Francamente ha sollevato il problema della disparità che subiscono le donne nella musica e la vicenda di Naska e Annalisa la conferma.
Proprio pochi giorni fa, la cantautrice Francamente, dal palco di X Factor, sollevava una questione delicata e complessa: quella della disparità di trattamento che subiscono le artiste donne all’interno dell’industria musicale. Francamente è stata sommersa da insulti feroci, che avrebbero voluto – immagino – delegittimare le sue parole, invece le hanno confermate.
Naska e Annalisa: notate qualche differenza?
Intanto, sabato scorso, il cantautore Naska si è esibito per la prima volta al Forum di Assago di Milano. Per l’occasione, durante la performance, ha cantato nudo, indossando soltanto uno slip color carne con attaccato sopra un calzino per coprire le parti intime. Veniamo al punto della questione e partiamo da una domanda che – lo so già – vi apparirà retorica e pretestuosa (ma vi chiedo di seguire il mio ragionamento fino alla fine): e se l’avesse fatto una donna?
Bene, le donne l’hanno fatto, lo fanno. E ogni volta subiscono la violenza di chi non solo tenta di invalidarle come artiste («Se ti spogli è perché non hai talento»), ma anche come donne («Se ti spogli è perché vuoi vendere di più, quindi non hai dignità»). Partiamo da un assunto semplice: nessuno pensa che un uomo si spogli per le donne (quindi che metta in atto una forma di prostituzione per vendere più dischi o biglietti dei concerti), mentre si dà per scontato che una donna si spogli per un uomo (quindi che prostituisca il proprio corpo per vendere dischi o biglietti). Perché? Perché nella nostra società vige l’idea maschilista per cui la donna esista per l’uomo, che sia un suo oggetto, e che qualunque cosa faccia sia per soddisfare gli istinti di lui.
Continuiamo ad avere un problema con le donne, col corpo delle donne e con il ruolo delle donne e del corpo delle donne nella nostra società. Anche perché, al netto delle accuse di cattivo gusto, nessuno pensa a quella di Naska come a una forma di prostituzione, perché nessuno pensa che il suo corpo sia “proprietà” delle donne.
Come i giornali raccontato gli uomini e le donne: ecco un’altra forma di disparità
Ma non è finita qui: è indicativo anche il modo in cui i giornali parlano di Naska. Scrivono, giustamente, che il suo sia un omaggio ai Red Hot Chili Peppers, che in una loro storica esibizione cantarono nudi, con il calzino a coprire le parti intime. Quando si tratta delle donne, il trattamento è (ovviamente) diverso. Prendiamo il caso di Annalisa, nello specifico quando ha trionfato come fenomeno europeo dell’anno ai LOS40 Music Award: i titoli erano “Annalisa ritira il premio in reggicalze”, “Annalisa vince in reggicalze”. Nessuno scrive “Naska conquista il Forum con il pene a vista”; ci si affretta, anzi, a “giustificare” (e non servirebbe, perché è la sua espressione artistica) il suo outifit. Nel caso delle donne, invece, diventa una nota di demerito.
Nessuno, ad esempio, dice che Elodie, con i suoi show di respiro internazionale, si sia ispirata a leggende del pop come Madonna, ma si sottolinea che sia “sempre nuda”. Poi, se si prova a spiegare la disparità tra uomini e donne, tutto viene ridotto a una polemica. “Polemica del web”, nello specifico, così titolano i giornali: in questo modo diventa tutto più fumoso e impenetrabile e il problema, che di fatto esiste, diventa una specie di capriccio.
Sia ben chiaro: la mia non è una critica a Naska. Ben venga che lui si esprima come meglio creda e che, sul palco, sia libero di portare se stesso nel modo che ritiene più idoneo e coerente con la propria arte. Trovo fastidiosa e insostenibile la diversità di trattamento tra artisti uomini e donne. Una disparità che esiste e che, purtroppo, impedisce alle cantanti, alle cantautrici e a tutte le donne che lavorano nell’industria musicale di esprimere se stesse liberamente. Quelle che lo fanno vengono sminuite, denigrate e ridotte a un fenomeno (da baraccone): Naska, tra qualche giorno, tornerà a essere un artista e basta; Elodie, dopo anni, è ancora quella “sempre nuda”. Questo dovrebbe farci riflettere.