Selvaggia Lucarelli ha pienamente ragione su Fedez e vi spiego il perché

Nello scontro tra Selvaggia Lucarelli e Fedez, la prima ha ragione: ecco una riflessione sulla normalizzazione della salute mentale.

Qualche tempo fa, Fedez ha pubblicato una seduta di psicoterapia registrata dopo aver scoperto di avere un cancro. Selvaggia Lucarelli ha commentato così quell’episodio: «Registrarsi e postare la propria seduta di psicoterapia non è normalizzare la psicoterapia. Bisogna smettere di utilizzare il verbo ‘normalizzare’ per camuffare le più svariate forme di narcisismo / esibizionismo / incapacità patologica di conservare una sfera privata».

Proviamo a fare alcune considerazioni che prescindano da eventuali antipatie verso l’uno o l’altra. Per farle, vorrei cominciare da una premessa: c’è una netta differenza tra l’esibizione di un fatto e la narrazione di un fatto. C’è una distinzione netta, significativa, fondamentale. Necessaria.

La differenza tra esibire e narrare un fatto: il caso di Fedez e la critica di Selvaggia Lucarelli

L’esibizione è qui e ora, è priva di filtri e arriva potente e diretta. Per l’esibizione, in altre parole, vale la regola del “buona la prima”. Il destinatario del fatto esibito non viene accompagnato o indirizzato a comprendere il fatto stesso, ma lasciato in balia delle sensazioni che prova.

La narrazione è dopo, mette dei filtri e ha bisogno di tempo. Il destinatario del fatto narrato viene accompagnato e indirizzato a conoscere quello che il narratore vuole far capire. In altre parole, ciò che importa è il contenuto, non il contenitore.

Ecco, quindi, la differenza fondamentale tra quello che Fedez ha fatto sui social, pubblicando la seduta di psicoterapia, e quello che ha fatto da Fabio Fazio, ieri, quando ha parlato dell’importanza della salute mentale. Sui social, ha esibito un dolore, l’ha spettacolarizzato, e no, spiacente, ma non ha normalizzato un bel niente.

Da Fazio, invece, con dati alla mano, ha parlato di un problema che riguarda chiunque, soprattutto i giovani: due milioni di adolescenti soffrono di disturbi mentali (Istat) e l’Organizzazione Mondiale Sanità ha dichiarato che la seconda causa di morte tra i più piccoli è il suicidio. Il suo è stato un intervento lucido, puntuale, necessario, perché non ha posto i riflettori su di sé (non ci sarebbe niente di male se si ammettesse di volersi mettere al centro dell’attenzione e non di voler mettere al centro il tema trattato), ma su un problema che riguarda ognuno di noi.

Ora ditemi: è più efficace un video che tocca la “pancia” del pubblico o un racconto consapevole, chiaro, curato, che tenta di normalizzare, stavolta sì, la cura della salute mentale? Lo so, l’era dei social impone lo spettacolo e lo spettacolo, per sua natura, è più appetibile e coinvolgente, ma togliamoci dalla testa che possa essere in qualche modo utile o funzionale alla causa.

Per questo Selvaggia Lucarelli ha pienamente ragione quando dice che bisogna smettere di utilizzare il verbo ‘normalizzare’ per camuffare (in modo piuttosto goffo, aggiungo) narcisismo / esibizionismo / incapacità patologica di conservare una sfera privata: esibire vuol dire spettacolarizzare e non serve a nessuno, solo a chi lo fa. Serve ad avere applausi e fischi, perché – nell’epoca dei social – niente vale più del “purché se ne parli”. E Fedez lo sa molto bene.

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