Andrea Joly, il racconto del giornalista aggredito dai militanti di Casa Pound: cosa è successo e tutti i video

Andrea Joly, il giornalista de La Stampa aggredito dai militanti di Casa Pound, racconta cosa è successo: ecco chi è e tutti i video

L’aggressione subita dal giornalista Andrea Joly, inviato de La Stampa, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Questo grave episodio è avvenuto a Torino, all’esterno del locale “Asso di Bastoni”, noto punto di ritrovo per i militanti di estrema destra.

Due dei presunti aggressori, militanti di Casa Pound, sono stati identificati e denunciati per lesioni personali aggravate. L’incidente ha sollevato preoccupazioni riguardo alla libertà di stampa e alla sicurezza dei giornalisti. In questo articolo, esaminiamo nel dettaglio cosa è successo quella notte e chi è Andrea Joly, il coraggioso cronista al centro di questa vicenda.

Giornalista aggredito da due militanti di Casa Pound: ecco cosa è successo

Il 26 giugno 2024, Andrea Joly si trovava nei pressi del locale torinese “Asso di Bastoni”, un ritrovo frequentato da circoli di estrema destra, per documentare un raduno in corso. La serata prevedeva il sedicesimo anniversario del circolo, con tanto di aperitivo identitario e interventi musicali. Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata quando alcuni militanti hanno iniziato a intonare canti fascisti e inni a Benito Mussolini.

Andrea Joly, intento a filmare e fotografare l’evento, è stato avvicinato da alcuni partecipanti che, insospettiti dalla sua presenza, hanno iniziato a interrogarlo. «Sei dei nostri?», gli hanno chiesto, minacciandolo di consegnare il telefono e cancellare le immagini registrate. Quando Joly ha cercato di allontanarsi, è stato aggredito fisicamente.

Un video pubblicato su La Stampa mostra chiaramente il pestaggio: tre uomini circondano Joly, lo colpiscono ripetutamente e lo trascinano a terra. Un quarto aggressore, con la testa rasata, lo prende a calci mentre da una finestra si sente un urlo: «lasciatelo».

Le conseguenze dell’aggressione sono state serie: Joly ha riportato ferite tali da dover essere medicato in ospedale. Le indagini, condotte dalla Digos e dalla Polizia di Stato, hanno portato all’identificazione di due dei responsabili, ora iscritti nel registro degli indagati per lesioni personali aggravate da motivazioni di odio etnico, nazionale, razziale o religioso.

Chi è Andrea Joly? Ecco il suo racconto dell’aggressione

Andrea Joly è un giovane giornalista de La Stampa, noto per la sua dedizione e il coraggio nel raccontare storie di attualità. Nato a Torino, ha 28 anni e una carriera promettente nel mondo del giornalismo. L’aggressione subita ha messo in luce non solo i pericoli del mestiere, ma anche la sua determinazione nel voler documentare eventi di rilevanza sociale.

In un’intervista a Repubblica, Joly ha fornito un resoconto dettagliato dell’aggressione. Ha descritto come, intorno a mezzanotte, mentre stava filmando il raduno, è stato avvicinato da due individui che gli hanno intimato di cancellare i video e le foto. «Oh, ’sti video?», gli hanno chiesto, e alla sua risposta negativa, la situazione è precipitata. Joly ha sentito i loro corpi avvicinarsi minacciosamente e, nel tentativo di proteggere il suo telefono, è stato afferrato e spintonato. «Uno dei due urla ‘Marco! Marco!’, e sento la tensione salire», ha raccontato.

Nel corso dell’aggressione, Joly è stato colpito da dietro, cadendo a terra. Nonostante il dolore e la confusione, è riuscito a rialzarsi, ma è stato nuovamente buttato giù. Ha descritto come, mentre cercava di proteggersi, ha sentito colpi incessanti. «Mi toglie il respiro. Non perdo conoscenza ma ho una chiara sensazione di soffocamento. Per mia fortuna riesco a liberarmi e a scappare. Stavolta senza cadere».

La fuga di Joly è stata altrettanto drammatica. Dopo essere riuscito a sottrarsi agli aggressori, ha corso per alcuni isolati fino alla sua auto. «Dai balconi sento qualcuno che grida ‘lasciatelo stare’, ma è tutto confuso: ho ritrovato il filo guardando i video degli altri», ha detto. Arrivato a casa, si è fatto una doccia per rimuovere il sangue e poi è andato in ospedale, dove è stato curato per ferite al gomito e alle ginocchia.

Andrea Joly ha mostrato grande resilienza e professionalità nel gestire questa difficile situazione. La sua storia è un potente promemoria dei rischi che i giornalisti affrontano quotidianamente per portare alla luce la verità e documentare eventi di interesse pubblico. La vicenda ha acceso un dibattito sulla sicurezza dei cronisti e sull’importanza della libertà di stampa, valori fondamentali che devono essere tutelati in ogni società democratica.

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