superficiale. È una narrazione vecchia, stantia e ingannevole.
Una molestia, come una violenza, è tale a prescindere dall’intenzione del molestatore e dalla sensibilità della vittima. Partire da questo presupposto, che è vero e incontestabile, è l’unico modo che abbiamo per cambiare una società in cui agli uomini viene chiesto di essere più sensibili e alle donne meno.