Diletta Leotta rivela un aneddoto del passato e il commento di una collega donna «Mi disse che lavoravo solo per le mie te**e»: ecco chi è
Diletta Leotta ha parlato dei suoi primi anni nel mondo del giornalismo sportivo e ha rivelato un aspetto doloroso della sua esperienza: i commenti poco piacevoli che ha ricevuto da altre donne. In un’intervista al settimanale F, ha condiviso il fatto che gli inizi della sua carriera non sono stati facili. Ha raccontato di aver affrontato spesso giudizi negativi sul suo aspetto fisico e ciò che la ha ferita di più è che spesso questi commenti sono giunti, e continuano a giungere, proprio da altre donne.
Una collega, in particolare, secondo le dichiarazioni di Diletta Leotta, sarebbe stata particolarmente ”spietata” con le parole nei suoi confronti. Scopriamo cosa ha detto e qual è stata la reazione della giornalista sportiva.
Diletta Leontta rivela «Mi disse che lavoravo solo per le mie te**e»
Le parole di Diletta Leotta offrono uno sguardo profondo e intimo sulle sfide e le difficoltà che ha affrontato nel suo percorso nel giornalismo sportivo. Il dolore che ha provato per certi commenti, soprattutto quelli provenienti dalle donne stesse, è stato palpabile e ha lasciato un segno indelebile nella sua memoria.
Il racconto di un’esperienza così dolorosa come quella di sentirsi giudicata per il proprio aspetto fisico e ridotta a un semplice oggetto sessuale è sconvolgente. Il commento crudele di una collega a Sky Sport, fu il seguente: «Sei qui solo per le t***e».
Chi è la collega di Diletta Leotta?
Ecco la ricostruzione fornita da Diletta Leotta che, però, ha deciso di non rivelare il nome della collega in questione: «Me lo disse una collega a Sky Sport. Ero appena arrivata, avevo vent’anni: mi ferì a morte. La sera a casa feci un pianto liberatorio. Poi ho tirato fuori il leone che è in me, ho studiato tanto, mi sono laureata, così che nessuno potesse mai più dirmi una frase del genere»
Tuttavia, la risposta di Diletta a questa esperienza è stata straordinaria e illuminante. Ha tirato fuori la sua determinazione interiore, il suo “leone”, e si è dedicata con impegno e dedizione agli studi, laureandosi. Questo per lei è stato un modo per dimostrare il proprio valore e la propria competenza, e per ribadire che nessuno avrebbe mai più potuto ferirla con parole così offensive e denigranti.
«È una strana competizione quella femminile, soprattutto quando siamo in posizioni di solito occupate da uomini, come nel calcio. Si sgomita tanto e regna la legge del mors tua vita mea. Sono sicura che se fossimo di più la rivalità si addolcirebbe».