"Iralian: Genesi di un iraniano italiano": il viaggio di Behzad alla ricerca della sua identità, scritto da Ruzbeh Ghofranian, edito dalla Cosmo Iannone Editore
Abbiamo letto “Iralian: Genesi di un iraniano italiano” di Ruzbeh Ghofranian, un’opera avvincente edita dalla Cosmo Iannone Editore per la collana Kumacreola.
In questa affascinante narrazione, l’autore ci porta attraverso un viaggio emozionante che attraversa confini geografici e culturali, esplorando le vite intrecciate di Behzad e della sua famiglia.
Cos’è Iralian?
È il condensato di un viaggio; il viaggio; quello che tutti affrontiamo su questo mondo mentre cerchiamo di lasciare la nostra impronta al carbonio. Fra deserti reali e tempeste personali, follie d’amore e amicizie che ti cambiano la vita, cerchiamo di dare un senso al nostro passaggio. Iralian è un viaggio al centro del sé.
Un viaggio che comincia in Iran, un paese che la nostra generazione purtroppo ha conosciuto già in guerra, ed è emozionante affacciarsi invece in una società, quella degli anni ’70, vibrante, intrisa di odori e colori mentre il fiume del progresso scorre fra gli scorci di una cultura millenaria.
Le descrizioni sono immaginifiche e questo brulicare di vita diventa quasi tangibile; è su questo sfondo che Omid e Fereshteh si incontrano e come Adamo ed Eva danno vita alla progenie, Dariush e Behzad, il nostro protagonista.
Ma si può ridurre tutto ad un solo personaggio? In questo caso no, piuttosto credo che Behzad (che si legge con la s) sia il Virgilio della sua personale Divina Commedia.
Behzad ci porta nella sua vita, in quella della sua famiglia, attraverso il deserto, lontano dalla guerra e dai suoi nonni, fino in Italia in cerca di una nuova via. Siamo i suoi occhi alla ricerca dell’identità perduta.
E in questa idea affonda le radici il libro, come Amelie nei sacchi di fagioli, è una sensazione tattile, una ricerca profonda che porta con sé dubbi, poche risposte e molte domande.
“Forse invece che una strada, dovrei cercare una piazza..” uno slancio urbano che ci chiede di cambiare atteggiamento.
L’identità definisce chi sei, e chi sei spesso è tutto il vissuto sulla tua pelle; una stratificazioni di vite.
Behzad sulla sua pelle disegna planimetrie sensitive; via dei tulipani olandesi, largo della grandi strade americane, piazza dei grattacieli giapponesi, vicolo del mare, e in tutti questi urbanizzazioni emotive si chiede se ..
“la mia identità è intrappolata in una geografia di significati diversi, sarò iraniano, italiano, americano o non sarò nulla pensavo.”
E il nulla assorbe tutto, come Fàntasia, mangia le tue sicurezze, anche quelle che ancora non hai, si prende lo spazio che ti appartiene e spenge la luce.
Ma un giorno qualunque, quando ormai dimenticavi di camminare al buio, una canzone ti spalanca il cuore, senza preavviso e realizzi che per tutta la vita hai cercato una luce ad illuminarti la via e invece ora è la luce ad uscire da te, che ti scalda come “un abbraccio pluridimensionale”
C’è una frase in tutto libro che colpisce senza preavviso:
“…sui muri erano appesi i quadri a olio a ricordare a mia madre che sapeva dipingere, nonostante la guerra, nonostante la rivoluzione islamica e nonostante avesse lasciato definitivamente l’università”
Una preposizione dal valore avversativo, contro tutti, contro il mondo, contro corrente alla ricerca di se stessi fino a diventare:
il prototipo zero di un mix culturale nuovo nella diaspora: un Iralian”
Potete trovare il libro qui o qui
Recensione di Valentina Belli