Levante ha affrontato il delicato tema della depressione post partum: l'artista siciliana ha raccontato i momenti difficili dopo il parto.
Levante ha raccontato il momento difficile che ha vissuto a seguito della nascita di sua figlia. Queste le sue dichiarazioni: «Dopo il parto sono sprofondata e ho chiesto aiuto per tornare sul palco. Ho avuto bisogno di terapie e farmaci, ci ho messo tanto a uscirne».
Per caso, mi sono imbattuto in un post in cui si parlava, appunto, della sua depressione post partum. Ho letto i commenti e sono rimasto basito. Anche se sapevo bene non fosse così, ho voluto credere che si trattasse solo di un caso, ma ho cercato la stessa notizia altrove e il contenuto e il tono dei commenti erano identici. Non parlo di un paio di commenti, non una decina, ma centinaia e centinaia: insulti, offese, insinuazioni e giudizi violenti.
Riporto fedelmente alcune frasi che ho letto: «Prima non c’era tutta questa depressione, ora sono tutti depressi», «Più sono ricche, più sono disabituate alla realtà», «I soldi non le mancano, poteva chiamare una babysitter», «Partoriscono anche i gatti, scendiamo dal piedistallo», «Il tema della depressione ormai è una moda», «Prima vogliono i figli e poi si lamentano», «Si vede che non ha problemi veri», «L’ennesima viziata che si lamenta».
Ora, senza voler scivolare nella solita retorica delle donne contro le donne, va detto che la maggior parte dei commenti che ho letto, e – per inciso – quelli più pericolosi, vengono proprio dalle donne. Perché, se da parte degli uomini ho letto frasi perlopiù sminuenti («Ma questa chi è?», «Ormai parlano proprio tutti»), da parte delle donne, invece, arrivano commenti giudicanti, sminuenti, totalmente privi di empatia, caratterizzati da una profonda e ingiustificata saccenza: «Io ci sono passata e la maternità è una cosa bellissima», «Non è la prima né l’ultima a diventare mamma», «Anch’io ho sofferto ma non ne ho fatto un dramma».
Levante e gli insulti delle altre donne per aver parlato di depressione post partum: perché?
E forse il punto è tutto qui: sembra che la maternità sia intoccabile e che chiunque provi a mostrarne altre sfaccettature compia un oltraggio, è come se profanasse una fede, un culto. Guai a dire che la maternità possa causare depressione o anche “solo” dolore, rabbia, frustrazione, fastidio: gli unici sentimenti da provare sono gratitudine e fierezza, orgoglio.
Quindi le parole di Levante non hanno solo un carattere personale, ma un valore quasi politico, perché squarciano il velo di ipocrisia e omertà sul tema della maternità, perché culturalmente si tende a sminuire la sintomatologia della depressione post partum e la si giustifica dicendo che è “normale” stanchezza. Anzi, per qualcuna pare sia un malessere dovuto, un destino obbligato, infatti ho letto anche «È l’altro lato della medaglia, l’altra faccia della gioia di avere un figlio», come se la donna dovesse pagare un prezzo per il fatto di essere diventata madre.
Insomma, all’ignoranza sul tema della salute mentale (ne ho parlato ampiamente quando ho affrontato il caso di Sangiovanni), si aggiunge l’aggravante della maternità, che è inviolabile, intoccabile: guai a dire che può provocare dolore.
Le donne contro Levante non sono cattive: ecco perché
I commenti più preoccupanti sono quelli delle donne, dicevo, ma non per la solita retorica delle donne che sono le peggiori nemiche delle donne, ma perché evidenziano ancor di più il problema culturale che trova le sue radici nel patriarcato: la donna, nata per diventare madre, non può lamentarsi, quindi essere irriconoscente, di fronte al dono che le è stato concesso, cioè quello di procreare. Deve stare al proprio posto, abbozzare, onorare l’istinto materno (che di fatto non esiste) o cercarlo disperatamente dentro di sé. E quando sono le donne a farsi portavoce di questa cultura, non sono cattive, ma vittime.
Come dico spesso, sul tema della salute mentale c’è ancora tanto da fare, partendo dal comprendere che le malattie mentali sono malattie, ma se c’è di mezzo la maternità il passo deve essere ancora più lungo e deciso: bisogna prima smantellare la paura di dire che la maternità possa arrecare infelicità. E, pensate, può provocare dolore anche a chi diceva di volerlo, quel figlio. Anche a chi diceva di averlo, quell’istinto materno.