L'audio di Giulia Cecchettin in cui parla di Filippo Turetta è pornografia del dolore o strumento utile per la lotta?
Negli ultimi giorni è stato diffuso un audio privato di Giulia Cecchettin, nel quale la ragazza espone e condivide con le amiche paure e considerazioni sul suo assassino Filippo Turetta. Avevo deciso di non ascoltarlo, perché a muovermi sembrava essere solo la curiosità. Poi un amico mi ha consigliato di farlo, perché lo riteneva utile alla comprensione di un pezzo della mia storia personale.
Così l’ho fatto. E il mio amico aveva ragione. Ma ha continuato a battermi in testa che potesse non essere giusto. In un periodo storico, in cui imparare a riconoscere e seguire le indicazioni corrette somiglia sempre di più ad un gara di scacchi, in cui ogni mossa potrebbe far scacco matto all’empatia e alla corretta informazione, è sempre più difficile capire da che parte della scacchiera si è finiti questa volta. Siamo i bianchi o siamo i neri? Stiamo peccando di pornografia del dolore o stiamo cercando la verità ovunque si trovi?
Il Manifesto di Venezia allerta e censura il rischio di voyeurismo e la morbosità che si sviluppa attorno ai casi di femminicidio. E io nel Manifesto di Venezia credo come i fedeli credono alla Bibbia. Per questo ho deciso di interrogarmi sul perché mi sia stato utile ascoltare l’audio di Giulia Cecchettin e perché, nonostante questo e nonostante non sia una fanatica di dogmi che non prevedono eccezioni ed evoluzioni, la mia coscienza non si senta a posto.
È stato giusto diffondere l’audio di Giulia Cecchettin?
Partiamo da alcune verità pratiche: l’audio era rivolto ad un’amica, che lo ha condiviso con la famiglia per dare materia e prova di quanto successo e di quel che ha vissuto Giulia Cecchettin. La famiglia ha deciso di diffondere le parole della vittima e di farlo direttamente con la sua voce.
In che altro modo si poteva fare, senza perdere l’occasione di fornire un esempio ed essere utile? Diffondendo esclusivamente i virgolettati delle parole di Giulia Cecchettin. Ma avrebbe avuto la stessa forza?
Con forza ma anche con attenzione
Probabilmente, le parole di Giulia Cecchettin riportate nero su bianco non avrebbero avuto la stessa forza che ha avuto la sua voce. E sappiamo bene che la situazione attuale ci richiede di non sprecare alcuna occasione. Le armi necessarie per svegliare una coscienza collettiva non sono mai troppe e risultano tutte indispensabili.
Giulia Cecchettin avrebbe voluto che il suo audio venisse diffuso? Non lo so e non lo sapremo mai. E questa resta l’unica vera ingiustizia, mentre continuo a interrogarmi su cosa sarebbe stato più o meno giusto. Ma per quanto mi riguarda: se domani tocca a me, se domani non torno, se può fare da sveglia per una sorella: diffondete tutto.