Una riflessione sulla vicenda che coinvolge Maria Rosaria Boccia e Sangiuliano: perché si fa così fatica a stare dalla parte della vittima?
Dopo lo scoppio dell’affaire Sangiuliano – Boccia, mi è parso di capire, sin da subito, che l’opinione pubblica avesse le idee ben chiare: in questa vicenda, a detta di molti, non c’è uno che si è comportato meglio dell’altro, le colpe e le responsabilità di Sangiuliano e Boccia sono state parificate e, alla fine, nel marasma di commenti e opinioni, si è ridotto tutto a “Hanno sbagliato entrambi”. Eppure, a mio avviso, non è affatto così.
Sangiuliano – Boccia: c’è una netta differenza tra loro
Sangiuliano è (era) un ministro della Repubblica, ha (aveva) un ruolo istituzionale e il suo privato, che lui stesso ha mischiato alla sfera lavorativa e pubblica, non è e non può essere considerato privato. Quello che ha fatto, in quanto ministro, ci riguarda tutte e tutti. Per tale motivo, è l’unico responsabile di questa vicenda imbarazzante e squallida.
Maria Rosaria Boccia, dal canto suo, può essere considerata una arrivista, una arrampicatrice sociale, pensate un po’ quello che vi pare, ma non ha nessun dovere verso il Paese. Lei, al massimo, deve rispondere a due cose soltanto: alla sua etica e alla sua morale. Sangiuliano, invece, a una sola: i cittadini.
Ma perché, mi sono chiesto, si fa così fatica a comprendere un aspetto tanto ovvio? Insomma, non serve certo che sia io a dire che, di fronte a un uomo di potere che dà un incarico a una donna con cui ha avuto una relazione sentimentale, a prescindere dalle sue competenze, il dito non vada puntato contro la donna in questione, ma contro un ministro, lautamente pagato dai cittadini, che unisce privato e pubblico e continua indisturbato finché lei non lo smaschera sui media.
Maria Rosaria Boccia è un tipo di donna che proprio non ci piace
Alla fine la risposta l’ho trovata: le donne astute, arriviste, ambiziose, come supponiamo sia Boccia, non ci piacciono. Per stare dalla parte di una donna, abbiamo bisogno che sia vittima, altrimenti il primo istinto sarà sempre quello di parteggiare per l’uomo. Alla meglio, quello di equiparare le colpe e mettere entrambi sullo stesso piano, come nel caso in questione.
Discutiamo tanto sull’importanza del rispetto verso la libertà delle donne, ma quella libertà di cui tanto parliamo, la rispettiamo finché corrisponde ai nostri canoni etici, morali e culturali. In altre parole, di fronte a una donna che, presumibilmente, approfitta della relazione con un uomo potente per fare carriera, ci indigniamo e addirittura mettiamo sullo stesso piano i suoi errori (quali?) e quelli di un ministro della Repubblica.
Ammettiamo pure che Boccia sia un’arrampicatrice sociale e che abbia tentato di sfruttare Sangiuliano per soldi e fama, qual è il danno che ha provocato alla collettività? Nessuno. Perché, dunque, le sue colpe (tutte morali, al limite) vengono messe sullo stesso piano di quelle di un politico, oggi indagato per peculato e violazione di segreto d’ufficio?
Siamo sicuri che Boccia non sia una vittima?
Abbiamo (ancora) un grosso problema con le donne: quelle che non ci piacciono, per le scelte che fanno, gli obiettivi che hanno, i mezzi che usano, diventano nemiche di tutti: nemiche delle altre donne perché «una così non mi rappresenta» (perché una donna dovrebbe mai rappresentare tutte le altre?), nemiche degli uomini perché «una così non ha dignità» (perché il sottinteso è che sia la donna a sedurre l’uomo, a sfruttarlo e, alla fine, a rovinarlo, lui subisce e basta).
A dirla tutta, poi, da quanto ne sappiamo finora, anche Boccia è una vittima: avrebbe avuto una relazione con un uomo che le avrebbe dato il benservito dopo averle fatto delle promesse. Tuttavia, fatichiamo a considerarla una vittima perché ha impugnato il coltello dalla parte del manico e non è rimasta zitta a subire le prepotenze di un uomo facoltoso, in una posizione di evidente privilegio.
Insomma, stare dalla parte di Maria Rosaria Boccia, o – quantomeno – non trattarla come se avesse responsabilità pari a quelle di Sangiuliano, è difficile, perché Boccia non ha le caratteristiche delle donne che ci piacciono: vittime, dimesse, sconfitte, fragili, spaventate. C’è un certo femminismo che sta dalla parte delle donne che ritiene virtuose. Le altre, in fondo, “se la sono cercata”.