Beatrice Luzzi, al Grande Fratello, ha detto una frase pericolosa. Purtroppo, però, non è solo una frase: dietro c'è una cultura da sradicare
Quello che è successo ieri sera al Grande Fratello è di una gravità e pericolosità inaudite: Beatrice Luzzi, parlando di Shaila Gatta, una concorrente del reality che si diverte a giocare con Lorenzo Spolverato e Javier Martinez, provocandoli con la sua passione per il ballo, ha fatto delle affermazioni degne della peggior misoginia. Il tutto sotto lo sguardo compiaciuto di Alfonso Signorini.
Ecco le sue parole: «La donna è libera sì, ma in una situazione di quel genere la sua libertà finisce dove la sua provocazione diventa irrispettosa nei confronti dei maschi che comunque sono lì e devono controllare degli impulsi inevitabili e naturali. Va bene essere artisti e va bene essere liberi, ma un po’ di rispetto e di pudore in più non guasterebbe» (clicca QUI per il video).
Dietro la frase di Beatrice Luzzi c’è una cultura da abbattere
Secondo Luzzi, la libertà di una donna finisce là dove c’è un maschio che non sa controllare i propri istinti, definiti addirittura inevitabili e naturali. Questa affermazione è pericolosa, perché è alla base della cultura dello stupro, che altro non è che l’utilizzo di un linguaggio misogino, l’oggettivazione del corpo delle donne, la stigmatizzazione dei comportamenti sessuali delle donne e, soprattutto, la colpevolizzazione della vittima quando subisce «gli impulsi inevitabili e naturali» degli uomini. Questa cultura, insomma, dà alla vittima la responsabilità di quello che subisce da parte degli uomini.
È grave che passi un messaggio di questo tipo, perché il sottinteso è che la donna non sia affatto libera, ma subordinata all’uomo, ai suoi «impulsi», che – in quanto tali – non possono essere controllati. In altre parole, la donna è responsabile delle reazioni dei maschi, rischiando addirittura di diventarne colpevole, perché loro potrebbero reagire.
Parliamo tanto dell’importanza del consenso, del fatto che gli «impulsi» degli uomini non abbiano mai alcuna giustificazione né attenuante, poi arriva una donna e davanti a milioni di telespettatori fa un’affermazione che annulla tutti gli sforzi che abbiamo fatto finora per parlare di violenza sulle donne come un fenomeno sistemico, in cui l’uomo – in quanto tale – pensa di avere il controllo sulla donna e sul suo corpo, come fossero una sua proprietà.
Non è solo una brutta pagina di tv: le parole di Beatrice Luzzi sono gravi e pericolose
Per Luzzi, non è l’uomo a essere irrispettoso nel momento in cui ha degli «impulsi inevitabili e naturali», ma la donna che lo provoca ballando. Non è l’uomo che deve avere pudore nel momento in cui sente degli istinti «inevitabili e naturali», ma la donna, che può essere libera solo e soltanto nel recinto costruito dagli uomini.
Insomma, diciamo sempre che una donna può vestirsi come vuole, uscire all’orario che le pare, truccarsi come preferisce, ubriacarsi, fare tardi la notte, sedurre un uomo e all’ultimo istante non dare il proprio consenso, semplicemente perché ha cambiato idea, poi, in diretta nazionale, davanti a milioni di persone, si afferma il contrario, ovvero che la donna non è libera e che «in una situazione del genere» (come se l’essere chiusi in una casa rendesse l’uomo meno responsabile delle proprie azioni) debba rispettare gli istinti dei maschi.
Questa non è solo una pessima pagina di tv, non è solo un reality show che «basta non guardare», non è un’opinione che va rispettata: è una cultura che ancora oggi, nel 2024, fatichiamo a estirpare. È una cultura che ha fatto vittime e continua a farle. È qualcosa che non possiamo più permetterci.