Difende la memoria di Giulia Cecchettin e viene accoltellata dal marito in casa: ecco cosa è successo e cosa aveva detto
Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha risvegliato la coscienza e la rabbia di molte donne, il dibattito pubblico lo dimostra, la partecipazione al dialogo lo conferma: le donne sono sempre più stanche e il lavoro fatto dalle attiviste contro il sistema inizia ad attecchire e a trasformare il pensiero.
Ed è proprio per questo, probabilmente, che a Portogruaro, comune della città metropolitana di Venezia, una donna ha deciso di non stare zitta e controbattere alle dichiarazioni del marito (già coinvolto in precedenti violenze domestiche), che stava offendendo la memoria della ragazza uccisa.
La reazione è violenta: l’uomo, dapprima, pare abbia colpito la moglie con un pugno all’addome, causandole un livido significativo sul costato. Subito dopo avrebbe preso in mano un coltello e l’avrebbe nuovamente colpita.
Cosa è successo? Accoltellata per aver difeso Giulia Cecchettin
Di fronte al femminicidio di Giulia Cecchettin, l’uomo avrebbe replicato: «Chissà cosa aveva combinato». La moglie, quindi, avrebbe reagito con fermezza rispondendo: «Ma che cosa stai dicendo? Parli da criminale».
E come patriarcato insegna, l’uomo pare non abbia affatto gradito la reazione della moglie. Non è un raptus di violenza il suo (la psicologia ci insegna che i raptus non esistono e se esistono sono rari casi che non reggono un fenomeno sistemico come la violenza di genere), ma è la risposta di un uomo incapace di reggere un’attiva presa di coscienza di una donna.
Il figlio della coppia ha tempestivamente chiamato i carabinieri, utilizzando il cellulare della madre. Attualmente, madre e figlio sono stati allontanati dal nucleo familiare e si trovano in una struttura protetta gestita dal Centro antiviolenza di Portogruaro tramite la cooperativa “L’Arco”.
Il caso è stato segnalato alla Procura di Pordenone, evidenziando un precedente nella storia di violenza domestica della coppia. Il marito è in attesa di affrontare un processo per lesioni aggravate derivanti da un episodio precedente di violenza contro la moglie.
La paura non deve farci stare zitte
Michela Murgia ci ha lasciato in eredità tante verità. Una su tutte è di certo: «Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva». La vicenda di Portogruaro ne è la la prova. Ma se saremo sempre in meno a stare zitte, se saremo sempre di più a vincere la paura, saremo la maggioranza e non potranno accoltellarci tutte. Andiamo a prenderci il diritto di parlare senza paura.
E il nostro grazia va alla donna che ha deciso di parlare, pur sapendo che lo stava facendo con un uomo violento, pur sapendo che sarebbe stato più facile non farlo. Lo ha fatto per Giulia Cecchettin, ma anche per se stessa e per tutte. Facciamolo insieme.