I corsi di Nikita Pelizon «Scopri come ho sconfitto la depressione» ma lei non ha mai scoperto la vergogna

Nikita Pelizon e i suoi corsi ''contro la depressione'' sono una vergogna non per i costi ma per i contenuti: dovrebbe essere lei a pagare

Nikita Pelizon e chiunque la circondi e abbia ritenuto accettabile la promozione dei suoi ridicoli e offensivi corsi motivazionali ”contro la depressione”, dovrebbe decidere di cambiare mestiere (qualsiasi esso sia) e dedicarsi allo sport, all’orto, ai viaggi e\o a qualsiasi altra cosa che non abbia a che fare con la comunicazione o l’immagine pubblica e – dovrebbe essere ovvio, ma non lo è – tenersi alla larga il più possibile da temi importanti come la salute mentale.

Non è chiaro cosa sia successo lo scorso anno, non è chiaro come personaggi come Nikita abbiano conquistato il pubblico vincendo una delle edizioni più imbarazzanti del Grande Fratello Vip (forse è proprio questo il motivo in effetti) e come continuino ad avere riscontro. Per non parlare della ”proposta di legge” avanzata, su suggerimento di Nikita, da Matteo Salvini. Non è il metaverso, non è una puntata di Black Mirror. Sta succedendo e continua a succedere davvero.

Ognuno è libero di portare sul campo la propria esperienza. Nikita conosce la sua storia e la condivisione può essere uno strumento di riconoscimento importante tra simili. Ma essere stati malati non fa di nessuno un medico. Le malattie mentali hanno la stessa rilevanza, modalità e necessità di cura di quelle fisiche. Chi si rompe un braccio non diventa ortopedico. Dunque, chi ha superato la depressione, perché dovrebbe spiegare come farlo agli altri? 

Nikita Pelizon dovrebbe pagare, non farsi pagare

Nikita Pelizon non li chiama ”corsi contro la depressione” perché sa (o chi per lei) che non potrebbe, ma li definisce ”corsi motivazionali” o ”percorsi interiori” attaccandosi però al ”target” delle persone che hanno bisogno di sostegno psicologico. «Scopri come fare questo, scopri come vivere bene, scopri come non soffrire da questo, scopri come faccio ad essere così sorridente nonostante sia stata depressa», ma di certo Nikita non ha ancora scoperto la vergogna.

Sostiene di non farlo a scopro di lucro, ma si fa pagare. Presenta delle tecniche di marketing degne di Wanna Marchi o del gioco dei tre bicchieri fingendo sconti mossi da sensibilità: «Conosco le vostre situazioni e ho deciso di mettervelo (il costo del corso, ndr) da 247 euro a 97 euro per le prime 24 ore». 

Ma da quando la gente pretende di farsi pagare per una cosa che non sa, non può e non deve fare? Da quando qualcuno ritiene possibile stabilire dei prezzi random su competenze che non ha? Nikita non solo non dovrebbe\potrebbe farsi pagare per dei corsi sul nulla, ma dovrebbe essere lei a pagare per questa vergogna. Non stiamo parlando di gente che si improvvisa chef e vende ricette (e anche lì ci sarebbe da discutere) ma di responsabilità mediche. Parliamo della vita della gente. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro: tutorial su come fare delle operazioni a cuore aperto in casa?

Nikita ha il coraggio di utilizzare parole come «Garantisce una rinascita personale», quando nella realtà neanche Eminflex garantisce sui suoi materassi e ti permette il rimborso. Ma no lei è sicura di risolverti la vita con il suo corso.

Le parole di Selvaggia Lucarelli

A tal proposito si è espressa anche Selvaggia Lucarelli che sui ”corsi” di Nikita Pelizon ha fatto un’analisi centrata e rivelatrice di un periodo tossico e poco lucido che la società sta attraversando:

«A tutti quelli che mi stanno segnalando questa roba, rispondo una cosa semplice: da tempo i primi a sminuire la categoria degli psicologi sono gli psicologi stessi (con l’indignazione di quelli seri). – ha continuato la giornalista in una storia di Instagram – TikTok frivoli, la psicoterapia sponsorizzata da influencer improbabili, le slide ricolme di banalità per spiegare fenomeni complessi, i voucher per i colloqui online venduti da personaggi ridicoli e molto altro ancora. Il risultato poi è questo. Chiunque ormai pensa di avere un livello di competenza accettabile».

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