La versione integrale e il video della lettera, scritta dalla ragazza vittima dello stupro di Palermo, letta a Zona Bianca: ecco cosa ha detto
La lettera della giovane vittima dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo, tra il 6 e il 7 luglio scorsi, è un grido di dolore e di disperata speranza. Le sue parole hanno avuto spazio durante la trasmissione di Rete 4, Zona Bianca, condotta da Giuseppe Brindisi. Durante la puntata andata in onda domenica 3 settembre, la giovane ha avuto modo di esprimere le sue considerazioni in merito a quanto le è successo. Ma non solo, ha tentato di utilizzare il suo esempio per fare un discorso più ampio sulla violenza di genere e i limiti della giustizia in merito.
Nel suo messaggio la 19enne, esprime la paura che molte donne affrontano quando considerano la denuncia di un crimine così orribile. Temono le ripercussioni da parte dei parenti e degli amici degli aggressori, un timore che spesso le tiene in silenzio.
Questa vittima ha avuto il coraggio di rompere il silenzio e ha condiviso la sua storia, nonostante le minacce che ha ricevuto. Ha sottolineato come la mancanza di protezione completa sia un ostacolo per molte donne che vorrebbero denunciare. È un triste ma reale descrizione di quanto accade: la giustizia non sempre è in grado di offrire la sicurezza necessaria.
Nonostante le difficoltà, il suo appello alle altre giovani vittime è un invito a non vergognarsi, a non sentirsi colpevoli, ma a incolpare chi commette questi atti senza consenso. Ha sollecitato un cambiamento nel modo in cui la società tratta le vittime di stupro e le donne in generale. Ha sottolineato che la paura di denunciare è comprensibile ma non deve fermare il processo verso una società più giusta.
Maggiore protezione per le vittime e pene più severe
La sua richiesta di maggiore protezione per le vittime di stupro e una legge più incisiva è un grido di speranza per un cambiamento necessario e imprescindibile. La ragazza ha evidenziato come una pena più severa possa scoraggiare potenziali aggressori e forse evitare altre tragedie simili. La sua voce è un appello alla società e alle istituzioni affinché agiscano in modo deciso per proteggere le donne e punire coloro che commettono crimini sessuali.
«Ci sono donne che dopo aver denunciato vengono uccise o sfregiate e di certo nessuno vuole rischiare tutto ciò. Se ci fosse più tutela e una legge più incisiva, gli uomini stessi ci penserebbero due volte prima di fare una cosa simile. Molto spesso per loro è un semplice sfogo, ma se si parlasse di ergastolo o comunque di tanti di anni di carcere, ci penserebbero due volte anzi 20 prima di toccare una donna».
«Sono le bestie a doversi vergognare»
Uno dei passaggi fondamentali della lettera scritta dalla vittima dello stupro di Palermo è un invito alle ragazze a non avere paura: «Ho letto di ragazze che dopo quello che è successo a me non vogliono più uscire… ma perché privarci di uscire? Perché noi? Sono le bestie che si dovrebbero essere private».
Una chiara rivendicazione di come le cose dovrebbero andare: non sono le vittime o le potenziali tali a doversi ridimensionare, ma gli aggressori a dover essere fermati.
La versione integrale della lettera (VIDEO)
Di seguito la versione integrale della lettera della ragazza vittima dello stupro di Palermo, condivisa da Tgcom24:
«Molte donne hanno paura di denunciare per vergogna, non dobbiamo essere noi a vergognarci ma chi osa sfiorarci senza il nostro consenso. Ho letto di ragazze che dopo quello che è successo a me non vogliono più uscire… ma perché privarci di uscire? Perché noi? Sono le bestie che si dovrebbero essere private. Perché lasciarmi condizionare l’esistenza così tanto da persone che vogliono solo questo?
Non sto sempre bene nonostante ci siano momenti in cui cerco di risollevarmi pensando al futuro. Purtroppo ho affrontato una vita non facile, ma devo andare avanti, voglio farlo, controvoglia, ma devo riuscirci. Non solo perché voglio una vita migliore ma anche per mia madre, che nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso.
A volte ci si spaventa per ripercussioni da parte di parenti e amici degli stupratori come è successo a me, che sono stata inondata di minacce. Se ci fosse una protezione completa molte più donne sarebbero disposte a denunciare. Mi dispiace dirlo ma non è sempre così.
Ci sono donne che dopo aver denunciato vengono uccise o sfregiate e di certo nessuno vuole rischiare tutto ciò. Se ci fosse più tutela e una legge più incisiva, gli uomini stessi ci penserebbero due volte prima di fare una cosa simile. Molto spesso per loro è un semplice sfogo. Ma se si parlasse di ergastolo o comunque di tanti di anni di carcere, ci penserebbero due volte anzi 20 prima di toccare una donna. Poi resterebbero solo i maniaci che purtroppo essendo malati manco gli importa della pena.
Ho sentito parlare di rieducazione per gli stupratori. Ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza? Ora, se qualcuno provasse a toccarmi, io piangerei. Non sono più capace di interagire con un uomo in tal senso».
E noi non possiamo che ringraziare questa giovane donna per il suo coraggio, riconoscere che come società abbiamo fallito ma che possiamo e dobbiamo pretendere maggiore tutela e diritti. Questa lettera è un pugno allo stomaco per tutte, ma necessaria. Speriamo si trasformi in uno strumento di sensibilizzazione e consapevolezza.
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