Andrea Spezzacatena, tutta la storia vera del ragazzo dai pantaloni rosa

Scopriamo tutta la dolorosa storia di Andrea Spezzacatena, il quindicenne vittima di bullismo e cyberbullismo!

Andrea Spezzacatena è il ragazzo morto suicida nel 2012 per esser stato bullizzato a scuola e sui social. Ecco tutta la sua storia.

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Possibile che ancora la società contemporanea non riesca ad accettare l’identità sessuale, l’etnia diversa dalla propria, la religione altrui? Andrea Spezzacatena era un ragazzo appena quindicenne che si è tolto la vita soffocandosi con una sciarpa, proprio perché non accettato e sbeffeggiato dai compagni.

Andrea non ha più retto gli insulti, le prese in giro di compagni di classe, dal vivo e sul web. Per bullizzarlo tramite social era stata addirittura creata con una pagina Facebook chiamata “Il ragazzo dai pantaloni rosa“. La motivazione? Il suo essere considerato eccentrico, indossando spesso indumenti di colore rosa, tra cui un paio di pantaloni, stinti per errore con la candeggina dalla mamma.

Quel drammatico giorno era il 21 novembre del 2012: il gesto estremo di Andrea è stato il culmine di un’escalation di insulti omofobi che lo stavano distruggendo dentro. Cosa è stato fatto per dare giustizia a quel ragazzo pieno di vita, la cui unica colpa era, appunto, non aver nessuna colpa? A distanza di dodici anni, della triste vicenda è stato girato un film che dovrebbe servire da monito affinché non accada più nulla di simile. Ecco tutta la storia di Andrea Spezzacatena!

Tutta la storia di Andrea Spezzacatena

La storia di Andrea è una storia che fa male a tutti. Fa male a tutti perché è una storia che, anche se non ti tocca da vicino, ti tocca dentro. Perché quel bambino da poco adolescente poteva essere “tuo figlio, tuo fratello, tuo nipote, tuo cugino, il tuo amico”. 

Andrea si vestiva di rosa ma aveva un male dentro. Apparentemente era un ragazzo solare, uno dei primi della classe, con ottimi voti. Con i suoi genitori aveva un rapporto sereno. Eppure quel mercoledì si è tolto da vita perché sconfitto dal male che lo corrodeva all’insaputa di tutti.

Appena sei giorni prima il drammatico gesto, il 14 novembre 2012, Andrea aveva compiuto quindici anni. Cosa ha potuto spegnere quel sorriso sereno e avido di un futuro felice? Un’azione del tutto inaspettata quella di Andrea, un gesto rimasto senza spiegazione per i suoi familiari per alcuni giorni. Fu la madre di Andrea, infatti, a scoprire cosa aveva portato il figlio a uccidersi.

Dopo la sua morte, dunque, la mamma entrò nel profilo Facebook del ragazzo e solo così riuscì a ricostruire tutto l’inferno del figlio. Andrea aveva vissuto un’angoscia tale, tra bullismo e cyberbullismo, da pensare a un’eterna sconfitta della vita.

Di dov’è

Andrea, il ragazzo che si è tolto la vita perché vittima di bullismo e cyberbullismo, viveva a Roma.

Madre

Teresa Manes, la madre di Andrea Spezzacatena, come abbiamo detto sopra, è stata la prima a scoprire dopo la tragedia quanto il figlio abbia potuto soffrire. Teresa si è mossa immediatamente per sensibilizzare le famiglie a non lasciare da soli i propri figli. Gira per le scuole e parla con gli studenti, consigliando loro di avere coraggio a denunciare ogni sopruso, non sottovalutando nessun episodio di prepotenza, capace di trasformarsi in bullismo.

Suo figlio è morto perché nessuno intorno a lui ha saputo cogliere alcun messaggio di malessere e davanti alla bara del figlio ha detto: “Lo hanno crocifisso come Gesù”.

Dopo la morte del ragazzo, Teresa ha commentato esasperata: “Se fosse stato un omosessuale, sono sicura che non avrebbe avuto remore a confessarlo, perché è stato educato da me e da suo padre nel rispetto verso tutti”.

Ancora oggi questa mamma si impegna attivamente per aiutare i ragazzi nel riconoscere e denunciare abusi e violenze.

Padre e famiglia

Tiziano Spezzacatena, il padre di Andrea, dopo la morte del figlio è rimasto solo. Fino al 20 novembre 2012 al terzo piano del palazzo nei pressi della ferrovia che porta alla stazione Ostiense della Capitale vivevano in quattro persone: lui, sua moglie, il primogenito Andrea e il minore, Daniele.

