Woody Allen e le accuse di violenza sessuale, tutta la storia: colpevole o innocente?

Woody Allen e l'accusa di violenza sessuale ai danni della figlia Dylan Farrow: cosa è successo? Tutta la storia: colpevole o innocente?

La protesta nata al Festival del Cinema di Venezia, da parte di un gruppo di femministe, contro alcuni presunti abuser seriali presenti in gara, ha dato nuovamente luce alla storia di Woody Allen accostato da 30 anni ad una pesante accusa di violenza sessuale.

Sul regista, amato in tutto il mondo per i suoi film, pende una pesante accusa da più di 30anni. Eppure la verità su quanto emerso non è mai stata confermata e ancora oggi sono in molti a dividersi tra innocentisti e colpevolisti.

Affrontiamo in ordine cronologico l’inizio di questa storia, per farci un’idea su quanto successo. Come sempre, vale il legittimo dubbio d’innocenza. Ma è importante restare sempre dalla parte di chi denuncia. La controversia senza fine che si è sviluppata per quasi trent’anni è incentrata sulle accuse di molestie sessuali e pedofilia. Questa vicenda intricata ha reso il regista una figura polarizzante nel mondo del cinema e oltre.

L’inizio di questa lunga saga risale ai primi anni ’90, ma è tornata sotto i riflettori con la diffusione del movimento #MeToo, che ha riportato in auge le storie di abuso sessuale nell’industria dell’intrattenimento. Attori hanno smesso di lavorare con Allen, piattaforme hanno evitato di distribuire i suoi film, e case editrici hanno rifiutato di pubblicare la sua autobiografia.

La relazione con la ”figlia” Soon-Yi Previn

La complessità di questa vicenda parte dai protagonisti coinvolti e le intricate relazioni familiari. La relazione tra Woody Allen e Mia Farrow ha avuto inizio negli anni ’80 e, nonostante non siano mai stati sposati, hanno condiviso una relazione duratura. La donna aveva avuto matrimoni precedenti, tra cui uno con Frank Sinatra e un altro con il compositore André Previn, dai quali aveva avuto figli biologici e adottivi, tra cui Soon-Yi Previn. Successivamente, Allen ha adottato due dei figli di Farrow, Dylan e Moses.

La famiglia è esplosa quando Mia Farrow ha scoperto la relazione di Allen con Soon-Yi Previn, sua figlia adottiva. La relazione prese il via quando la giovane aveva 21 anni. Questa situazione complicò ulteriormente il dibattito pubblico e scatenò una valanga di critiche nei confronti di Allen.

Le accuse da parte della figlia Dylan Farrow

La prima accusa emerse nel 1992, quando la figlia adottiva di Allen, Dylan Farrow, all’epoca di sette anni, accusò il regista di averla molestata sessualmente. Questo evento segnò l’inizio di una lunga battaglia legale e mediatica.

Nel 2014, l’attrice Mia Farrow scrisse un articolo su The New York Times in cui Dylan Farrow raccontava nuovamente le accuse di abuso sessuale nei confronti di Woody Allen. Questo portò a un rinnovato interesse mediatico sul caso e provocò un dibattito acceso sul sostegno da parte dell’industria cinematografica a Woody Allen.

«Quando avevo sette anni, Woody Allen mi prese per mano e mi portò in una piccola soffitta al primo piano di casa nostra, mi disse di stendermi e di giocare con il trenino di mio fratello. Quindi abusò sessualmente di me, e mi parlò mentre lo faceva, sussurrandomi che ero una brava bambina, che questo sarebbe stato il nostro segreto, e mi promise che saremmo andati insieme a Parigi e io sarei stata una grande attrice nei suoi film. Ricordo che fissai quel trenino girare in tondo lì in soffitta, e ancora oggi mi viene difficile guardare i trenini.

Cose del genere succedevano spesso, così normalmente, in modo così abilmente nascosto da una madre che mi avrebbe protetta se avesse saputo, che pensavo che fosse normale. Pensavo che fosse quello il modo in cui i padri si comportavano con le proprie figlie. Ma quello che mi fece in soffitta fu diverso. Non potevo più tenere il segreto».

La battaglia legale è stata complicata dalle testimonianze divergenti e dalla complessità delle dinamiche familiari. Le indagini dell’Ospedale di Yale-New Haven e dei servizi sociali dello Stato di New York, conclusero che non c’erano prove sufficienti a sostenere l’accusa di Dylan, ma il giudice assegnò la custodia dei tre figli adottivi a Mia Farrow.

I risultati contraddittori delle indagini

Il verdetto del processo per l’affidamento dei figli di Woody Allen e Mia Farrow ha rappresentato un momento significativo nella complessa vicenda legata alle accuse di molestie sessuali. Il giudice Elliot Wilk, incaricato del caso, emise una decisione che, se da un lato riconosceva la mancanza di prove sufficienti a supporto delle accuse di Dylan Farrow, dall’altro assegnava a Mia Farrow la custodia dei tre figli.

La testimonianza chiave che influenzò la decisione del giudice fu quella della psicologa infantile Susan Coates. Quest’ultima aveva giudicato “inappropriato” il comportamento di Woody Allen nei confronti della bambina Dylan. Questo contribuì a creare un clima di preoccupazione attorno alla dinamica familiare e alla relazione tra Allen e Dylan, sebbene non ci fossero prove mediche o giuridiche sufficienti per confermare le accuse di abuso sessuale.

