Yara Gambirasio: com’è stato trovato il DNA di Bossetti? Dov’era sparita e chi ha trovato il suo corpo?

Sugli indumenti di Yara Gambirasio sono state ritrovate tracce di DNA risalenti a Ignoto 1, coincidenti con quello di Massimo Bossetti

Yara Gambirasio è la piccola ginnasta tremendamente uccisa nel 2010. Del delitto è stato dichiarato colpevole Massimo Bossetti, arrestato tramite la ricerca del DNA. Scopriamo di seguito tutti i dettagli del caso che ha sconvolto l’Italia.

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Giovane promessa della ginnastica ritmica, Yara Gambirasio è la tredicenne ritrovata cadavere tre mesi dopo la sua morte. Il 26 novembre 2010 si trovava nella palestra di Brembate di Sopra e non ha fatto mai ritorno a casa sua. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato tre mesi dopo, in avanzato stato di decomposizione. Una vicenda drammatica che ha tenuto con il fiato sospeso gli italiani, conclusa – dopo una serie di indagini e sospetti – con un presunto colpevole: Massimo Bossetti.

Per il caso è stata messa in atto un’analisi a tappeto che ha coinvolto tutta la popolazione della provincia di Bergamo, alla ricerca del DNA trovato sul cadavere della ragazza. Come è stato trovato proprio il DNA di Bosetti? Scopriamo tutto di seguito!

Com’è stato trovato il DNA di Bossetti?

Sugli indumenti di Yara, in particolare su mutandine e leggings, sono state ritrovate tracce di DNA del presunto colpevole. La PM del caso, Letizia Ruggeri, in assenza di un database di rilievo, dunque, ha fatto partire la più grande indagine genetica mai fatta in Europa. Su sua richiesta, infatti, nella provincia di Bergamo è stato effettuato uno screening di massa per rintracciare il DNA di quello che viene battezzato come Ignoto 1. Stiamo parlando di oltre 21mila prelievi e 14mila confronti.

L’aplotipo Y di Ignoto 1 risulta essere quello di Damiano Guerinoni, figlio dell’ex colf dei Gambirasio. L’uomo, però, a quel tempo si trovava in Perù. Si indagò quindi nell’albero genealogico del diretto interessato, fino ad arrivare al 1815. Si giunge dunque al nome di Giuseppe Guerinoni, un autista dell’autobus di Gorno, morto però nel 1999. Esumando la salma e facendo le dovute verifiche si sostenne che l’uomo fosse il vero padre di Ignoto 1.

Un’indiscrezione guidò le indagini a concentrarsi su una donna che aveva avuto una relazione extraconiugale con Guerinoni, dalla quale erano nati due gemelli: un maschio e una femmina. Il codice genetico portò direttamente al primo di questi: Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore di 44 anni di Mapello. Lui è sposato con tre figli, incensurato. Sovrapponendo i DNA, quindi, si scoprì che Bossetti è realmente il figlio di Guerinoni, nonostante sua madre Ester Arzuffi sostiene da sempre che non sia vero e crede fermamente nell’innocenza del figlio.

Dov’era sparita Yara Gambirasio?

Il corpo senza vita di Yara Gambirasio è stato ritrovato il 26 febbraio del 2011, a Chignolo d’Isola, a circa 10 chilometri da Brembate di Sopra. Il cadavere era in avanzato stato di decomposizione.

Chi ha trovato il corpo di Yara Gambirasio?

Un appassionato di aeroplanini telecomandati, Ilario Scotti, casualmente, giocando con il suo modello in aperta campagna, ha scoperto il cadavere di Yara. Il corpo senza vita della piccola ginnasta è stato trovato sdraiato di schiena, con le braccia incrociate sulla testa e le gambe divaricate. Sul cadavere c’erano diversi segni di violenza fra cui sprangate, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e sei segni da arma da taglio. Nessuno, invece, di violenza sessuale.

La ragazzina pare sia morta non per i colpi inferti, ma di stenti e ipotermia.

Come è finito il caso?

Per la morte di Yara Gambirasio è stato arrestato Massimo Bossetti. I suoi avvocati contestarono immediatamente l’assenza di DNA mitocondriale del presunto colpevole nella traccia genetica rinvenuta ed esaminata. Il furgone del muratore, però, era stato ripreso dalle telecamere di sicurezza della palestra di Yara Gambirasio, anche se i legali hanno sempre sostenuto che il video sia stato montato ad arte per far risultare colpevole il loro assistito. Effettivamente, il comandante del RIS di Parma in Tribunale ammette di aver montato il filmato per “esigenze comunicative”.

Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo nei tre gradi di giudizio e attualmente risiede ancora nel carcere di Bollate. Nelle motivazioni della Corte di Cassazione si legge: “Numerose e varie analisi biologiche effettuate da diversi laboratori hanno messo in evidenza la piena coincidenza identificativa tra il profilo genetico di Ignoto 1, rinvenuto sulla mutandine della vittima, e quelle dell’imputato e quindi ha valore di prova piena”. Sul movente, invece, si legge: “Contesto di avances a sfondo sessuale”.

Massimo Bossetti, dal canto suo, ancora si dichiara innocente dell’orrendo delitto.

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