Sono stati proprio il padre e Daniele, di appena dieci anni, a trovare il corpo penzolante di Andrea, che aveva deciso di togliersi la vita appendendosi alle scale di casa con una sciarpa.

Dopo quel giorno, la famiglia non ha retto alla tragedia e la mamma, Teresa, è andata via con figlio più piccolo. Tiziano ha continuato a lavorare come parchettista e non si rassegna alla morte del figlio. Non si rassegna alle bugie che sono state dette sul conto del suo Andrea. Non si rassegna nel pensare al dolore che ha dovuto vivere il suo primogenito.

Tiziano desidera gridare al mondo intero che suo figlio non era omosessuale, che si era innamorato di una ragazzina, anche se non corrisposto: “Voglio dirlo per amore di verità, per amore nei confronti di Andrea. Morire perché ti bullizzano è un’infamia, morire perché ti scrivono sui muri di scuola che sei frocio e tu non lo sei è un’ingiustizia senza paragoni. Vivi subendo una prepotenza da cui non riesci a difenderti”.

Dal canto suo, se avesse saputo che nella scuola frequentata dal figlio si alimentavano odio e omofobia, non lo avrebbe scritto lì.

Scuola

Andrea frequentava il Liceo Scientifico Cavour di Roma, molto vicino al Colosseo. Tra i banchi di quel luogo che avrebbe dovuto garantirgli sicurezza e formazione, Andrea era chiamato da tutti “il ragazzo dai pantaloni rosa” mentre una professoressa, quasi deridendolo, avrebbe detto che Se il ragazzo si dipinge le unghie non può non essere deriso“.

Alla domanda se la storia di Andrea sia riuscita a insegnare qualcosa, rivolta al padre del ragazzo da un giornalista di Repubblica, il genitore ha detto: “La scuola non ha fatto molto per diffonderla. Capisco che è difficile, oggi. Sono gli anni di Facebook, la grande solitudine di Facebook. Ricorderà quella pagina cattiva, “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, che qualcuno aveva costruito contro mio figlio? Lo stavano distruggendo, e non poteva farci niente. Peccato che quel sito l’abbiano chiuso subito, su richiesta dell’Arcigay: poteva servire alle indagini”.

Chissà quante angosce tra quelle mura ha vissuto Andrea!

Colpevoli

Per la morte di Andrea, secondo i magistrati, non ci sono stati colpevoli, anche se erano in parecchi intorno a lui a dedicargli messaggi al veleno via web e dal vivo. Nella pagina social chiunque poteva commentare, deridendo ogni sua azione e modo di essere. Andrea, quei pantaloni stinti per un errore di lavaggio, continuava a metterli perché gli piacevano e non pensava di dover rendere conto del suo modo di abbigliarsi o di essere.

Processo

Il processo giudiziario non ha dato giustizia alla morte di Andrea Spezzacatena poiché si è chiuso con la negazione sia del bullismo sia dell’omofobia. Su disposizione dell’Osservatorio di Polizia contro gli atti discriminatori, la pagina Facebook creata per bullizzare Andrea, chiamata Il ragazzo dai pantaloni rosa, è stata chiusa.

Secondo i giudici che si sono occupati della vicenda, Andrea “si sarebbe suicidato per un amore non corrisposto o addirittura a causa della separazione dei genitori”.

Film Il ragazzo dai pantaloni rosa

Della drammatica vicenda di Andrea Spezzacatena, la regista Margherita Ferri ha diretto il film intitolato Il ragazzo dai pantaloni rosa, proprio richiamando la pagina Facebook tramite cui il ragazzo ha ricevuto insulti e minacce.

Protagonista femminile, nel ruolo di Teresa, è Claudia Pandolfi, mentre a indossare i panni di Andrea c’è il giovane Samuele Carrino. Il film è ispirato al libro Andrea oltre il pantalone rosa, scritto dalla mamma coraggio, che ha mostrato consensi sia alla sua realizzazione sia alle scelte di sceneggiatura e interpreti.

Presentata in anteprima a decine di classi alla Festa del Cinema 2024, nella sezione Alice nella Città, dalla platea si sono alzati insulti omofobi, commenti spregevoli e fischi, mostrando una scarsa sensibilità verso gli argomenti trattati.

Gli studenti presenti in sala non pare abbiano colto il messaggio del film, palesando messaggi del tutto disarmanti e preoccupanti. Il tutto andato avanti con il silenzio assoluto dei loro professori, presenti alla proiezione.

Il film è disponibile alla visione nel grande schermo tutti i cinema dal 7 novembre 2024.

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