Nuove perizie sull'audio delle violenze di Emanuela Orlandi fanno emergere un nome su tutti: ecco di chi si tratta
Il caso di Emanuela Orlandi torna a far discutere: l’audio delle sevizie è stato sottoposto ad altri esami e oggi spunta un nome. Cosa sta succedendo?
La scomparsa di Emanuela Orlandi continua a essere attorniata dal mistero e l’audio compromettente fornisce nuovi spunti per le indagini: stiamo parlando di un audiocassetta consegnata all’ANSA domenica 17 luglio 1983, a meno di un mese dalla sparizione della giovane romana.
Una copia di questo audio era stata invece fatta recapitare in Vaticano solo tre giorni prima, abbandonata lungo il colonnato di Piazza San Pietro. In quell’occasione, alcuni funzionari della Santa Sede l’avevano racconta e fatta sparire. Ma perché oggi, a oltre 40 anni dalla scomparsa di Emanuela, si torna a parlare di questo inquietante audio?
Sul caso, ovviamente, indaga anche Chi L’ha Visto che da tempo si occupa di questa sinistra sparizione. Di recente, l’ex terrorista Ali Agca ha riferito alcuni risvolti importantissimi che potrebbero portare a una svolta nelle indagini. Al momento, però, si brancola ancora nel buio: cosa è successo davvero?
L’audio delle sevizie su Emanuela Orlandi torna a far discutere
Nel lato A del famoso audio presumibilmente di Emanuela Orlandi si sente un comunicato letto da voci maschili; le persone registrate nella cassetta lanciano un appello in cui richiedono la liberazione di Ali Agca in cambio della liberazione della ragazza. Nel lato B, invece, si sentono i lamenti di una giovane.
Secondo alcuni, fra cui i membri della famiglia Orlandi, si tratterebbe proprio della voce di Emanuela. Nell’audio si sente una donna dire: “Lasciami dormire” e poi “No, così mi fai male”. Oggi, proprio per quanto riguarda quest’audiocassetta ci sarebbero importanti novità: perché?
Secondo quanto riporta il Corriere dell Sera, i dati più interessanti di questo messaggio vocale sarebbero rimasti nella sottotraccia del nastro; facendo una perizia su alcuni dati, si avrebbe la conferma che il personaggio che parla nel lato A dell’audio potrebbe esser stato davvero in contatto con i rapitori della ragazza romana.
Stando alle recenti indiscrezioni, a seguito di una perizia fonica è emerso che – con una corrispondenza del 78% – la voce nell’audio delle sevizio su Emanuela Orlandi sarebbe quella di Marco Accetti. A quanto pare, per manifestare compatibilità fra le voci basterebbe un 55%. La persona in questione è già nota nel caso della giovane scomparsa da Roma nel 1983.
Cosa c’entra Marco Accetti?
Marco Accetti è un nome noto nella vicenda di Emanuela Orlandi; inizialmente è stato considerato come uno dei tanti mitomani che hanno voluto attribuirsi qualche responsabilità nella sparizione della giovane. Con il passare del tempo, però, il personaggio in questione è tornato a più riprese nella vicenda.
Accetti potrebbe essere una pedina operativa nel caso Orlandi: nel 2013 si è anche autodenunciato alla Procura di Roma, dichiarandosi coinvolto nella sparizione di Emanuela. In quell’occasione aveva raccontato di conoscere i rapitori, ma di non voler fare i nomi per paura di ritorsioni.
Dopo due anni e mezzo di indagini, poi, è stato prosciolto. Sarebbe dovuto esser processato per calunnia e autocalunnia, anche se in realtà il procedimento non è mai stato aperto. A collegarlo al caso, comunque, ci sarebbero diversi dettagli e oggi anche il famoso audio delle sevizie. Fra questi anche l’essere in possesso del flauto che Emanuela suonava, lo stesso apparso nelle celebri foto appese per tutta Roma.
Interpellato in prima persona sul rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, altro caso di scomparsa mai risolto, proprio Accetti ha dichiarato quanto segue: “Ho partecipato al rapimento delle ragazze. Insieme a personaggi della malavita, dei servizi segreti occidentali con qualche infiltrato della Stasi e degli ambienti ecclesiastici, soprattutto del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa”.
Qual era la finalità del rapimento? Accetti ha rivelato: “Si voleva salvaguardare il dialogo con l’Est, in sintonia con la Ostpolitik del cardinale Casaroli: la liberazione di Agca sarebbe dovuta essere soltanto un’illusione per fargli ritrattare le accuse verso i bulgari, emerse dopo l’incontro con alcuni agenti di Sisde e Sismi nel dicembre 1981”.
E ancora: “Inoltre c’era la volontà di fare pressione ai vertici della Chiesa per eliminare monsignor Marcinkus, dopo i fatti dello Ior”. Le parole di Marco Accetti, comunque, non sono mai state considerate attendibili e ritenute troppo spesso incoerenti. A cosa porteranno le nuove perizie sull’audio compromettente?