Sciopero giornalisti RAI, qual è il motivo e perché i Tg sono andati comunque in onda: ecco le adesioni e chi si è tirato indietro
Nonostante lo sciopero dei giornalisti proclamato dall’Usigrai, che avrebbe potuto compromettere la normale trasmissione dei telegiornali Rai, il Tg2 delle ore 13, il Tg1 delle 13.30 e Gr1 delle 13 sono andati regolarmente in onda, mantenendo la consueta copertura giornalistica. Queste edizioni hanno presentato servizi firmati, collegamenti in diretta e aggiornamenti sui principali eventi della giornata.
È stato rispettato solo il gesto di solidarietà nei confronti dello sciopero proclamato dall’Usigrai: alla fine di ciascuna edizione, i conduttori hanno letto il comunicato dell’Usigrai, esponendo i motivi della protesta e dando voce alle istanze dei giornalisti. Successivamente, è stato dato spazio anche alla replica dell’azienda, offrendo così una panoramica equilibrata delle posizioni in gioco e permettendo al pubblico di formarsi una propria opinione sulla questione.
Ma cosa è successo? Perché i Tg sono andati comunque in onda e chi sono i giornalisti che hanno boicottato lo sciopero?
I motivi dello sciopero
I giornalisti della Rai hanno annunciato uno sciopero di 24 ore, iniziato alle 5:30 di lunedì 6 maggio 2024 e terminato alle 5:30 di martedì 7, per protestare contro una serie di problematiche emerse all’interno dell’azienda. L’Usigrai, nel diffondere un comunicato nei giorni precedenti, ha dettagliato i motivi alla base della protesta.
Tra le ragioni elencate dall’Usigrai, spicca il “controllo asfissiante sul lavoro giornalistico”, con l’accusa di tentare di ridurre la Rai a un mero megafono del governo. Questo punto sottolinea la preoccupazione dei giornalisti riguardo alla libertà editoriale e all’indipendenza dell’azienda pubblica nel trattare le notizie in modo imparziale e senza influenze esterne.
Inoltre, l’Usigrai lamenta l’assenza di un progetto specifico per l’informazione all’interno del piano industriale della Rai, evidenziando una mancanza di visione strategica da parte dell’azienda nel gestire questo settore cruciale.
Altri punti critici sollevati includono le carenze di organico in tutte le redazioni, il rifiuto dell’azienda di avviare una selezione pubblica per l’assunzione di nuovi giornalisti, la mancata sostituzione delle assenze dovute a maternità, la disdetta dell’accordo sul premio di risultato senza una reale volontà di trattativa e la mancata stabilizzazione dei colleghi precari.
Queste problematiche evidenziano una serie di tensioni interne all’interno della Rai, con i giornalisti che lottano per difendere i propri diritti e per garantire un’informazione di qualità e libera da interferenze esterne. Lo sciopero rappresenta un segnale chiaro di protesta e un appello all’azienda affinché affronti e risolva queste questioni in modo tempestivo e adeguato.
Chi non ha preso parte allo sciopero? Solo il Tg3 non è andato in onda
Ma non tutti ne hanno preso parte allo sciopero necessario indetto da UsigRai. Il giorno prima dello sciopero, l’Unirai, sindacato orientato a destra che rappresenta i liberi giornalisti Rai, ha pubblicato una nota annunciando che centinaia di colleghi sarebbero stati presenti sul posto di lavoro in disaccordo con quella che è stata definita una “mobilitazione ideologica”. Questa dichiarazione evidenzia una spaccatura all’interno del corpo giornalistico della Rai, con diverse posizioni riguardo alla protesta in programma.
Durante lo sciopero, il Tg3 ha deciso di aderire alla protesta e non è andato in onda. Secondo le informazioni disponibili, l’adesione allo sciopero è stata quasi unanime, ad eccezione di un collega che ha continuato a lavorare. Questa decisione ha dimostrato un forte sostegno alla protesta da parte dei giornalisti del Tg3, evidenziando la solidarietà all’interno della redazione.
D’altra parte, Rainews24 ha scelto di trasmettere servizi registrati prima dello sciopero per l’intera giornata, evitando così di interrompere la normale programmazione. Tuttavia, per garantire un aggiornamento costante delle notizie, sono stati trasmessi flash informativi in sovrimpressione nella parte bassa dello schermo. Questa scelta ha permesso alla rete di mantenere un servizio informativo in diretta, seppur con una programmazione preregistrata, per rispettare gli impegni presi con il pubblico e garantire un’informazione continua. Aderendo comunque allo sciopero.
La replica della Rai
Al comunicato e all’accuse mosse dell’UsigRai, l’azienda della rete pubblica ha così replicato, attraverso un videomessaggio trasmesso in tutti i Tg:
«La decisione del sindacato Usigrai di scioperare su motivazioni che nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori si inquadra in motivazioni ideologiche e politiche” e aggiungendo che “alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione e si invita l’Usigrai a cessare di promuovere fake news che generano danno all’immagine dell’azienda (…) Lo sciopero del sindacato Usigrai a un mese dalle elezioni europee oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia».
Immediata e dura la risposta di Usigrai : «Quando non si hanno contenuti, la si butta sull’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un’accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai, che punta a screditare un’intera categoria. Si mettono in fila argomenti, questi sì, che non reggono alla prova dei fatti:…».