Roberta Bruzzone si è pronunciata in merito alla strage di Paderno Dugnano: cosa ha detto la criminologa? Arriva il paragone con Turetta
Roberta Bruzzone ha detto la sua sul caso che sta facendo discutere l’Italia: la strage di Paderno Dugnano; come sappiamo, solo pochi giorni fa, un ragazzo di 17 anni ha trucidato la sua famiglia composta da madre, padre e fratello minore.
Secondo la criminologa Bruzzone non esisterebbe alcun raptus che spinge gli individui a sragionare e uccidere senza pietà; nella sua intervista a Lo Speciale, la criminologa ha anche paragonato Riccardo, il responsabile della strage di Paderno Dugnano, a Filippo Turetta che purtroppo abbiamo imparato a conoscere per l’omicidio Cecchettin.
Riccardo C., verso le due 02:00 di notte di sabato 31 agosto, ha sceso le scale di casa sua recandosi in cucina e, scegliendo un “coltello da carne” con il quale colpire, è salito in camera del fratello, usandolo prima su di lui. Successivamente è stato raggiunto da mamma Daniela e papà Fabio e ha colpito, e finito, anche loro.
Nonostante in prima battuta abbia cercato di negare, il giorno dopo, verso le 14:00, Riccardo ha confessato la strage di Paderno Dugnano ed è stato trasferito nel carcere Beccaria. Cosa ha dichiarato Roberta Bruzzone in merito a questo terribile caso di cronaca nera italiana? Le sue parole a seguire.
Roberta Bruzzone parla del caso di Paderno Dugnano
Secondo Roberta Bruzzone, i raptus non esistono. Ecco le sue parole sulla strage di Paderno Dugnano: “I raptus non esistono. Qui abbiamo a che fare sicuramente con una personalità distorta che si è sviluppata in maniera subdola e non evidente nel corso degli anni. Probabilmente si è concretizzata una problematica intorno al tema di gelosia e invidia nei confronti del fratellino e delle attenzioni che riceveva”.
Spiegando come ha attecchito nel cervello di Riccardo l’idea di uccidere, sempre Roberta Bruzzone aggiunge: “Negli anni questa posizione si è cristallizzata, portando questo ragazzo a sviluppare un atteggiamento narcisistico, totalmente incapace di gestire la minima frustrazione quando venivano toccati temi particolarmente attivanti”.
Ancora, poi, parlando della competizione tra fratelli o membri della stessa famiglia, la criminologa ha detto: “La competizione con il fratello e il sentirsi in qualche modo in secondo piano nel perimetro familiare, sono gli ingredienti che hanno portato a maturare questa strage familiare così terribile. Non è però qualcosa che è avvenuto nel buio della mente, questo è un percorso che probabilmente ha dato dei segnali che sono stati, con ogni probabilità non così evidenti, ma sicuramente questo è un ragazzo con delle problematiche tangibili”.
Ma cosa ha scatenato l’ira di Riccardo? Roberta Bruzzone ha le idee chiare: “Il fatto stesso che diceva di sentirsi un corpo estraneo in ambito familiare e di sentirsi solo in mezzo agli altri vuol dire che aveva già sviluppato una problematica di mancato riconoscimento da parte degli altri. Può essere bastato veramente un nulla, banalmente una battuta che lo metteva per l’ennesima volta in competizione con il fratellino a scatenare l’escalation finale”
Il paragone con Filippo Turetta
Come accennato in precedenza, Roberta Bruzzone ha paragonato il responsabile della strage di Paderno Dugnano a Filippo Turetta, tristemente noto per l’assassinio di Giulia Cecchetti, la sua fidanzata. Ecco cosa ha detto la criminologa: “È evidente che un soggetto così disturbato non poteva creare delle relazioni nutrienti e solide. Questo è un altro rimando alla dimensione narcisistica”.
E ancora: “Qui abbiamo a che fare con un Filippo Turetta due, solo che l’attivazione è su temi diversi rispetto a quelli dell’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, ma anche anche nel caso precedente la problematica non è stata la fine dell’ex relazione, ma il fatto che Giulia si laureasse prima di lui. Si tratta di una dinamica competitiva, di solito è questo l’elemento decisivo”.