Cosa succede ancora fra il Codacons e Fedez? Sul rapper pende l'accusa di calunnia da parte dell'Associazione dei Consumatori.
Ancora guai per Fedez: il Codacons ha accusato il rapper di calunnia, ma cosa è successo? Proprio di recente è arrivata la notizia del processo perso dal marito di Chiara Ferragni per la vecchia causa intentata contro l’Associazione dei Consumatori: ma qual è il problema ora?
Il GIP di Roma, a gennaio, ha archiviato la querela che Fedez aveva presentato nel 2021 contro il famoso Codacons: il rapper, infatti, aveva ipotizzato il reato di diffamazione per le accuse di pubblicità occulta e omofobia, quest’ultima constata in diversi brani rap dell’interessato. Le accuse, tuttavia, sono totalmente cadute.
La Procura di Roma ha svelato che la motivazione sia l’ “insussistenza del fatto e per quella dell’elemento soggettivo” e a renderlo noto è stato proprio il Codacons, tramite un comunicato stampa ufficiale. Nel 2021, l’Associazione denunciò Fedez per un presunto caso di pubblicità occulta in favore di un famoso marchio sportivo durante il Concertone del Primo Maggio, sempre nella Capitale.
A questo, poi, si aggiungeva anche: che il Codacons “rese noti alcuni testi omofobi del rapper in concomitanza con la campagna di Fedez sul ddl Zan”. Questa denuncia da parte dell’Associazione, però, fece in modo che il marito di Chiara Ferragni presentasse una querela a sua volta, appunto per diffamazione. Oggi per lui i guai non cessano: arriva l’accusa di calunnia!
Cosa è successo tra Fedez e il Codacons?
Il rapporto fra Fedez e il Codacons è sempre stato burrascoso e non accenna a migliorare: sulle accuse – ormai cadute – da parte del rapper all’Associazione, quest’ultima aveva rilasciato un comunicato ufficiale spiegando quale fosse stato l’esito dell’inchiesta della Procura di Roma. Ecco cosa si legge: “Quanto alla pubblicità occulta la oggettività del fatto, ovvero dell’aver indossato sul palco del concerto del 1° maggio il Lucia (Fedez ndr) un cappellino recante il logo Nike”
E ancora: “ammessa anche dall’opponente, va strettamente connessa alla pendenza presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato di un procedimento a carico dello stesso Lucia. Non rileva come evidenziato dal PM la circostanza che sia stato archiviato tale procedimento atteso che la medesima Autorità ha definito tale pubblicità ‘palese’ e non ‘occulta’, corroborando tale qualifica l’interesse pubblico della notizia”.
L’accusa di Calunnia
Il prossimo 6 maggio, Fedez sarà testimone in Tribunale e l’udienza servirà per decidere in merito al rinvio a giudizio del rapper per il reato di calunnia ai danni, ovviamente, del Codacons. Ci riferiamo ai fatti del 2020, quando il marito di Chiara Ferragni si schierò contro l’Associazione per una presunta pubblicità ingannevole sul loro sito. La Procura di Roma, in un primo momento, aveva disposto l’archiviazione del caso; questa poi fu respinta dal Tribunale che ha disposto per Fedez l’imputazione coatta per l’accusa di calunnia.
Sulla nota del Codacons si legge: “Al centro della vicenda le pesanti accuse mosse dal rapper all’associazione dei consumatori circa un presunto banner ingannevole pubblicato nel 2020 sul sito del Codacons in tema di coronavirus, accuse ritenute del tutto illegittime e infondate dalla Procura di Roma che ha chiesto ora al Tribunale di processare Fedez per il grave reato di calunnia. In caso di condanna, il rapper rischia fino a 6 anni di reclusione, così come previsto dal nostro ordinamento”.
E ancora, così prosegue la nota: “E nella giornata in cui si decideranno le sorti processuali del marito di Chiara Ferragni, il Codacons rende noto un esposto presentato dall’associazione alla guardia di finanza in cui si chiede di fare luce sulle società riconducibili al rapper. Attraverso una relazione tecnica realizzata dal dott. Gian Gaetano Bellavia (già consulente di Report) è stato possibile ricostruire lo schema degli asset riconducibili a Fedez e tutte le modifiche degli assetti societari che hanno coinvolto le società del rapper”.
E poi, sempre il Codacons scrive: “Il Gruppo è saldamente in mano alla società Zedef che fa capo alla famiglia di origine di Fedez e cioè oltre a lui stesso, alla madre e al padre che rivestono anche le cariche societarie chiave nella società stessa. Nell’arco di un quinquennio si sono succedute numerose operazioni straordinarie che hanno portato il gruppo ad assumere assetti sempre diversi. Ulteriori e specifiche considerazioni possono essere svolte valutando la tipologia di operazioni straordinarie poste in essere”.
Il comunicato stampa dell’Associazione dei Consumatori continua così: “La scelta di attivare istituti come fusioni inverse e scissioni non proporzionali asimmetriche evidenzia la padronanza con sistemi consulenziali raffinati e di elevato grado di complessità che vanno oltre una semplice esigenza economica o di sviluppo, come peraltro emerge dalla lettura dei relativi atti notarili (estremamente articolati) e dai flussi finanziari, ben rappresentati negli allegati documenti, che restituiscono un’operatività fiscale molto molto complessa”.
Infine, sempre contro Fedez, l’esposto afferma: “Altro aspetto da considerare è la fitta trama di rapporti di affari con nuovi soggetti che delinea l’allegata ricostruzione e rappresenta un salto di qualità, in termini strategici, rispetto a quanto osservato in precedenza. La situazione merita un’analisi più ampia al fine di cogliere le ragioni strategiche sottostanti che, ancorché potenzialmente lecite, possono talvolta travalicare e deviare in una forma di ‘potere occulto e trasversale’ la cui conoscenza non può rimanere estranea all’attività istituzionale del Corpo”.