Il Ddl Beneficenza, conosciuto come Legge Ferragni, è stato approvato: cosa è? Chiara Ferragni reagisce lasciando tutti senza parole
Prendere un errore e trasformarlo in opportunità: la Legge Ferragni sembra esserne il perfetto esempio. Onestamente era difficile da credere che il Pandoro Gate di Chiara Ferragni avrebbe scatenato velocemente un epilogo positivo per gli italiani.
Il 25 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl Beneficenza, soprannominato “Legge Ferragni”, composto da cinque articoli mirati a colmare il vuoto normativo riguardante le informazioni che i produttori devono fornire sulla beneficenza, le modalità e i tempi di comunicazione all’Autorità garante per il mercato e la concorrenza, nonché le relative sanzioni.
Una tale tempestività d’azione non si ricordava dalla rottura flash di Giorgia Meloni e Andrea Giambruno post scandalo fuorionda di Striscia la Notizia. Ma in questo caso, permette un’importante passo avanti per l’Italia, in termini di trasparenza.
Cosa è la legge Ferragni? Ecco il ddl Beneficenza e cosa prevede
L’obiettivo principale di questa legge è prevenire la ripetizione di casi controversi come quelli che hanno coinvolto l’influencer Chiara Ferragni.
Il disegno di legge introduce una serie di misure rigorose volte a garantire maggiore trasparenza nelle operazioni commerciali con scopi benefici. Le sanzioni previste includono multe fino a 50 mila euro e la possibilità di sospensione dell’attività per un anno, le sanzioni che verranno rese pubbliche anche sui siti degli influencer e dei produttori responsabili.
Cosa si rischia? Multe e ”gogna pubblica”
Il cuore del disegno di legge è l‘obbligo di indicare chiaramente sui prodotti le finalità dei proventi derivanti dalle vendite e il destinatario della beneficenza.
Coloro che non rispettano i vari obblighi rischiano sanzioni che vanno dai 5.000 ai 50.000 euro. L’ammontare delle sanzioni, “in ogni singolo caso”, sarà calcolato in base al prezzo di listino di ciascun prodotto e al numero di unità messe in vendita. Le multe possono essere aumentate fino a due terzi in caso di particolare gravità dell’infrazione.
Le misure punitive non si limiteranno alla sola pubblicazione su un’apposita sezione del sito istituzionale del Garante per la concorrenza, ma saranno anche visibili sui siti web del produttore o del professionista in questione, influencer inclusi. Questi soggetti dovranno inoltre coprire le spese per la pubblicazione delle sanzioni “su uno o più quotidiani, nonché mediante ogni altro mezzo ritenuto opportuno in relazione all’esigenza di informare compiutamente i consumatori”.
Cosa cambia per i produttori? Esempio: ecco cosa avrebbe dovuto fare Balocco se ci fosse stata la Legge Ferragni
Il disegno di legge prevede che i produttori o i professionisti riportino sulle confezioni dei prodotti informazioni dettagliate riguardanti la beneficenza. Queste informazioni includono il destinatario dei proventi della beneficenza, le finalità a cui sono destinati i proventi e, se già determinato, l’importo complessivo destinato alla beneficenza. Nel caso in cui l’importo complessivo non sia predeterminato, è richiesto di indicare la percentuale del prezzo di vendita o l’importo destinato alla beneficenza per unità di prodotto.
Tali dettagli devono essere comunicati all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, insieme al termine entro cui verrà versata la somma elargita. Entro tre mesi dalla scadenza stabilita, il produttore è tenuto a comunicare il versamento effettivo della somma.
Possibilità di sospensione
Il progetto di legge prevede che, nei casi di minore gravità, la sanzione potrebbe essere ridotta fino a due terzi. In situazioni in cui si verifichi una reiterazione della violazione, è possibile disporre la sospensione dell’attività per un periodo compreso tra un mese e un anno. Queste disposizioni mirano a fornire una scala di sanzioni proporzionate, affrontando in modo flessibile le violazioni in base alla loro gravità e alle circostanze specifiche.
La flessibilità delle sanzioni consente di adattare la risposta alle diverse circostanze, garantendo al contempo un efficace deterrente contro le violazioni e la possibilità di ricorrere a misure più severe in caso di recidiva.
La reazione di Chiara Ferragni
In sintesi la ”Legge Ferragni” mira a garantire una maggiore trasparenza nelle operazioni commerciali con fini benefici, assicurando che i consumatori siano adeguatamente informati sulle finalità dei proventi derivanti dalle vendite e sul destinatario della beneficenza.
In una nota diffusa dall’Ansa, Chiara Ferragni ha commentato positivamente l’approvazione del ddl, dichiarandosi «lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo». Ha sottolineato l’importanza di disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza legate alle iniziative commerciali, riconoscendo che la sua esperienza personale l’ha resa consapevole della necessità di evitare ambiguità in questo ambito.
Ferragni ha espresso la speranza che questa nuova legge possa evitare futuri malintesi e rendere più trasparenti le attività di beneficenza, incoraggiando coloro che vogliono fare del bene a operare nel rispetto delle norme e senza timori di essere accusati.
«Questo dl consente di colmare una lacuna che da una parte impedisce di cadere in errore, ma dall’altra evita il rischio che da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura di essere accusato di commettere un’attività illecita».