Elena Cecchettin persona dell’anno, ecco perché vi dà tanto fastidio

Elena Cecchettin persona dell'anno 2024 per L'Espresso: ecco perché è la scelta migliore che si potesse fare e perché dà così tanto fastidio

Elena Cecchettin, sorella di Giulia Cecchettin (vittima numero 105 di femminicidio in Italia) ,dalla scomparsa al ritrovamento del cadavere, fino all’arresto dell’assassino, è stata portavoce del potente dolore che attanaglia un familiare che vive un lutto di questa portata, ma non solo.

La sorella di Giulia Cecchettin è stata voce attenta e puntuale del fenomeno sistemico che ha ucciso ad oggi 110 donne (perché nel breve frattempo il numero è salito) attraverso le mani degli uomini che lo hanno messo in pratica. 

E per questo L’Espresso l’ha scelta come ”Persona dell’anno”, «perché ha trasformato il dolore privato in assunzione di responsabilità collettiva, costringendoci a dare un nome al male di cui soffriamo: il patriarcato».

Elena Cecchettin vi dà fastidio? Ecco perché

La sorella Giulia Cecchettin è la vittima, nonostante si riesca a cucirle addosso le solite colpe, figlie della vittimizzazione secondaria: «Non doveva incontrarlo», «È stata ingenua», «I segnali sicuramente c’erano» e così via dicendo. Filippo Turetta è l’assassino, nonostante si continui a discolparlo: «Si è trattato di un raptus», «La amava, le faceva i biscotti», «È un bravo ragazzo». Il patriarcato è la matrice di questo e di tutti i femminicidi, nonostante ci si ostini a rivendicare la sua inesistenza: «Non è colpa della società», «Non tutti gli uomini sono assassini», «In Italia non sono poi così tanti i femminicidi».

Discorsi che, purtroppo, mastichiamo da sempre e che stiamo imparando a risputare fuori prima dell’intossicazione. Ma la storia di Giulia Cecchettin ha mostrato un’altra sfumatura marcia. Lo ha fatto presentando il trattamento che è stato riservato alla sorella.

Elena Cecchettin è tante cose: una donna, una femminista abile, una familiare che sta vivendo un lutto in maniera attiva. Tutti elementi che danno fastidio al patriarcato e ai suoi esponenti consapevoli o meno.

Ma non solo quel che è risulta un problema. Lo è anche quello che non è. Elena Cecchettin non rappresenta l’immaginario canonico della sofferenza. Al pianto pubblico o al silenzio ha sostituto la forza delle parole. Al posto della disperazione (che comunque vive) ha dato spazio alla rabbia costruttiva, legittima e necessaria. E con il rischio di scadere nel superficiale – per i superficiali – aggiungerò un altro dettaglio che non piace: non è una ragazza acqua e sapone. Il suo profilo Instagram non piace, le sue parole non rassicurano, i suoi vestiti non convincono.  Ergo: se Elena Cecchettin vi dà fastidio, siete parte del problema!

Il discorso perfetto di Elena Cecchettin

Per confermare e applaudire la scelta dell’Espresso, che ha scelto Elena Cecchettin come persona dell’anno 2024, ci limiteremo a riportare nuovamente il discorso perfetto, fatto a Dritto e Rovescio, in merito al femminicidio di cui è stata vittima la sorella.

L’analisi è lucida e le parole sono state scelte con la massima attenzione. Si parla di cultura dello stupro, del perché non è corretto parlare di ”mostri” ma di ”figli sani del patriarcato”, ha descritto il concetto ”Yes, all men”, il perché tutti gli uomini (indistintamente) sono presi in causa e sono causa di quanto succede e ha sottolineato con forza che il femminicidio è un fenomeno sistemico e un omicidio di Stato. Ecco le sue potentissime parole di cui continueremo ad essere grate:

«Io voglio lanciare un messaggio e spero che possa raggiungere più persone possibile. In questi giorni si è sentito parlare di Turetta e molte persone lo hanno additato come un mostro, come un malato. Ma lui mostro non è, perché mostro è l’eccezione alla società. Mostro è quello che esce dai canoni normali della nostra società. Ma lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupr0. La cultura dello stupr0 è quell’insieme di azioni che sono volte a limitare la libertà della donna. Come controllare un telefono, come essere possessivi o fare catcalling. È una struttura che beneficia tutti gli uomini

Non tutti gli uomini sono cattivi mi viene detto spesso. Sì, è vero. Ma in questo caso sono tutti uomini e tutti gli uomini trattano benefici da questo tipo di società. Quindi tutti gli uomini devono essere attenti. Devono richiamare l’amico che fa catcalling ai passanti, devono richiamare il collega che controlla il telefono alla ragazza. Dovete essere ostili a questi comportamenti che possono sembrare delle banalità ma sono il preludio del femminicidio.

Il femminicidio non è un delitto passionale. Il femminicidio è un delitto di potere. Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere un’educazione s3ssuale e affettiva in maniera da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che se le persone devono chiedere aiuto siano in grado di farlo. E per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto».

(Clicca su una delle 2 foto)
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