Fedez: una storia tormentata o un protagonista tormentato? L'origine del caos e del suo successo lo salveranno mai da se stesso?
Martedì 9 aprile è andata in onda l’attesissima intervista di Fedez a Belve. Passate quasi 24 ore dalla puntata, le dichiarazioni del rapper sono passate sotto la lente di ingrandimento di tutte le maggiori testati. Anche chi non ha visto la registrazione in prima serata, sui social, si è sicuramente imbattuto nelle sue lacrime, nel suo racconto sulla malattia e sulla fine del matrimonio con Chiara Ferragni.
Francesca Fagnani, come molti altri giornalisti, ha presentato Fedez come un personaggio divisivo, ma in realtà il rapper gode da sempre di una particolare simpatia e fiducia da parte del suo pubblico. Una delle capacità, che lui stesso si riconosce, è la sua disarmante trasparenza che ti lascia credere sempre di poter far affidamento a quel che dice. Fedez ha tanto, ma il suo modo di porsi, esporsi e raccontarsi sembra quello di chi non ha mai nulla da perdere.
Qualcuno lo definisce paraculo, io credo che Fedez, invece, abbia scoperto il segreto per cadere sempre in piedi: dire la verità del momento. Non è uno sprovveduto, non è stupido, non è ingenuo, né tantomeno costruito. Ha dietro sempre una valigia pesante di ideali, che sono il suo unico credo e che segnano la mappa dei suoi movimenti e delle sue scelte.
I soldi gli hanno permesso di essere chi è
Un passato da ragazzino di provincia, ex vittima dei bulli, l’ultimo della fila: senza soldi, senza il fisico perfetto, senza un nome importante che gli permettesse scorciatoie. La voglia di rivalsa è sicuramente la benzina dell’impero che oggi Fedez si è costruito. Lo ha raccontato più volte e lo ha fatto anche durante l’intervista con Francesca Fagnani: ha iniziato a fare il rapper per ”sconfiggere” il bullo che lo perseguitava. Il primo nemico a cui fare la guerra, vincerla e scoprirsi capace. Diventando, purtroppo, per sempre vittima di questa dinamica: se non combatte non conosce il modo per ricordarsi capace. Se non esiste un nemico: non esiste la gloria di riuscire a sconfiggerlo. Proprio come ai suoi amati personaggi della Marvel, a Fedez serve avere un antitesi per poter essere un eroe.
Con il successo sono arrivati i soldi e i soldi sono diventati armatura, possibilità e porte di ingresso per la libertà. E nessuno è ipocrita, i mezzi permettono fini più prosperosi, finali più aperti, sicurezze più comode su cui atterrare in caso di schianto.
Lui stesso si definisce un ”povero arricchito”, e solo chi non è ricco da sempre sa godere dei soldi, più di chi li ha sempre avuti. Per questo Fedez non ha timore di dire che ama spendere, mostrare e godere dei vantaggi che si è conquistato. E allo stesso modo vuole far parte del sistema, essere utile, sentirsi dire che è bravo, muovere le fila che i soldi e la fama gli permettono di raggiungere. Fa e parla di beneficenza, consapevole che dare agli altri è un modo per dare anche a sé: in visibilità, in carezze per l’ego, in continua ricerca di avere conferma di essere un eroe. Perché a Fedez non basta sapere di essere nel giusto, lo sa, ma vuole che anche gli altri lo sappiano.
Fedez deve tutto ai suoi nemici o al suo talento?
Il talento di Fedez è multiforme. Conosciamo la fiamma che lo ha illuminato e la sua capacità di creare strumenti per metterlo in pratica. Ma come ogni talento, anche quello di Fedez è un dono e una condanna. E se per molti la sua storia personale è un gioco in cui la fortuna governa tutte le partite, da dentro il rapper sembra non aver ancora capito le vere regole che muovono il suo caos e le sue vittorie.
Una storia tormentata o un protagonista tormentato? Fedez non è di certo un’anima paca e non credo neanche abbia intenzione di diventarlo. Probabilmente crede di non poterselo permettere. Il caos lo ha generato, i traumi lo hanno plasmato, il rischio di non farcela gli ha permesso di farcela. Fedez, cosciente o meno, sembra sentirsi in debito con chi gli ha fatto del male e proprio lì potrebbe regnare il cortocircuito che lo tormenta. Per questo, a volte, lui stesso diventa il suo nemico: per darsi modo di battersi e vincere contemporaneamente.
Se oggi Fedez è chi è, fa quello che fa, ha quello che ha, pensa quello che pensa, lo deve a se stesso. Ma mi resta il dubbio che lo ostenti, ma non lo creda sul serio. E forse, se mai riuscirà a riconoscere la benedizione della resa, potrà permettersi di dirsi bravo senza il bisogno che il mondo confermi che lo sia davvero. Potrà vincere senza doversi perdere.