Un fatto curioso che emerge da questa complicata vicenda è il destino di uno dei figli adottivi di Mia Farrow. Dopo il processo, Mia Farrow decise di dare al suo figlio adottivo il nome del giudice che aveva assegnato loro la custodia, chiamandolo Thaddeus Wilk Farrow. Il giovane morì suicida nel 2016 all’età di 27 anni.

La versione di Woody Allen

Woody Allen ha costantemente respinto le accuse, sostenendo che Mia Farrow abbia spinto la figlia Dylan a fare false accuse come atto di vendetta per la sua relazione con Soon-Yi Previn. Ha anche fatto notare che la famiglia era presente quel giorno delle presunte molestie, ma nessuno ha notato nulla di inusuale. Ha sottolineato che nessun procedimento penale è mai stato avviato contro di lui a seguito delle accuse.

Il dibattito resta aperto: colpevole o innocente? Anche il figlio contro di lui

La questione delle presunte violenze sessuali perpetrate da Woody Allen ha diviso il pubblico e l’industria cinematografica. Alcuni ritengono che Allen sia colpevole, mentre altri credono nella sua innocenza, sostenendo che le accuse siano il risultato di una guerra per la custodia e un caso di memoria distorta da parte di Dylan.

La controversia legata alle accuse di molestie sessuali rivolte a Woody Allen è tuttora un argomento scottante nel mondo dell’intrattenimento. Allen ha proseguito la sua carriera cinematografica nonostante le accuse e i dibattiti in corso. La situazione ha conosciuto una nuova risonanza dopo lo scoppio dello scandalo delle molestie sessuali che coinvolgeva il produttore cinematografico Harvey Weinstein.

In risposta all’impennata dell’attenzione mediatica sul tema delle molestie sessuali, Woody Allen ha emesso un comunicato in cui ha ribadito la sua innocenza. Sostenendo che le accuse erano state screditate da precedenti indagini. Ha respinto le accuse di aver molestato la figlia Dylan Farrow. E ha suggerito che la famiglia Farrow stesse strumentalizzando il movimento per riportare in auge le accuse. Allen ha affermato che le indagini svolte anni prima avevano concluso che non c’erano prove sufficienti a sostenere l’accusa.

Un dettaglio curioso è emerso in questa complessa vicenda: Satchel Ronan Farrow, il figlio di Woody Allen e Mia Farrow, è stato uno dei principali fautori del movimento #MeToo. Ha raccolto testimonianze di attrici contro Harvey Weinstein. Tuttavia, Ronan Farrow ha anche rinfocolato le accuse contro il padre, contribuendo a mantenere alta l’attenzione sul caso.

Le conseguenze per Woody Allen sono state significative. Diversi attori hanno scelto di allontanarsi da lui, rifiutando di lavorare nei suoi film. Alcune piattaforme hanno optato per non distribuire uno dei suoi film, “Un giorno di pioggia a New York”. Inoltre, la casa editrice Hachette Book, che aveva pubblicato il libro di Ronan Farrow sullo scandalo #MeToo, ha rinunciato a pubblicare l’autobiografia di Woody Allen, intitolata “A propos of nothing” (in Italia pubblicata da La Nava di Teseo con il titolo “A proposito di niente”). Ronan Farrow ha esercitato pressioni sulla casa editrice affinché non pubblicasse le memorie del padre, intensificando ulteriormente la tensione nella famiglia.

La figura di Ronan Farrow, giornalista e sostenitore del #MeToo, ha amplificato l’attenzione sui presunti abusi sessuali commessi da Woody Allen. La controversia rimane aperta, con opinioni contrastanti sulla colpevolezza o innocenza del regista.

Nel 2021, è stato rilasciato il documentario “Allen vs Farrow”, una serie in quattro puntate diretta da Kirby Dick e Amy Ziering, prodotta da HBO. Questo documentario ha raccolto testimonianze e prove relative al caso e ha alimentato ulteriormente il dibattito pubblico. Woody Allen ha replicato definendo il documentario “un attacco feroce infarcito di falsità”. Nella sua prima intervista in trent’anni, rilasciata nel luglio 2020 e pubblicata a marzo 2021, Allen ha ribadito la sua innocenza e ha sottolineato che non ritiene che Dylan stia inventando le accuse, ma crede che lei le creda. Ha anche menzionato la sua relazione con Soon-Yi Previn, sottolineando che non gli sarebbe stata affidata la custodia di due bambine se fosse stato considerato un pedofilo.

Il caso delle presunte violenze sessuali di Woody Allen rimane un argomento divisivo e controverso. Nonostante le accuse e le polemiche, Allen non è mai stato condannato penalmente per tali crimini. La questione solleva importanti domande sulla complessità delle accuse di abuso sessuale.

Ma resta un’importante considerazione da fare, non dimentichiamo che esiste uno sproporzionato gioco di potere. Sia tra le donne che denunciano e gli abuser. E soprattutto in questo caso in cui il protagonista è uno degli esponenti cinematografici più amato e importanti di sempre. 

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