L’Italia vuole sterilizzare donne e uomini gay e single: il caso di Emma Marrone

L'Italia ha un problema con le donne single e lesbiche e con gli omosessuali: il caso di Emma Marrone ne è un esempio.

Ma l’Italia vuole che nascano più bambini oppure no? Verrebbe da dire di sì, considerando quello che il governo Meloni sta facendo per rendere sempre meno accessibile l’aborto. E verrebbe da dire di no, considerando che vuole rendere la gestazione per altri reato universale e non permette, a una donna single, di avere un figlio attraverso la fecondazione assistita.

Dunque, partiamo dalla fine, vale a dire da una certezza granitica, che discrimina le donne (tutte, etero e omosessuali) e gli uomini (solo quelli omosessuali): l’Italia vuole che nascano più bambini, ma solo ed esclusivamente se sono il frutto di una famiglia tradizionale (composta da un uomo e una donna) o quantomeno di una relazione tradizionale (uomo che mette incinta una donna, in qualsiasi modo, anche tramite un abuso).

Ed ecco che tutte e tutti gli altri ne restano esclusi: gli omosessuali non possono diventare genitori perché la GPA è vietata e le coppie lesbiche nemmeno, perché la legge italiana non consente loro l’applicazione di tecniche di riproduzione assistita. Ma questo vale anche per le donne single: sì, in Italia, una donna che non ha un uomo al proprio fianco non può ricorrere alla fecondazione assistita.

Emma Marrone e la fecondazione assistita: le sue parole

Di questo e altro ancora, ha parlato Emma Marrone in una lunga intervista a Le Iene: in seguito a un cancro, la cantante ha subito l’asportazione delle ovaie, ma non dell’utero. Ha confessato, quindi, che le piacerebbe diventare madre tramite la fecondazione assistita, ma non può, perché – in Italia – una donna single non può accedervi. Questa è, senza mezzi termini, l’ennesima violenza che le donne che vivono nel nostro Paese sono costrette a subire: sono impossibilitate ad autodeterminarsi.

Quindi, se – da una parte – la volontà dell’Italia è quella di sterilizzare omosessuali e donne single e lesbiche, dall’altra – invece – c’è la volontà (mai troppo mascherata) di impedire alle donne di scegliere se diventare madri oppure no. La legge sull’aborto, sebbene abbia quarantasei anni, oggi è più che mai in pericolo: non è la legge in sé a rischiare di essere abolita, ma la sua attuazione. In altre parole, la legge resta lì dov’è (Giorgia Meloni ha ribadito più volte che non ha alcuna intenzione di toccarla), ma metterla in pratica è, giorno dopo giorno, sempre più difficile, se non impossibile.

Come riporta Simone Alliva su L’Espresso, ad oggi sono undici le regioni che hanno strutture ospedaliere con il 100% di obiettori di coscienza. Come ben spiegano i collaboratori di Eugenia Roccella, ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità, «Roccella è da sempre convinta che per ridurre gli aborti, fino a eliminarli, non sia opportuno esprimere contrarietà manifesta alla 194. Serve preparare un terreno affinché l’aborto sia contrastato senza un passaggio legislativo atto ad abrogarla, basta usare gli articoli a tutela del concepito».

A conferma del fatto che la 194 esista per legge ma non nella pratica, basti pensare alle stanze di ascolto, alle marce Pro Vita, ai ddl presentati da Fratelli d’Italia e Lega per obbligare le donne ad ascoltare il battito del feto e dare diritti al concepito (un esempio, a tal proposito, è il Piemonte, che ha dato un milione di euro a Vita Nascente, un fondo della Regione destinato alle donne che decidono di non abortire).

Insomma, siamo nelle mani di un governo che discrimina apertamente omosessuali e donne, che vuole il pieno controllo sul corpo delle donne e che tenta di sterilizzare chiunque non coincida con l’idea di “normalità” che propone. Un governo violento, che emargina e indebolisce, fino ad annientare, chiunque non consideri normale. Siamo in pericolo, ribadiamolo anche oggi.

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